Dal primo gennaio il divieto di dissimulare il volto è materia federale. Il Ticino è stato un precursore ma in questi 8 anni ne hanno fatto le spese più i facinorosi che le donne con il volto coperto
È entrata in vigore con l’anno nuovo la legge federale contro la dissimulazione del volto in pubblico, che manda in pensione gran parte dell’analogo e ormai celeberrimo testo ticinese, risalente al 1° luglio 2016 (data di entrata in vigore) e frutto di un’iniziativa popolare del 2013 che venne approvata dal 65,4% dell’elettorato.
In questi otto anni in Ticino sono state comminate in tutto 60 sanzioni e – con buona pace di chi la chiama ancora legge anti burqa – sono stati gli hooligans a farne le spese maggiori, con 32 multe contro le 28 inflitte a chi indossava una qualche forma di velo integrale. Più facile, insomma, trovare per le strade ticinesi qualcuno con un passamontagna piuttosto che con un velo integrale.
Dal 2020, poi, non ci sono più state segnalazioni, perché il COVID ha generalizzato l’uso delle mascherine, e il virus è rimasto un utile pretesto anche quando la pandemia ha cessato di essere un’emergenza.
Con il passaggio dalla normativa cantonale a quella federale cambiano alcune cose importanti: la competenza sanzionatoria non è più dei municipi, la sanzione massima è di 1’000 franchi (ma di norma saranno 100) e non 10’000. Resta invece in vigore quella parte di legislazione ticinese che parla di mostrare il volto come elemento di integrazione e avvicinamento ai valori della maggioranza, ma andrà declinata in un altro modo.