Una sola polizia. Ciò che il Consiglio di Stato prospetta, sottoscrivendo la mozione Galusero e, va detto, con una buona dose di coraggio a un anno dalle elezioni, è una rivoluzione copernicana per la sicurezza in Ticino. A questo punto, tuttavia, avrebbe dovuto osare un altro passo, se non altro per coerenza: proporre l’interruzione della messa in atto della legge sulla collaborazione tra la Polcantonale e le polizie comunali, la LcPol, entrata in vigore nel settembre del 2012 dopo un travagliato parto parlamentare. Perché una volta implementata, sarà molto difficile tornare praticamente indietro e (ri)parlare di polizia unica, con l’integrazione della Comunali nella Cantonale. Si consolideranno infatti – localmente e sul piano regionale – strutture, processi ed equilibri che sarà arduo rimuovere. Alla luce anche dei rapporti notoriamente problematici fra Cantone ed enti locali.
Peraltro l’applicazione della LcPol si sta rivelando complicata. Ci sono Comuni che “faticano a mettere a disposizione le risorse, anche per le assunzioni di nuovo personale”, ha sostenuto il capo del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi.
Parole che paiono trovare conferma nel comunicato stampa che la Sezione Ppd di Ascona ha diramato l’altro ieri, una manciata di ore prima della pubblicazione del messaggio governativo sulla mozione per una polizia unica, firmata, oltre che dal liberale radicale Giorgio Galusero, dai capigruppo in Gran Consiglio del Plr, del Ppd e del Ps nonché dal coordinatore dei Verdi. Vista la recente rapina “in pieno giorno” a una gioielleria del borgo (due colpi “in quattro mesi, a cinquanta metri di distanza”), i popolari democratici asconesi chiedono che il Municipio “affronti con serietà il problema” della sicurezza e “si assuma finalmente le proprie responsabilità”.
Ad Ascona, annotano, “non si trova il modo di avere un corpo di polizia all’altezza, efficiente e capace di garantire la sicurezza. Solo negli ultimi quattro mesi si sono registrate sei partenze di agenti”. Ergo: per la sicurezza servono più soldi. Vi sono poi altri segnali rivelatori degli ostacoli che l’attuazione della LcPol sta incontrando. Giungono dalle Tre Valli. Ne abbiamo riferito poco tempo fa: i Comuni dell’Alto Ticino vorrebbero affidare la sicurezza soltanto alla Polizia cantonale.
Sull’efficacia della LcPol nutre diversi dubbi lo stesso Consiglio di Stato: si leggano in particolare le pagine 5, 6 e 7 del suo recente messaggio. Salvo poi affermare, nelle conclusioni (pagina 11), che la legge “potrà fungere da trampolino di lancio per l’assetto futuro della Polizia ticinese”. In realtà c’è poco da lanciare se gli enti locali non investono denaro, e non solo parole, nella sicurezza. È che in non pochi Comuni i soldi mancano, considerata la loro precaria situazione finanziaria.
Per quale motivo allora continuare con l’implementazione della legge sulla collaborazione fra la Cantonale e le polcom? Non sarebbe meglio congelare il tutto, anziché consacrare energie e tempo a un’operazione della cui riuscita non si è certi (la LcPol assegna ai Comuni tre anni per adeguarsi alle nuove disposizioni)? E che qualora dovesse concretizzarsi per il prossimo 1° gennaio, rischierebbe di vanificare l’obiettivo (condivisibile) che il governo si pone: dar vita a una sola polizia in Ticino (Gran Consiglio permettendo)? Vai poi a spiegare ai Comuni che, nel giro di pochi anni, perderanno i loro corpi di polizia, i loro centri di potere.
IL COMMENTO / di Andrea Manna, LaRegione Ticino, 04.04.2014