Garantire l’adeguata protezione di persone e beni
Quanto è importante sentirsi sicuri? Quanto è importante sapere che qualcuno veglia su di noi proprio per garantirci il massimo grado di sicurezza possibile? Molto, anzi moltissimo. La sicurezza è una delle principali esigenze avvertite dal cittadino e lo è ancora di più oggi rispetto a ieri, vista l’evoluzione che sta interessando la nostra società nel suo insieme. Il Dipartimento delle istituzioni, e in primis in suo Direttore Norman Gobbi, si sta battendo da anni allo scopo di rendere sempre più granitica la percezione oggettiva e soggettiva della sicurezza. Ma non è questo l’unico livello di sicurezza che ha coinvolto attivamente il DI: c’è anche quella che potremmo chiamare “proattiva” o preventiva, che si è concretizzata con campagne riuscite e apprezzate quali “Acque Sicure”, “Montagne Sicure” e “Rifletti”. La gestione della nostra sicurezza non va solo delegata a terzi, ma va gestita consapevolmente e in autonomia, facendo leva sul proprio buon senso.
Consigliere di Stato Norman Gobbi, la parola “Sicurezza” cosa le suggerisce?
È uno dei temi principali che affronto ogni giorno, declinato in moltissimi modi e contesti: si va infatti dalle preoccupazioni del singolo cittadino alla necessità di fornire risposte congrue, strategiche e strutturali a livello locale e sovralocale. Stiamo senza dubbio andando nella giusta direzione e la statistica in questo senso ci conforta: negli 8 anni che ho trascorso in Governo, le condizioni di sicurezza del nostro Cantone sono in generale migliorate. Occorre però stare bene attenti e anticipare le tendenze: ciò che ora è dato per certo domani non potrebbe esserlo più. La parola d’ordine è quindi “proattività”.
I numeri dicono effettivamente che i reati (furti in primis) sono in calo.
Non è altro che una significativa conferma della qualità del lavoro svolto dal mio Dipartimento, e segnatamente dalla Polizia cantonale, nell’attività quotidiana di prevenzione e repressione. Operazioni mirate, come ad esempio le campagne di sensibilizzazione contro i furti (oltre alla giornata sul tema promossa a livello nazionale) e puntuali operazioni dissuasive, hanno raggiunto lo scopo voluto. Prendiamo i furti: i messaggi trasmessi nelle varie campagne hanno contribuito a rendere consapevole del problema buona parte della popolazione, che ha poi deciso di applicare alcuni semplici accorgimenti, rendendo la propria abitazione più sicura o correggendo dei comportamenti personali a rischio. Una serie di provvedimenti che, con un minimo sforzo, contribuiscono a ridurre notevolmente la minaccia di violazione della propria intimità casalinga e allo stesso tempo diminuiscono la percezione soggettiva del pericolo.
In questo contesto, che ruolo ha giocato la collaborazione tra le varie forze dell’ordine che lei ha sempre promosso?
Posso affermare con orgoglio che la Legge sulla collaborazione fra la Polizia cantonale e le Polizie comunali, entrata in vigore nel mese di settembre del 2015 con l’obiettivo di rafforzare il coordinamento tra i due Corpi, ha effettivamente contribuito in modo rilevante al raggiungimento dei brillanti risultati degli ultimi anni. Una menzione di merito va anche alla proficua collaborazione con le Guardie di confine. Il “sistema” funziona molto bene e la modifica della Legge sulle forze dell’ordine, approvata a dicembre dal Gran Consiglio, porterà a risultati ancora migliori. In concreto, da una parte le nostre forze dell’ordine potranno svolgere attività preventive – come ricerche e monitoraggio nella rete – per adescare ad esempio i pedofili o smascherare traffici di stupefacenti, e dall’altra potranno trattenere persone in grave stato di ubriachezza che potrebbero essere un pericolo imminente per gli altri. Al netto delle critiche e pur rispettando chi la pensa in modo diverso dal mio, si tratta di un passo importante per la sicurezza del nostro Cantone che permette alla Polizia di adattarsi ai nuovi bisogni della società e alle moderne minacce.
La sicurezza declinata in ogni ambito: la strada, i fiumi e i laghi, le montagne; sicurezza derivata da controlli delle forze dell’ordine, ma anche dal comportamento del singolo cittadino. Il vostro è un modo sistematico di affrontare il problema.
Non c’è altro modo per dare una risposta vera e concreta al cittadino e, d’altro canto, per fornirgli gli spunti di riflessione necessari affinché, se del caso, cambi atteggiamento e assuma comportamenti virtuosi. Spiegare in che modo comportarsi in acqua, per strada, durante un’escursione alpina, è un investimento che facciamo a favore della collettività: meno incidenti capitano, meno vittime ci saranno e anche meno costi sociali saranno generati. In questo senso, non posso che esprimere la mia soddisfazione nel constatare, anche qui statistiche alla mano, che i nostri sforzi stanno dando i frutti sperati. E di ciò ringrazio il cittadino.
Parliamo anche di sicurezza negli stadi, un altro capitolo delicato. Vale il detto “A mali estremi, estremi rimedi”?
Quando dico che lo stadio deve essere un luogo di festa, frequentato in tutta tranquillità dalle famiglie e dai bambini e non un luogo di scontri, credo di interpretare il pensiero del 99,9% della popolazione. Alla luce di alcuni episodi riprovevoli e pericolosi, un cambiamento si impone. Nonostante l’attività di prevenzione e di sensibilizzazione svolta, ci sono ancora persone che si recano agli eventi sportivi disinteressandosi completamente del risultato, con l’unico obiettivo di creare disagio e sfidare i tifosi avversari e le forze dell’ordine. Sono una minoranza, ma da sole creano importanti danni d’immagine alle società sportive e soprattutto comportano ingenti costi di sicurezza privata e pubblica, senza ovviamente parlare del pericolo che una volta o l’altra ci scappi il morto. Stiamo parlando di cifre anche elevate, di soldi che potrebbero essere investiti nel rafforzamento sportivo delle squadre e nello sviluppo dei settori giovanili. Per questo mi attendo risposte concrete, esemplari e mature da parte dei club.
Norman Gobbi è anche l’attuale presidente della Piattaforma politica della Rete integrata Svizzera per la sicurezza (RSS): è la seconda volta che il Consigliere di Stato dirige i lavori della Piattaforma.
La RSS rappresenta un elemento fondamentale della politica di sicurezza della Svizzera. Lo scopo della piattaforma di lavoro è quello di fornire supporto a tutti i livelli istituzionali nell’individuare minacce e pericoli fornendo soluzioni che siano attuabili in maniera coordinata e interconnessa. La RSS dispone di una piattaforma politica incaricata di gestire i temi di politica di sicurezza che interessano sia la Confederazione sia i Cantoni e presieduta da Confederazione e Cantoni a turni di un anno ciascuno. È un tavolo al quale è importante che il Ticino sieda.
Nello specifico, quali sono i principali dossier attualmente trattati a questo livello?
Ne cito due: la collaborazione per contrastare i cyber-rischi e la lotta contro la radicalizzazione e l’estremismo violento. Per noi si tratta dare un contributo significativo che, a sua volta, ci consentirà di portare all’attenzione delle autorità federali e cantonali le peculiarità del Canton Ticino nella politica della sicurezza.