Articolo apparso nell’edizione di martedì 23 gennaio 2018 del Giornale del Popolo
È stata una delle riforme più discusse, anche perché legate allo scandalo dei permessi. Ma a un anno dalla sua implementazione sta portando i suoi frutti. La riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione sta dando segnali incoraggianti. Il bilancio dall’entrata in vigore è positivo. Lo ha detto il responsabile del DI Norman Gobbi ieri a Bellinzona. «Il settore è tra quelli più sollecitati con più di 140mila richieste dagli utenti ogni anno e con 170mila permessi attivi. Per questo è prioritaria la qualità delle decisioni, anche considerata la delicatezza delle questioni da gestire e l’obiettivo primario: evitare gli abusi». Sempre il consigliere di Stato ha messo in evidenza come negli ultimi mesi siano state tradotte in pratica diverse riforme che hanno migliorato il lavoro interno all’ufficio. A iniziare dal Contact Center (che funge da filtro per le 136mila chiamate annuali), passando per la creazione del Settore giuridico dell’Ufficio della migrazione. Un ufficio adibito a ricevere le segnalazioni da Comuni, Polizia, privati, ecc., relative a dimore fittizie e ad altri abusi del genere. Una terza riforma ancora in auge (fintanto che l’Italia non farà passi avanti nelle trattative) è quella del casellario giudiziale, senza la quale l’onere di verifica dei permessi sarebbe molto maggiore. Gobbi ha anche illustrato le tappe della riforma: a gennaio dello scorso anno il Governo ha dato il via libera inserendola all’interno delle misure di risanamento delle finanze. In giugno è partita la prima fase e in dicembre la seconda. È toccato a Thomas Ferrari (ca – po della Sezione della popolazione) entrare nei dettagli. Ha anzitutto ricordato che con la Libera circolazione delle persone vi è stata un’impennata di permessi attivi, i quali sono passati da 120mila nel 2003 a 168mila del 2017. Ferrari ha detto che la prima fase riguarda l’introduzione della procedura guidata per i permessi G (con la verifica del documento di identità negli sportelli di Chiasso, Mendrisio, Noranco, Caslano, Camorino e Locarno) e la chiusura del servizio regionale degli stranieri di Agno. Mentre la seconda fase, appena avviata, prevede la chiusura dei servizi regionali, la creazione del Servizio nuove entrate a Lugano e l’estensione della procedura guidata a tutte le richieste. Il tutto per 24 mesi di lavoro, coinvolgendo 40 collaboratori ed elaborando 200 moduli di domanda informatizzati. Coinvolta nella riforma anche la Polizia cantonale. Il comandante Matteo Cocchi ha evidenziato quanto fatto dal mese di luglio. In sostanza sono stati eseguite 7.044 verifiche sui documenti di identità dei lavoratori che hanno chiesto un permesso G. Di principio, ha rilevato, le richieste hanno impegnato le gendarmerie durante i giorni lavorativi, ma gli agenti sono stati impegnati anche qualche sabato. Ma il tutto –ha tenuto a precisare Cocchi – senza togliere uomini dal territorio.