Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 22 marzo 2018 del Corriere del Ticino
Gobbi vuole il divieto d’entrata in Svizzera per l’automobilista condannato in Ticino. Intanto la Procura di Stoccarda contesta la mancata applicazione della pena elvetica
Per alcuni è un caso che incomprensibilmente sta diventando un affare di Stato, per altri una battaglia sul principio che va portata fino in fondo. Di certo ha tutte le caratteristiche di un inseguimento quello messo in atto dal Cantone nei confronti dell’automobilista tedesco che un anno fa era stato condannato in Ticino in contumacia a trenta mesi di carcere, di cui dodici da scontare, per aver superato una decina di auto nel tunnel del Gottardo, essere fuggito dalla polizia ed essere sfrecciato a più di duecento all’ora in autostrada. Dopo la notizia che il Tribunale di Stoccarda ha respinto la richiesta del Ticino di applicare in Germania la pena decisa nei confronti del quarantaduenne (un anno di carcere) dato che in base alla legge tedesca questo genere di reati non è punibile con la detenzione ma solo con una multa (che comunque non è stata inflitta: quello dei giudici tedeschi era solo un ragionamento teorico) il consigliere di Stato Norman Gobbi ha pubblicato un vero e proprio sfogo sulla sua pagina Facebook. «In Svizzera il pirata della strada tedesco non l’ha fatta franca! Anche se in Germania non dovrà scontare nessun giorno di galera, da noi non resterà impunito. Dopo essere stato condannato dalle autorità giudiziarie ticinesi, negli scorsi mesi i servizi del mio Dipartimento si sono mossi su più fronti. Da una parte abbiamo emesso il divieto di circolazione e dall’altra abbiamo richiesto a Berna il divieto d’entrata nel nostro Paese. Inoltre abbiamo domandato all’Ufficio federale di giustizia di intervenire per chiedere alla Germania di applicare l’esecuzione della pena inflitta in Svizzera. Quello che è certo è che il signore non potrà più sfrecciare come un folle sulle nostre strade». Gobbi quindi – che si era esposto in prima persona contro il conducente teutonico dopo che questi aveva preso in giro pubblicamente le autorità elvetiche – ha voluto fissare alcuni paletti, come a dire: non l’ha passata liscia del tutto. A Stoccarda, intanto, la Magistratura ha inoltrato un ricorso contro la decisione di non applicare la condanna ticinese. Sul caso dovrà esprimersi la Corte d’appello. Sul caso però si stanno esprimendo anche molti nostri lettori e i pareri sono discordanti. Alcuni ritengono troppo severe le pene svizzere e preferiscono il sistema tedesco, altri parlano di sconfitta e di presa per i fondelli delle autorità elvetiche, altri ancora lanciano provocazioni: «Speriamo si riesca a fare qualcosa – leggiamo su Facebook – Attualmente il messaggio sembra questo: se commetti un’infrazione grave in Svizzera, scappa all’estero che la passi liscia».