Segnalazioni di disagio nei Reparti mobili per materiale, carico di lavoro e mancanza di considerazione Norman Gobbi: «La coperta è corta ma intendiamo potenziare gli effettivi. Ci si confronti a viso aperto».
Otto pagine di protesta contro i vertici della polizia cantonale; di rimproveri per investimenti sbagliati in attrezzature praticamente inutilizzabili; per descrivere un malessere che starebbe attraversando i Reparti mobili della polizia cantonale di Noranco e di Camorino. Sono arrivate in redazione al CdT ieri mattina in una busta. Questa l’intestazione dello scritto: «Polizia cantonale, Reparto mobile Noranco e Camorino. Gli agenti». La lettera non è firmata. Non è la prima volta che alcuni agenti scrivono, in modo anonimo, al giornale. Le lettere contenevano episodi accaduti, descritti però secondo l’ottica di chi stava protestando. Solitamente è buona regola cestinare le lettere anonime. Vi sono però delle eccezioni e questa è una di quelle. Gli agenti dicono di essere stanchi di continuare a dare «senza ottenere nulla in cambio». Sottolineano di avere in dotazione apparecchi che non funzionano, di dover spesso utilizzare (anche se in base alle disposizioni interne è proibito) il proprio cellulare.
Critiche vengono rivolte anche alla maggior parte dei navigatori installati nelle macchine di servizio ed al sistema informatico. Gli appunti si spostano poi al materiale in dotazione dei singoli gendarmi. «Non ci sentiamo per nulla tutelati dai superiori, dallo Stato, dai politici e, soprattutto, dalla magistratura». La lettera è anonima: quanti gli agenti che hanno partecipato alla sua stesura e la condividono? Domanda senza risposta: certo è che da tempo i «rumors» sul disagio ai Reparti mobili della polizia cantonale si rincorrono. Si parla anche di numerose richieste di trasferimenti che sono rimaste senza risposta: agenti dunque che vogliono cambiare aria. Chi ha scritto la lettera ripete spesso che i gendarmi non sono tutelati, che chi sta in alto, seduto dietro una scrivania, non ha il contatto con la base. Per suffragare la tesi, si citano alcuni episodi. Si chiede chiarezza alla fine della lunga missiva che termina con una speranza rivolta al comandante Cocchi. «Si spera – è infatti scritto – che il comandante prenda posizione e metta i tasselli al loro posto… cosa che pensiamo che faccia, dato che è una persona con gli attributi giusti, persona da noi stimata e encomiata. Comandante, contiamo su di lei».
Il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi era a conoscenza della missiva, nella quale, fra le altre cose, si afferma che 22 agenti avrebbero chiesto di la sciare il reparto mobile 1 di Camorino. «Le cose non stanno così. Né al Comando né alla direzione del dipartimento risulta questo numero di domande di trasferimento. Presso il reparto mobile 1 le richieste di trasferimento per il 2012 sono state 16 e rientrano nel normale processo di richieste annuali. Nel corpo ci sono sicuramente dei deficit da colmare e d’accordo con il comandante Matteo Cocchi stiamo cercando di farlo, nei tempi e nei modi che la situazione ci consente. Diciamo che stiamo pian piano raddrizzando la barca.
Poi è normale che su un organico di oltre 600 agenti qualcuno particolarmente scontento ci sia, come in tutte le grandi organizzazioni. A Ginevra gli agenti hanno la paga più alta e le condizioni di lavoro migliori di tutta la Svizzera, eppure protestano e scioperano». Ma come interpretare questa lettera, non isolata, e i rumors se non come un indice di disagio. «C’è sicuramente un disagio nel corpo, dettato anche dalle condizioni logistiche e agli innumerevoli compiti che la Polizia quotidianamente deve affrontare e che sono in costante aumento. Per questo, come previsto dalle Linee direttive, faremo domanda di aumento degli effettivi della Polizia cantonale».
Sull’esistenza di un disagio specifico ai reparti mobili, Gobbi lo attribuisce al notevole carico di lavoro. «La coperta è corta e un impiego di mantenimento dell’ordine sottrae ore di lavoro che non possono essere usate altrove. Siamo il terzo Cantone in Svizzera, dopo Zurigo e Ginevra, per servizi di protezione e scorte VIP. Tutti questi compiti gravano sul settore». La soluzione, ribadisce, è il potenziamento degli effettivi. Attualmente, l’effettivo è di 93 agenti allo Stato maggiore, 404 alla Gendarmeria e 140 alla Giudiziaria. «Per il tipo di minaccia che dobbiamo fronteggiare, in particolare come Cantone di frontiera, siamo sottodotati. L’organico attualmente concesso è di 642 unità e l’intenzione è di superare la soglia delle 700 unità. Stiamo ultimando il documento che sottoporremo alla Sezione delle risorse umane».
Per Gobbi comunque se ci sono dei problemi, vanno affrontati a viso aperto. «Con le lettere anonime non si va lontano. Il comandante stesso effettua dei servizi di pattuglia, anche notturna, con gli agenti per valutare di persona la situazione e sentire i loro pareri. Se qualcuno non ha il coraggio di mettere la faccia, per me non è un vero poliziotto». E.GA-GI.GA