Da La Regione del 23 maggio 2016
Norman Gobbi: «Per ora arrivi nella norma, con picchi nel weekend e la sera» – Il capo dell’esercito André Blattmann: «Pronti duemila soldati, e se non saranno sufficienti ne mobiliteremo altri».
A pochi chilometri dal fronte. O, meglio, a pochi chilometri da quello che potrebbe diventare uno dei fronti sui quali verranno impiegati i militi la prossima estate. È lì, a Mendrisio, che sabato il capo dell’esercito, il comandante di corpo André Blattmann , ha incontrato la Società ticinese degli ufficiali (Stu) riunita in assemblea. Un incontro utile da un canto per rassicurare gli ufficiali in merito alla presenza grigioverde a sud del Gottardo dopo la prossima riforma (vedi articolo a lato); dall’altro per confermare che la questione migranti è presa seriamente dalle alte sfere dell’Armee. Tanto che di fronte alla platea il comandante di corpo non ha escluso ulteriori mobilitazioni. In vista dell’emergenza migranti «dobbiamo – ha spiegato Blattmann alla ‘Regione’ a margine dell’assemblea – poter aiutare e sostenere le autorità civili e le Guardie di confine. Siamo in grado di assumerci tale compito e sono già state messe in atto misure in questo senso. Penso per esempio allo spostamento durante l’estate di alcuni corsi di ripetizione, in modo da poter avere un maggior numero di forze a disposizione». In ogni caso, ha aggiunto il capo dell’esercito, «la Polizia militare sarebbe la prima a entrare in azione, seguita dai militi di ferma continua e da quelli che stanno svolgendo il corso di ripetizione. Speriamo che basti. In caso contrario, dovremmo mobilitarne altri». Una parola ‘mobilitazione’ che ricorda, tra le altre cose, che l’esercito svizzero rimane pur sempre un esercito di milizia. «Esatto. Sono sempre le autorità civili – ha sottolineato Blattmann – a stabilire quali sono i nostri compiti e quando è necessario il nostro intervento. Va però ricordato che non siamo un esercito di corsi di ripetizione: se sono necessarie più forze, andranno mobilitati più militi». Uno scenario verosimile? «Al momento attuale sono pronti circa duemila soldati. Siamo sulla giusta via ma non si può escludere nulla». E non esclude nulla neppure il capo del Dipartimento istituzioni (Di) Norman Gobbi . Sul fronte migranti, ha detto Gobbi, «alla porta sud si conta un numero relativamente normale di arrivi» per ora. Su per giù dai venti ai trenta al giorno, con «dei picchi nel weekend e la sera». Nessun allarme rosso insomma. Ma non è il caso di rimanere con le mani in mano. Perché, ha ricordato il responsabile del Di, solitamente «la crescita degli arrivi inizia a maggio» e, tra le altre cose, quest’anno «si sono riattivati i gommoni» che fanno spola tra l’Albania e l’Italia. Sarà importante «organizzarci sul territorio». Se del caso, anche con l’esercito.
LA RIFORMA – Cantone risparmiato
Non solo migranti. Sabato il comandante di corpo André Blattmann, che a fine anno lascerà il suo incarico, ha pure voluto rassicurare i quadri in merito alla presenza dell’esercito in Ticino dopo la riforma in corso a Berna (e sulla quale tira già aria di referendum). Sarà una dieta. Una dieta che non dovrebbe però toccare i posti di lavoro, così come le Piazze d’armi a sud del Gottardo. Si dovrà per contro dire addio alla Brigata fanteria montagna 9, comandata dal brigadiere Maurizio Dattrino, che verrà verosimilmente inglobata all’interno di una Divisione. Ciò detto, rimane aperta una domanda: il futuro capo della Armee potrebbe essere un ticinese? «Questa decisione – scherza Blattmann – esula dalle mie competenze». D’accordo. E la presenza di italofoni tra i quadri dell’esercito? La ritiene sufficiente? «È una questione molto importante, specie nel nuovo esercito che richiederà la presenza di più militi attivi. E in questo senso oggi (sabato, ndr) è arrivato un buon segnale: i giovani che sono entrati a far parte della Stu sono di più rispetto a quelli che hanno terminato la propria attività. Ciò lascia ben sperare affinché un domani – ha concluso il capo dell’esercito – tra i quadri ci siano diversi validi ticinesi».