Permettere la posa di cimici e telecamere, consentire sorveglianza della corrispondenza postale come pure le intercettazioni telefoniche preventive al di fuori dei procedimenti penali, raccogliere e conservare informazioni su persone potenzialmente pericolose per il nostro Paese e per altre Nazioni: tutte queste azioni a tutela della nostra sicurezza oggi in Svizzera non sono possibili. La motivazione? La nostra attuale legge non ce lo permette. Ma da questo pomeriggio, qualcosa potrebbe cambiare. Nella seduta odierna, il Consiglio nazionale dibatterà difatti proprio sulla nuova legge sul Servizio delle attività informative della Confederazione, ovvero i nostri 007.
Pensata ancor prima degli attentati di matrice islamica perpetrati in Europa all’inizio di quest’anno, la nuova Legge federale sulle attività informative persegue lo scopo di contribuire a garantire i fondamenti della democrazia e dello Stato di diritto della Svizzera, oltre che incrementare la sicurezza della popolazione svizzera e degli svizzeri all’estero, sostenere la capacità d’azione del nostro Paese e, non da ultimo, contribuire a salvaguardare gli interessi internazionali in materia di sicurezza. Una legge importante quindi, perché permetterà – assieme alla nuova Legge federale sulla sorveglianza della corrispondenza postale e del traffico delle telecomunicazioni che verrà verosimilmente discussa nel corso della prossima sessione parlamentare – una più incisiva attività di intelligence, affinché la Confederazione possa essere indipendente dai servizi segreti esteri nel garantire la propria sicurezza interna e nel contempo possa affiancare gli altri Stati europei nella valutazione e prevenzione delle minacce e dei possibili pericoli.
Senza queste nuove norme di legge, il nostro Paese non dispone di capacità di controllo per rispondere efficacemente a situazioni potenzialmente pericolose oppure alla prevenzione di reati gravi, lasciandoci così esposti a situazioni a rischio, come la presenza di seguaci di organizzazioni terroristiche sul nostro territorio. Grazie alle nuove misure di acquisizione di informazioni previste dalla nuova legge, la Svizzera disporrà dunque di strumenti efficienti che permetteranno di prevenire atti legati al terrorismo, all’estremismo violento ma anche al furto di dati personali su internet, alla proliferazione di armi di distruzione di massa oppure ad attacchi a infrastrutture critiche. Sarà difatti possibile raccogliere informazioni a titolo preventivo, monitorando situazioni o individui di cui già si sospetta la pericolosità attingendo a molteplici fonti, così da poter garantire un’individuazione tempestiva e una valutazione completa delle minacce per la sicurezza interna ed esterna del nostro Paese. È il caso per esempio dei controlli sui 64 “foreign fighters” registrati in Svizzera nel febbraio scorso, ovvero europei e stranieri residenti in Europa che si recano per combattere nei territori oggetto di conflitti armati in cui l’ISIS è coinvolta, ma non solo.
Con la revisione della Legge sulla sorveglianza delle telecomunicazioni sarà poi possibile verificare anche il traf¬fico via social media e app, penso in particolare alle comunicazioni via Skype oppure via Whatsapp. Questi ulteriori strumenti contribuiranno a ridurre il rischio in maniera importante, nella consapevolezza che il rischio zero non potrà tuttavia mai esistere. Come ha ricordato Markus Seiler, Capo del Servizio delle attività informative della Confederazione, che nel mese di febbraio è stato mio gradito ospite per una conferenza sul tema, la Svizzera non è un’isola. Anche il nostro Paese è confrontato con le minacce che ho elencato sopra. In un contesto globale contraddistinto da grande instabilità, dobbiamo poter disporre di mezzi efficaci capaci di tutelare la nostra sicurezza. Ecco perché la nuova legge che verrà discussa quest’oggi alla Camera bassa deve essere sostenuta.
È pur vero, come hanno fatto notare alcuni, che le nuove norme limiteranno i diritti fondamentali e le libertà individuali di taluni. Tuttavia, l’importanza di agire a titolo preventivo, nel pieno rispetto del principio della proporzionalità e con la necessaria autorizzazione da parte di un tribunale ad agire, permetterà di ossequiare le nostre garanzie costituzionali. Per la sicurezza di tutti, limitiamo la libertà di alcuni, ricordando nondimeno, che in una società libera come la nostra, la sicurezza assoluta non esiste. Dotarsi degli strumenti adeguati per operare, come quelli della nuova Legge federale sulle attività informative è un passo urgente più che necessario, oltre che obbligatorio. Solo così potremo difatti ridurre le minacce e i pericoli con i quali anche il nostro Paese è confrontato.
Giornale del popolo
Opinione CdS Gobbi 16 marzo 2015
Revisione Legge federale sulle attività informative