Da www.ticinonews.ch
Norman Gobbi, presidente del Consiglio di Stato, fa il punto sull’evoluzione dell’epidemia nel Cantone: dalle frontiere alla seconda ondata. E sottolinea: “Libertà vuol dire responsabilità”
A quasi un mese dalla riapertura delle frontiere e a una settimana dalle nuove restrizioni in Ticino messe in atto a causa dell’aumento dei contagi e dei numerosi assembramenti sul territorio i colleghi di Teleticino hanno chiesto al presidente del Consiglio di Stato, Norman Gobbi, di fare il punto della situazione.
Frontiere aperte: “Liberta vuol dire responsabilità”
“La questione del controllo delle frontiere è di competenza federale e dal momento in cui la Confederazione ha redatto una lista di paesi a rischio le verifiche sono difficoltose”, spiega Gobbi. L’estero e le frontiere aperte sono un tasto dolente per il cantone che oggi si vede confrontato con molti casi positivi di Covid-19 importati. “Molti casi positivi oggi provengono dall’estero e questo ci dimostra come l’attenzione deve sempre essere alta”, aggiunge. “Il fatto che ci sia stata l’apertura delle frontiere non vuol dire che non ci siano meno rischi. La libertà vuol dire responsabilità, per cui se si va all’estero bisogna essere comunque prudente ed è per questo che è stato cambiato il colore della campagna”.
I ticinesi spendono in Ticino
La pandemia però ha portato anche aspetti positivi, tra cui la fidelizzazione tra il cliente residente e i piccoli commerci. I ticinesi, infatti, sembrano essere più attenti prediligendo le spese in Ticino. “Questo è un buon segno, soprattutto per i piccoli commerci che in questo periodo hanno fatto un grande sforzo rivedendo la loro offerta e questa è una delle grandi forze che ha dimostrato come le risorse sul territorio sono essenziali. Ogni soldo che si spende in Ticino rimane in Ticino”.
“Evitare le ospedalizzazioni”
La responsabilità individuale a cui le autorità fanno molto affidamento non sembra dare sempre i frutti sperati. “La maggior parte dei casi sono giovani che non riportano gravi conseguenze legati alla malattia. Credo che sia importante far capire a tutti che anche i giovani sono diffusori del virus”, e prosegue: “L’obiettivo che abbiamo è evitare che ci sia un alto numero di ospedalizzazioni”.
“Preoccupazioni confermate dai fatti”
Sugli allentamenti Gobbi spiega: “Noi avevamo già segnalato il nostro disappunto per l’aumento del numero degli assembramenti, proprio perché poi diventa difficile fare il tracciamento”. La riapertura delle discoteche, infatti, non ha risparmiato notevoli disagi anche a livello cantonale. “Quanto vissuto in queste settimane dimostra che le nostre preoccupazioni sono state confermate dai fatti”.
Secondo lockdown? “Non sarebbe sostenibile”
La seconda ondata in molti paesi si è già palesata. Questo, non darebbe troppe speranze per essere risparmiate. “Se guardo gli altri paesi che stanno già vivendo la seconda ondata ci rendiamo conto che la stagionalità è meno presente di quanto pensavamo. Bisogna continuare a mirare l’obiettivo principale che è quello di evitare un secondo lockdown, ma piuttosto aumentare le restrizioni”. La chiusura totale secondo Gobbi “non sarebbe sostenibile umanamente, socialmente e economicamente”.