Il comandante della Cantonale: ‘Importante il ruolo dei Comuni’. L’attività 2021 della PolTi
‘Monitoriamo la situazione per evitare che i rifugiati ucraini finiscano nelle mani di gente senza scrupoli’. Così il comandante Cocchi alla presentazione dell’attività 2021 della Cantonale.
«Con l’arrivo dei primi profughi in Ticino ci siamo subito attivati come forze dell’ordine per monitorare e analizzare la situazione allo scopo di evitare, attraverso la prevenzione e se del caso la repressione, che queste persone, oggi particolarmente vulnerabili, diventino vittime di sfruttamento e più in generale di tratta di esseri umani da parte di gente senza scrupoli». Nel presentare ieri il bilancio dell’attività 2021 della Polizia cantonale, il comandante Matteo Cocchi si è soffermato anche su accoglienza e gestione dei numerosi rifugiati provenienti dalla martoriata Ucraina. Donne e bambini in fuga dalla guerra che potrebbero finire, nel nostro come in altri Paesi di approdo dei migranti, nel mirino di organizzazioni criminali o di singoli malintenzionati. Per scongiurare che ciò avvenga occorre, ha sottolineato Cocchi, «un lavoro di squadra». Che coinvolga – oltre alle forze di polizia – i Comuni e la popolazione. «L’Ufficio federale di polizia – ha aggiunto il comandante della Cantonale – ha emanato delle direttive perché sia prestata un’attenzione accresciuta a quest’ambito. Il tema, inoltre, è stato affrontato di recente in seno alla Conferenza svizzera dei comandanti di polizia. Importante è anche il ruolo dei Comuni per quanto riguarda il controllo abitanti e quindi il movimento della popolazione. Così come importante è il ruolo dei cittadini residenti nell’informare i servizi pubblici competenti dell’intenzione di ospitare profughi, ma anche nel segnalare situazioni anomale sul territorio». Per prevenire e contrastare lo sfruttamento, ha evidenziato ancora Cocchi, «è necessario un continuo scambio di informazioni fra attori istituzionali cantonali, tra le autorità dei vari Cantoni e ovviamente è necessario lo scambio di informazioni fra nazioni. Tutto questo per sapere anche come i profughi sono distribuiti sul territorio e dove sono alloggiati».
Aumentate le rapine Dalla drammatica realtà di queste settimane all’attività svolta lo scorso anno dalla Polizia cantonale. Che nel 2021 ha constatato «17’943 infrazioni», ha indicato il maggiore Marco Zambetti, capo della Gendarmeria, nella conferenza stampa indetta dal Dipartimento istituzioni. Quasi 18mila infrazioni: non solo al Codice penale, ma anche a leggi come quelle sugli stupefacenti e sugli stranieri. Rispetto all’anno precedente, vi è stato un aumento del «16,1 per cento» degli illeciti rilevati. Tuttavia le infrazioni complessivamente registrate sono state «inferiori» a quelle riscontrate nel 2019 («19’877»). L’anno passato, ha ancora fatto sapere Zambetti, i furti constatati sono stati 3’499, di cui 576 di veicoli: per rapporto al 2020, c’è stato un lieve aumento, pari «all’1,8 per cento». Anche in questo caso però il numero dei furti rilevato è assai più basso di quello registrato nel 2019 (4’540). Non così si può dire a proposito delle rapine: nel 2021 la Polizia cantonale ne ha constatate «39», contro le 23 dell’anno precedente e le 34 del 2019. Trentanove rapine: la maggior parte, ha precisato il responsabile della Gendarmeria, è stata commessa sulla via pubblica: una invece ai danni di un ufficio postale e quattro (tre nel 2020) quelle messe a segno in altrettanti distributori di benzina.
‘Più interventi per aggressioni e risse’ È «ulteriormente» salito il numero degli interventi di polizia per aggressioni e risse. Il grosso delle quali è avvenuto «sulla pubblica via o all’esterno di esercizi pubblici». Autori e vittime, ha ricordato Zambetti, «erano in prevalenza giovani adulti di sesso maschile: circa un terzo dei protagonisti erano minorenni». Le armi usate? Quando girano, soprattutto armi «da taglio». Comunque e fortunatamente «solo in pochi episodi le vittime hanno riportato lesioni giudicate gravi». A scatenare le zuffe «erano perlopiù futili motivi, in parte riconducibili alle persistenti restrizioni sanitarie legate alla pandemia». Senza dimenticare «l’abuso di alcol e droga». Un dato incoraggiante arriva dal numero degli interventi di polizia per violenza domestica, leggermente diminuiti. Nel 2021, ha spiegato il capo della Gendarmeria, «sono stati 958, di cui 207 per reati d’ufficio»: l’anno prima sono stati 1’105, dei quali 199 per reati perseguibili d’ufficio. Secondo Zambetti, il calo degli interventi è da attribuire anche alle campagne di sensibilizzazione al fenomeno della violenza tra le pareti di casa e a quelle di informazione sull’attività dei servizi cantonali per ciò che concerne la presa a carico di autori di violenza e vittime. Campagne che spingono sempre più persone «a denunciare i maltrattamenti subìti». Nel 2021 sono proseguiti i controlli (788) sulla manodopera estera. Stando sempre ai dati forniti dall’ufficiale della Cantonale, le persone oggetto di verifiche sono state 2’588, ottantasei delle quali «sono risultate non in regola e sono state denunciate al Ministero pubblico». Otto i datori di lavoro segnalati alla Procura. Lo scorso anno è stato contrassegnato ancora dai provvedimenti per arginare la diffusione della pandemia, alle forze dell’ordine il compito di far rispettare le misure sanitarie: 2’800 i controlli eseguiti in collaborazione con le polizie comunali, che hanno portato all’emanazione di «324 multe disciplinari per infrazioni all’Ordinanza Covid-19».
‘Violenza, l’agente come bersaglio’ Dalle considerazioni dei tecnici a quelle del politico. Per il direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi, aggressioni e risse sono tra i fenomeni da monitorare con particolare attenzione. «Preoccupa il ricorso sempre più frequente alla violenza per risolvere i problemi – ha sostenuto il consigliere di Stato –. Bisogna lavorare pure sulle cause e ciò richiede un approccio interdisciplinare». Vittime di aggressioni, verbali e fisiche, sono anche agenti di polizia, in particolare quando sono impegnati nel mantenimento dell’ordine in occasione di manifestazioni pubbliche. «L’agente come bersaglio», ha sintetizzato Gobbi.
‘Investimenti per la sicurezza dei cittadini’ Ma il capo del Dipartimento istituzioni ha anche tracciato un bilancio degli ultimi undici anni «di sicurezza» in Ticino. Un lasso di tempo scelto non a caso. Nel 2011 infatti c’è stata l’entrata in Consiglio di Stato di Gobbi (elezioni cantonali di aprile) e c’è stata anche la nomina governativa (in luglio) di Cocchi alla testa della Polizia cantonale. Undici anni, ha rammentato il ministro, contraddistinti fra l’altro dalla riforma (‘regionalizzazione’) della Gendarmeria «per una polizia più vicina al cittadino», dal potenziamento del numero di agenti, dall’ammodernamento dell’informatica, dalla realizzazione della nuova sede del Comando e della Centrale comune d’allarme (Cecal), dalla costituzione di un reparto di Polizia giudiziaria per rafforzare il lavoro di intelligence della Cantonale e dalla costruzione del Centro di controllo dei veicoli pesanti a Giornico (prossimo all’inaugurazione). Gobbi: «Sono investimenti per rispondere alle sfide della criminalità, investimenti dunque a favore dei cittadini e della loro sicurezza».
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 29 marzo 2022 de La Regione
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La violenza domestica sotto la lente della polizia
Il 2021 è stato un anno tranquillo ma le sfide da affrontare sono tante Preoccupano le liti e le risse, soprattutto tra i giovani –Matteo Cocchi: «C’è un disagio che va monitorato» – Norman Gobbi: «Troppi insulti agli agenti: sono persone, non bersagli»
Il 2021, per la Polizia cantonale, è stato un anno tutto sommato tranquillo ma le nuove sfide decisamente non mancano. Come ricordato dal direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi nel corso della conferenza stampa sul bilancio dell’attività dello scorso anno, ci sono diverse tendenze e aspetti sotto la lente delle forze dell’ordine: tra questi, le risse e gli episodi di violenza, gli insulti nei confronti degli agenti e la sicurezza sui cantieri.
Futili motivi
Negli ultimi 10 anni in Ticino c’è stata una lenta ma regolare diminuzione degli incidenti stradali e una diminuzione delle infrazioni del codice penale, mentre a preoccupare maggiormente sono gli episodi di violenza. Gobbi ha rilevato come un terzo vedano coinvolti minorenni, mentre i fattori scatenanti «sono perlopiù futili», come l’abuso di alcol o il malessere per le restrizioni sanitarie. «C’è un disagio giovanile che va monitorato in collaborazione con gli enti sul territorio e i Comuni», ha affermato il comandante della Polizia cantonale Matteo Cocchi (si veda anche il servizio a pagina 13). Restando nell’ambito dei reati violenti, un tema molto importante è quello della violenza domestica. Se da un lato è vero che nel 2021 i casi sono lievemente diminuiti (958, ossia 147 in meno rispetto al 2020), dall’altro gli agenti sono molto impegnati su questo fronte e la guardia non va abbassata. A questo proposito Gobbi ha ribadito che in Ticino si stanno portando avanti progetti per migliorare il coordinamento, la prevenzione e la presa a carico sia delle vittime che degli autori. «Queste situazioni vanno denunciate sia dalle vittime, sia da chi è loro vicino», ha sottolineato il consigliere di Stato. Il secondo “trend” è la «predisposizione a vedere un agente di polizia come bersaglio per insulti». A questo proposito, Gobbi ha citato le scritte ACAB (acronimo di «All Cops Are Bastards») spesso visibili sul territorio. «È un attacco gratuito che purtroppo viene tollerato dagli enti locali. E questo non va bene. Gli agenti di polizia sono persone e non bersagli». Il terzo aspetto, infine, è la sicurezza sui cantieri. «Vengono svolti circa due controlli al giorno ma ci vuole un coordinamento tra tutti gli enti coinvolti, come la SUVA o l’Ispettorato del lavoro. Serve gioco di squadra».
Specializzazione e innovazione
Oltre alla collaborazione e al coordinamento, per far fronte alle sfide dei prossimi anni, la Polizia cantonale dovrà continuamente specializzarsi, proseguendo lungo un percorso iniziato oltre dieci anni fa e ripercorso in apertura di conferenza stampa dal direttore delle Istituzioni. Dalla nomina di Cocchi, il 13 luglio 2011, fino all’inaugurazione della Centrale comune d’allarme nel 2021, «la polizia è confrontata a sfide sempre nuove, che necessitano di mezzi sempre nuovi». Dal canto suo, il capo della Gendarmeria, Marco Zambetti, ha illustrato le cifre più significative di un 2021 caratterizzato da circa 80 mila infrazioni, in aumento del 16% rispetto al 2020 ma inferiori alla situazione pre-COVID. In particolare è stato registrato un aumento dei furti (+1,8%) e delle rapine (da 23 a 39). «Tutti i dati sono però condizionati dal 2020 pandemico», ha spiegato Zambetti. Il 2021 è stato un anno di verifica del rispetto delle misure sanitarie. In cifre, i 2.800 controlli sono sfociati in 324 multe disciplinari per infrazione all’ordinanza COVID-19.
La statistica 2021
In tutta la Svizzera, con 42 omicidi si è raggiunto il numero più basso dal 1982. Di questi,il 54,8% (23) sono avvenuti nella sfera domestica. Tra le vittime vi sono 15 donne e un uomo, uccisi da attuali o ex partner, e tre bambini, uccisi da uno dei genitori. Il numero totale di reati di violenza grave denunciati nel 2021 è rimasto stabile attestandosi a 1.665. A fronte della contrazione di omicidi, tentati omicidi e lesioni gravi, il numero di violenze carnali è aumentato di 44 reati per un totale di 757, la cifra più alta dell’ultimo decennio. In totale, 82.284 persone hanno commesso reati penali: il 13,3% sono minorenni (+3,5% rispetto al 2020), il 15,9% giovani adulti (dai 18 ai 24 anni) e il 70,9% sono adulti. Ben 3.455 minorenni sono stati denunciati per reati di violenza: rispetto all’anno precedente, il numero di giovani imputati denunciati alla polizia è dunque aumentato del 2,7%.
Articolo pubblicato nell’edizione di martedì 29 marzo 2022 del Corriere del Ticino
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Ti, più violenza di strada
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Polizia in aiuto ai profughi ucraini
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Da www.rsi.ch/ilquotidiano