Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 7 giugno 2018 de La Regione
Gruppi speciali di polizia di sei Paesi impegnati in questi giorni in Ticino nello ‘Swiss Swat Contest’ Oltre dieci scenari operativi. Una gara fra tiro, percorsi a ostacoli e corsa in salita.
«Le forze speciali della polizia – sostiene Norman Gobbi – sono come l’esercito: pronte all’impiego, nella speranza che il loro impiego non si renda necessario», perché significherebbe che la situazione si è aggravata, tanto da rappresentare una seria minaccia per la sicurezza di una comunità. Forze comunque pronte 24 ore su 24 a entrare in azione, dice il capo del Dipartimento istituzioni assistendo, ieri sul Ceneri, a una delle esercitazioni dello ‘Swiss Swat Contest’, gara internazionale che vede impegnate da alcuni giorni in Ticino undici squadre composte di agenti dei gruppi speciali di sei Paesi, come i Nocs della Polizia di Stato italiana. Alla manifestazione prendono parte – oltre all’Italia – la Germania, l’Austria, il Lussemburgo, la Slovacchia e ovviamente la Svizzera, con sei team (uno è delle Guardie di confine). Dopo quattordici anni, lo ‘Swiss Swat Contest’ è così tornato in Ticino. L’evento è organizzato e diretto dalla Polizia cantonale. Il cui portavoce Renato Pizolli ricorda: «Chi ospita non partecipa». Ogni squadra, spiega il capitano Athos Solcà, è formata da «cinque elementi, più un coach»: i team sono alloggiati a Bellinzona, al Centro Gioventù e Sport. Quattordici i «cantieri», ubicati «sulla sommità del Monte Ceneri, nel Luganese e nel Mendrisiotto». Quattordici scenari/contesti nei quali le forze speciali potrebbero operare nella realtà. «A Lugano per esempio – riprende Solcà, responsabile del comitato organizzatore – i concorrenti vengono ammanettati all’interno di un edificio: devono riuscire a liberarsi e a lasciare lo stabile, di cui non conoscono la pianta, affrontando avversari e cercando di schivare trappole di vario tipo». In altri ‘cantieri’ si maneggiano armi e si spara dopo impegnativi percorsi a ostacoli. A Tesserete una corsa in salita: «Quattro chilometri e mezzo, 880 metri di dislivello…». Lo ‘Swiss Swat Contest’ si concluderà con la premiazione «della miglior squadra e del miglior tiratore», indica ancora Solcà. «Eventi come questo permettono anzitutto di stabilire preziosi contatti personali, cosa molto importante nella nostra professione», sottolinea il comandante della Polcantonale Matteo Cocchi, che è anche direttore dei corsi dell’Istituto svizzero di polizia destinati ai gruppi di intervento. Gruppi come quello (Gi) della Cantonale. Per potervi accedere, rammenta Pizolli, occorre aver lavorato per almeno tre anni in Gendarmeria: «Poi un anno di selezione fra duri test fisici, teorici e psicologici. Dopodiché, se si supera la selezione, un anno di prova nei Gi…». Non è certo una passeggiata.
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 7 giugno 2018 di Venti minuti
«Le situazioni di forte stress sono il loro pane quotidiano»
In questi giorni settanta agenti speciali si trovano in Ticino per sfidarsi nello Swiss Swat Contest. Hanno trenta minuti per entrare in territorio nemico, individuare il capo di un’organizzazione terroristica e sottrarre delle informazioni sensibili per sgominare tutta la rete. Uno scenario da film o da serie tv che in questo caso è però una delle prove che devono superare i settanta agenti speciali attualmente in Ticino per lo Swiss Swat Contest. Si tratta della manifestazione azionale più importante per i gruppi speciali dei Corpi di polizia svizzeri e che vede anche la partecipazione di agenti provenienti da altri paesi europei. «Per loro le situazioni di forte stress sono il pane quotidiano» ci dice Matteo Cocchi, comandante della polizia cantonale ticinese. «I nostri gruppi di intervento speciale «Le situazioni di forte stress sono il loro pane quotidiano» sono impiegati in situazioni difficili e soprattutto pericolose ». Tra queste si conta, per esempio, l’intervento che alla fine di febbraio aveva portato al fermo di una dozzina di membri della cosiddetta banda del buco. Malviventi che erano pronti a mettere a segno un colpo ai danni di una ditta di trasporti di Chiasso. Non sempre si tratta comunque di casi eclatanti. «Gli uomini dei gruppi d’intervento sono sempre attivi, e sono di supporto alla polizia giudiziaria e alla gendarmeria». Ma come si diventa agenti speciali? «Ci vogliono allenamento e la capacità di riuscire a superare situazioni di stress» spiega ancora Cocchi. «Chi desidera entrare nel reparto di intervento speciale deve innanzi tutto aver conseguito tre anni di attività in polizia ». Ora la competizione in corso in Ticino è anche un momento di condivisione. «È un’occasione in cui gli uomini e le donne dei nostri gruppi speciali possono accrescere le loro competenze» sottolinea il consigliere di Stato Norman Gobbi, direttore delle Istituzioni.