Norman Gobbi: “Indipendenti e in grado di creare nuove opportunità”
La sala del Gran Consiglio questa settimana si è animata non per le “solite” discussioni parlamentari, bensì per la presentazione di un importante e nuovo istituto al servizio in particolare della Magistratura ticinese: l’Istituto cantonale di medicina legale. È un progetto sotto il cappello del Dipartimento delle istituzioni e per questo ne abbiamo parlato con il suo direttore, Norman Gobbi. “Siamo contenti di essere riusciti a realizzare questo istituto. Si tratta di uomini e donne – soprattutto donne, visto che la responsabile è la dottoressa Rosa Maria Martinez, che si avvale di altri due medici donne e di un medico, oltre alla segretaria – che lavorano a favore della ricerca della verità per i nostri concittadini, nei momenti in cui un loro congiunto perde la vita in maniera sospetta. Non è un caso a mio giudizio che per svolgere questo delicato compito vi siano più donne. La loro sensibilità in circostanze spesso tragiche è un valore aggiunto. Polizia e Ministero pubblico sono i “clienti” principali dell’Istituto, perché spetta a loro condurre le inchieste per capire quanto è avvenuto in un caso di morte sospetta. Non necessariamente una morte violenta. I medici dell’Istituto devono fornire gli elementi scientifici per definire i fatti. Un compito quindi importante, come detto, per la ricerca della verità”, afferma il nostro interlocutore.
Il nuovo Istituto di medicina legale è il frutto di un lungo percorso che ha visto il nostro Cantone spesso doversi appoggiare a specialisti esterni. “Era il caso prima del 1976, quando si ricorreva a centri d’oltre San Gottardo. O dopo il 2005 quando venne stipulata una Convenzione con l’Istituto di medicina legale di Varese. L’aumento delle pratiche dovuto anche a nuove leggi e la necessità di assicurare un servizio 24 ore su 24 per 365 giorni all’anno ci ha portato a questa soluzione, che finanziariamente risulta neutra rispetto al recente passato, quando venivano assegnati dei mandati esterni per realizzare le perizie. È stata dunque una necessità e oggi con l’Istituto garantiamo autonomia e indipendenza”, sottolinea il Direttore del Dipartimento delle istituzioni.
Il nuovo istituto ha sede a Bellinzona in via Salvioni e come detto occupa 5 persone. “Avere un centro di competenza come questo ci permette di sviluppare l’attività anche in altri ambiti. Per esempio l’attività riguarda anche la ricostruzione di quanto avviene in un contesto di violenza domestica per accertare i fatti e dare la possibilità alle vittime di fare una denuncia contro chi ha compiuto il maltrattamento sulla base di elementi forti. Inoltre si possono ottenere lavori anche da enti esterni. Ne è un esempio il mandato già accordato all’Istituto dalla Segreteria di Stato (SEM) per la determinazione dell’età dei giovani richiedenti l’asilo, che arrivano da noi privi di documenti e per i quali sapere se sono maggiorenni o minorenni ha una notevole importanza. Inoltre si può sviluppare tutto il settore della formazione e l’Istituto ben presto potrebbe essere in grado di formare giovani medici FMH in medicina legale. Quindi si collabora con l’EOC, con l’USI e con la SUPSI. Con quest’ultima si sta mettendo a punto una formazione per infermieri specializzati in questo ambito. Una serie di opportunità che serve per migliorare il nostro Cantone”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Articolo pubblicato nell’edizione di domenica 25 febbraio 2024 de Il Mattino della domenica