Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 17 aprile 2019 de La Regione
Un procuratore in più, segretari giudiziari con competenze decisionali su delega dei pp, il quinto giudice penale: dal Dipartimento proposte e tempi
Non uno, ma più messaggi governativi a dipendenza del numero delle autorità giudiziarie toccate. Più progetti di messaggio. Uno di questi riguarderà il Ministero pubblico e proporrà – oltre all’aumento dell’organico dell’ufficio con un procuratore in più – l’attribuzione di competenze decisionali ai segretari giudiziari nell’ambito del cosiddetto penale minore. Sui rinforzi destinati alla magistratura ticinese, ai quali il Consiglio di Stato lo scorso dicembre ha espresso un’adesione di principio con nota a protocollo, il Dipartimento istituzioni ha stabilito una tabella di marcia. La ‘roadmap’ è stata fissata l’altro ieri dal direttore Norman Gobbi e da Frida Andreotti, responsabile, all’interno del Dipartimento, della Divisione giustizia.
«Intorno alla metà del mese prossimo – spiega Andreotti, da noi interpellata – contiamo di sottoporre per consultazione al Ministero pubblico la bozza di messaggio che lo concerne e che stiamo redigendo. Suggeriremo di portare i pp dagli attuali ventuno (procuratore generale compreso) a ventidue, con l’assegnazione all’ufficio di un procuratore da attribuire al gruppo di magistrati inquirenti dedito al perseguimento dei reati finanziari». Dunque un procuratore pubblico non straordinario, come ventilato in un primo tempo, bensì «ordinario», come peraltro anticipato da Gobbi in occasione di un ‘Dibattito in soffitta’, il ciclo di incontri promosso dalla ‘Regione’ in vista delle elezioni cantonali. Ma non è tutto.
‘Deciderà il magistrato se delegare’
Nel medesimo progetto di messaggio, riprende la titolare della Divisione giustizia, «prospetteremo una modifica delle competenze dei segretari giudiziari, cioè degli stretti collaboratori dei procuratori, rifacendoci al modello adottato dal Canton San Gallo». Concretamente? «In caso di multa, pena pecuniaria o pena detentiva fino a un massimo di sei mesi, il segretario giudiziario potrà condurre le indagini, emanare i decreti d’accusa o di non luogo a procedere, sospendere il procedimento». Non sarà però un automatismo, precisa Andreotti. «Deciderà il procuratore pubblico – dice – se delegare, in relazione a quel dato procedimento, queste competenze al proprio segretario giudiziario». Come Dipartimento «abbiamo inoltre deciso di proporre lo stesso modello per la Magistratura dei minorenni».
Se la bozza di messaggio sulla Procura è in via di allestimento, quella inerente al Tribunale d’appello, di cui anche il Tribunale penale cantonale fa parte, «è stata già mandata in visione all’autorità giudiziaria direttamente interessata dal potenziamento», fa sapere Andreotti: «In questo caso proponiamo l’aumento da quattro a cinque del numero di giudici del Tribunale penale». Quest’ultimo, sostiene il presidente del Tribunale d’appello Mauro Mini, «è oggi confrontato con un carico di arretrati importante: il quinto giudice, che spero possa arrivare nel corso dell’anno, è necessario per evitare prescrizioni e il conseguente rischio di una demotivazione anche in chi conduce le inchieste, ossia procuratori e poliziotti».
Gobbi si augura di sottoporre i due progetti di messaggio ai colleghi di governo «agli inizi di giugno». Una volta licenziati, toccherà al Gran Consiglio pronunciarsi: per concretizzare i rinforzi occorrerà infatti intervenire sulla relativa base legale, la Legge sull’organizzazione giudiziaria, cambiandola.
Il Ministero pubblico, il Tribunale penale. E l’Ufficio dei giudici dei provvedimenti coercitivi? «Affronteremo il tema del suo potenziamento – ricorda la direttrice della Divisione giustizia – nel quadro dell’annunciata riorganizzazione del settore esecuzione pene e misure, a cui stiamo lavorando avvalendoci anche della collaborazione di una società di consulenza. Non solo. Bisognerà considerare pure – rileva Andreotti – le competenze assegnate ai giudici dei provvedimenti coercitivi dalla nuova Legge sulla polizia, impugnata però di recente davanti al Tribunale federale».