Signore e signori Magistrati, Signore e signori Psichiatri, Signore e signori avvocati, Gentili signore, egregi signori,
vi saluto molto cordialmente a questo primo pomeriggio di approfondimento dedicato ai “Punti di incontro tra perito e giudice”.
Si tratta di un’opportunità straordinaria per le nostre latitudini nel senso che questo delicato tema viene affrontato per la prima volta in modo così approfondito a livello cantonale; sono quindi innanzitutto riconoscente a chi l’ha voluto e a chi l’ha organizzato, prima fra tutti la Procuratrice pubblica Chiara Borelli alla quale va la mia gratitudine. Ringrazio inoltre evidentemente anche le relatrici e i relatori – magistrati, avvocati e psichiatri – che interverranno nel corso dei quattro pomeriggi di formazione.
Al centro degli incontri vi è il ruolo della psichiatria nella giustizia penale. Dopo i noti casi di assassinio avvenuti un paio di anni fa delle due giovani donne – Marie a Payerne e Adeline a Ginevra – c’è chi ha proposto di adottare una legge federale unificata in materia di esecuzione delle pene e di fondere i tre concordati intercantonali esistenti nella materia. La discussione politica è stata accesa, ma alla fine ha prevalso la riflessione secondo la quale già il nostro Codice penale contiene nella sua parte generale elementi importanti del diritto dell’esecuzione delle pene e delle misure. In questo contesto va evidenziato come alcune conquiste del settore siano proprio da ascrivere al sistema federalista che permette ai Cantoni di compiere delle esperienze che poi vengono adottate a livello federale, ad esempio: il braccialetto elettronico – con tutte le difficoltà tecniche che emergono per la sua implementazione – e il lavoro di pubblica utilità. La centralizzazione non significa a priori perfezione!
Le Camere federali hanno pure discusso dell’eventuale creazione di un registro centrale per gli autori di crimini sessuali, ma la soluzione è stata esclusa nel momento in cui si è trattato di stabilire chi avrebbe potuto avere accesso a tale registro. E mi chiedo se, qualora avessimo avuto tale registro, avremmo potuto evitare la morte di Marie e Adeline…
Un altro pensiero che preoccupa il politico è costituito dai costi delle misure che sono estremamente alti. Inevitabile che il cittadino contribuente si chieda se sia lecito investire ancora di più in terapie per autori che sono stati definiti pericolosi e difficilmente recuperabili.
A titolo di esempio posso indicare che un mese di permanenza presso un centro terapeutico cantonale – Villa Argentina – costa circa fr. 11’500.-/mese, al centro bernese St. Johannsen, circa fr. 15’000.-/mese e al nuovo Centro concordatario Curabilis di Ginevra, circa fr. 18’000.-/mese. In questo contesto, rimarco che dal 2012 ad oggi, in meno di quattro anni, il Cantone ha speso oltre 2 milioni di franchi per l’esecuzione di misure penali. E queste cifre, non comprendono i costi delle perizie psichiatriche. Negli ultimi due anni, il solo Ufficio dei Giudici dei provvedimenti coercitivi ha speso quasi 100’000.- per questo genere di perizie. Quanto al Ministero pubblico, nel 2014, su un totale per tutti i tipi di perizie di fr. 1’700’000.- circa, fr. 230’000 erano destinati alle sole perizie psichiatriche. Una tendenza che si sta confermando anche nel 2015.
Le cifre sono di quelle importanti e devono far riflettere. Se pensiamo che in un solo anno vengono allestite in Svizzera attorno alle cinquemila valutazioni peritali di carattere psichiatrico, è inevitabile che si parli sempre più di diversi livelli di qualità delle perizie e della circostanza secondo la quale non ci sono abbastanza periti forensi competenti. In un’ottica di efficienza ed efficacia dell’amministrazione della giustizia, magistrati e autorità competenti devono quindi esigere dai periti un lavoro di qualità, che permetta loro di chiarire per esempio il grado di colpevolezza dell’imputato e la guaribilità o meno dello stesso, come pure di valutare quale rischio intenda assumersi la società di fronte ai casi più complessi, ritenuto come il rischio zero sia difficile da raggiungere.
Tutte queste considerazioni mi portano a concludere per la sicura opportunità di approfondire questi aspetti che toccano la vostra attività quotidiana e mi auguro che ci possano essere delle ricadute positive nel lavoro che svolgete. Si tratta infatti di importanti momenti di formazione continua per tutti gli addetti ai lavori che non possono che trovare il sostegno di chi vi parla e che hanno suscitato grande interesse, come è attestato dalla vostra folta partecipazione.
Rinnovo i ringraziamenti a tutti i rappresentanti delle autorità giudiziarie cantonali e della psichiatria che hanno inteso organizzare questi incontri nell’intento di migliorare la qualità della collaborazione tra due settori, la giustizia penale e la psichiatria, assolutamente sempre più necessaria. Ringrazio infine del prezioso contributo l’Università della Svizzera italiana, che ha reso possibile l’organizzazione di questi quattro pomeriggi.
Saluto pronunciato dal Consigliere di Stato Norman Gobbi in occasione dell’apertura delle quattro conferenze in tema di “Perito e Giudice: punti d’incontro”