Da CDT.CH -di Gianni Righinetti l Gobbi a tutto campo sulla corsa al Consiglio federale: “Nell’incontro con Brunner abbiamo parlato in Schwiizerdütsch”
IRAGNA – È un Norman Gobbi rillassato, in formato domenicale, quelllo che il Corriere del Ticino ha incontrato ieri a margine di un pranzo familiare. Ma comunque determinato a non lasciare nulla al caso. Perché lui, in Consiglio federale ci vuole andare.
Il presidente dell’UDC Toni Brunner vorrebbe un ticket a tre per la corsa al Consiglio federale. Segno che al Ticino e alla sua candidatura tiene in maniera particolare?
«Indubbiamente il suo messaggio è positivo e forte. L’UDC riconosce l’importanza e la recettività del Cantone alla propria politica nazionale. La Lega è un partito cantonale e locale, l’UDC è il primo partito nazionale. Facendo un paragone con l’hockey, è un po’ come passare da un Farm team alla NHL».
Con Brunner stato un incontro formale o informale?
«Per rendere l’idea abbiamo parlato tutto il tempo lo Schwiizerdütsch. Entrambi siamo persone alla mano che sanno declinarsi in maniera istituzionale, ma anche goliardica. Sa, spesso mi dico che in politica troppi si prendono eccessivamente sul serio».
Ha già costituito un team di consiglieri e strateghi?
«Ho un team di supporto formato da ticinesi, ma anche da altre persone attive oltre San Gottardo».
Sabato, quando ha ufficializzato il suo sì, ha picchiato duro con i sui temi di battaglia. In particolare in materia di immigrazione ha ricordato che sull’idea di chiudere le frontiere «i fatti mi stanno dando ragione». Insomma, la candidatura non appiattirà la sua linea politica?
«La mediazione e la discussione sono strumenti di lavoro in qualsiasi esecutivo. Alla fine si tratta di raggiungere degli obiettivi. È ora di far capire al resto della Svizzera che il Ticino è un laboratorio, un precursore delle problematiche che poi toccano tutto il paese. Anche per questo sono convinto che sia arrivato il momento di avere un ticinese in Consiglio federale. Infatti quello che ho detto io in giugno sull’immigrazione, si sta concretizzando ora lungo la valle del Reno».
Ha quindi deciso di rimanere un «politico coraggioso» e di non annacquare un po’ il proprio vino?
«Il vino annacquato non mi piace. Dovessi venir proposto all’assemblea federale sul ticket UDC, dovrò convincere le altre frazioni della validità della mia chiara linea politica e del mio modo di lavorare in un esecutivo. Quello che dico è suffragato dai fatti. Sul casellario giudiziario 12.000 ticinesi hanno spontaneamente firmato una petizione a favore della misura da me introdotta. Dico che dobbiamo toglierci un po’ l’atteggiamento di sottomissione che talvolta impera a livello federale».
La sua discesa in campo ha provocato la reazione di Paolo Bernasconi e il sito BelTicino è uscito dal letargo. Anche il presidente ad interim del PS Carlo Lepori si è manifestato parlando di «candidatura scherzo» pro Battista Ghiggia. Come replica?
«Il candidato del PS Roberto Malacrida ha detto che in caso di sua elezione agli Stati mi voterebbe. Come ho detto più volte sono sempre stato a favore della libertà di opinione. Non intendo raccogliere inutili provocazioni. Io so ridere e scherzare, ma anche fare sul serio. Questa è una battaglia per tutto il Ticino. È un fatto storico: mai il nostro cantone ha lanciato nella corsa il presidente del Consiglio di Stato. C’è una grande energia e voglia del Ticino di tornare ad esserci e io sono pronto».
http://www.cdt.ch/ticino/cantone/142671/pronto-a-spostare-massi