L’attività di polizia nell’ambito della prostituzione ha di recente avuto un’importante evoluzione. Dal controllo sui permessi delle prostitute presenti nei postriboli praticato in passato, a cui – dopo una momentanea chiusura del locale – seguiva un repentino ritorno alla «normalità», oggi si è passati ad un’azione più incisiva, non tanto sulle prostitute quanto su chi le ospita, gestisce ed eventualmente sfrutta. È stato sottolineato a più riprese: la prostituzione è legale in Svizzera; tuttavia deve essere praticata, oltre che nel rispetto della specifica legge sulla prostituzione (che comporta l’annuncio della persona al registro cantonale), anche nel rispetto delle vigenti normative settoriali, come quella sugli stranieri (permessi), quella edilizia (autorizzazione), eccetera. Evidentemente, non solo dalle ragazze che praticano il meretricio, ma anche da chi le ospita ed alloggia in appositi edifici, viene parimenti preteso il rispetto di tutte le altre leggi vigenti (e di quella tributaria, in particolare modo), oltre che del Codice penale.
In seguito al tristemente noto accoltellamento di Bissone, la situazione ha assunto nel suo complesso una nuova dimensione. Nel corso della scorsa settimana il procuratore generale John Noseda ed il tenente della polizia giudiziaria Marco Zambetti hanno presentato i primi risultati dell’operazione denominata Domino, che proprio dal «semplice» fatto di sangue ha permesso di risalire le intricate strutture organizzative dei rapporti interpersonali delle persone coinvolte per passare dal semplice controllo delle prostitute, ad un’inchiesta che ha permesso di acclarare la struttura di un’intera organizzazione criminale, sondandone le molteplici attività illecite. Operazioni, coordinate fra polizia e Ministero pubblico, che hanno permesso di verificare le attività in cui sono coinvolte organizzazioni criminali di origine straniera (provenienti dal Sud e dall’Est dell’Europa, principalmente), e che vedono parimenti coinvolti cittadini stranieri domiciliati e cittadini svizzeri.
Risulta pertanto chiaro, allo stato attuale, come vi sia una importante ed impellente necessità d’intervento nell’interesse della sicurezza pubblica e delle prostitute stesse. Il fatto che nel corso delle recenti operazioni siano stati sequestrati diversi milioni di franchi, palesa come quello che viene comunemente definito il giro della prostituzione sia un settore particolarmente interessante – in termini di redditività degli investimenti – e che possa pertanto molto facilmente ricadere nelle mire di organizzazioni criminali senza scrupoli, che ambiscono a riciclare provento di reato o a praticare forme di racket ed usura. La presenza di questo tipo di organizzazioni criminali sul nostro territorio rappresenta certamente un peggioramento della sicurezza pubblica, già oltremodo messa sotto pressione dalla criminalità transfrontaliera e dai richiedenti l’asilo che – purtroppo – spesso delinquono.
A breve, con il fine ultimo di promuovere l’esercizio lecito della prostituzione, sarà promossa una importante riforma complessiva della specifica legge che andrà a definire in maniera meglio dettagliata presupposti e condizioni dell’esercizio, in particolare istituendo gli obblighi di controllo e autorizzazione. Importante, nel corso della fase transitoria che precederà l’entrata in vigore della nuova legge, sarà evitare che le prostitute che attualmente sono attive all’interno di edifici si riversino in strada, ritenuto come queste rispondano ad una richiesta che è ancora presente e che quindi la mera chiusura dei postriboli ad opera della magistratura non potrà estirpare. Auspicabile è che possano quindi anche essere evitati quegli atti parlamentari, di natura lobbistica, a favore o contro questo o quest’altro postribolo, perché una tale azione rischia soprattutto di vanificare o rendere più complesse le verifiche di polizia in atto.
Tutto questo senza moralismi fuori luogo, poiché se il fenomeno si è diffuso, è anche perché vi è una domanda del «mercato». L’offerta in ambito di prostituzione va però regolata e controllata, nell’interesse della sicurezza pubblica.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato