Da Corriere del Ticino l Via Odescalchi è stata teatro di un grave fatto di sangue. Cosa insegna quest’episodio, a mente del presidente del Governo Norman Gobbi?
«Si è trattato di un reato efferato che sicuramente non fa bene al quartiere ma che permette di vedere come certi individui, quando ricevono condanne blande poi si permettono ancora di puntare un’arma di fuoco contro una persona. È sicuramente da deplorare. Mi riferisco all’italo-brasiliano condannato a sei mesi sospesi per aver travolto un agente di polizia. La pena non ha avuto l’effetto che doveva avere: l’obiettivo è sì sanzionare, ma anche rieducare. In questo caso la rieducazione non c’è stata. Probabilmente la pena non era abbastanza forte in questo senso. Una condanna a sei mesi non permette tra l’altro alle autorità di fare nulla, se non seguire e monitorare il delinquente. Fosse stata di un anno sarebbe stato diverso. Quando ci sono gli estremi per espellere un delinquente – e sono fissati dal Tribunale federale – lo facciamo sistematicamente. Fino a giovedì sera questi estremi non c’erano».
Come si possono spiegare i fatti di giovedì sera a Chiasso?
«Nel quartiere ci sono svariate difficoltà, non solo di ordine pubblico. C’è una concentrazione di problemi legati ai singoli individui che creano insieme un problema più grande, di ordine sociale, che poi ha effetto sull’ordine pubblico e sulla sicurezza».
Come valuta l’azione delle forze dell’ordine?
«Nel dramma c’è comunque soddisfazione per il fatto che nel giro di pochi giorni i cinque protagonisti dell’omicidio sono stati identificati e arrestati. Il lavoro di polizia funziona anche grazie ai mezzi di supporto quali le telecamere, ma pure per le segnalazioni ricevute».
(IMMAGINE RSI.CH)