La comunicazione della presenza di cellule estremistiche di destra nella regione del Mittelland, mi ha fatto ricordare come la scorsa estate abbia avuto occasione di leggere una copia dell’inserto “Ticino7” in cui si parlava in maniera dettagliata del fenomeno dell’estremismo di destra, con un titolo forse un po’ ardito: “Svizzera nera”. Evidentemente, la cronaca proveniente dalla campagna bernese e solettese fa da sponda a questa tesi, che nell’articolo faceva lunghe e profonde reminiscenze dei devastanti regimi dittatoriali nazifascisti di inizio 20. secolo e della loro eredità ai giorni nostri.
Nella mia funzione di Consigliere di Stato e responsabile della sicurezza del Cantone Ticino, ho avuto modo in più di un’occasione di incontrare i capi del Servizio d’informazione della Confederazione (SIC) e della Polizia federale con i quali sono stati affrontati anche temi legati alle minacce reali e latenti per il nostro territorio. In questo contesto sono inevitabilmente emerse questioni inerenti le attività di gruppi estremisti, che minacciano o potrebbero minacciare il nostro Paese. Tra questi non vi sono unicamente rappresentanti della “Svizzera nera”, bensì figurano anche fenomeni di estremismo legati all’eco-terrorismo, alla causa animalista, a movimenti anarchici e, più in generale all’estremismo di sinistra; lo stanno a dimostrare i processi condotti dal Tribunale penale federale sfociati in condanne per operazioni e attacchi violenti, ad opera di militanti anarchici (cfr. processi Andrea Stauffacher e “Silvia-Billi-Costa”).
Come ben evidenzia il grafico qui riportato, estratto da pagina 48 del rapporto annuale sulla situazione 2013 “La sicurezza della Svizzera” del Servizio di informazione della Confederazione, gli atti violenti di matrice politica sono decisamente più orientati verso il fronte di sinistra. Numeri alla mano, gli atti compiuti dalla destra tra 2007 e il 2012 costituiscono il 19% degli atti violenti e il 17% del numero complessivo di eventi di estremismo; il che significa che 4 atti su 5 sono da ricondurre all’estremismo di sinistra. Sempre nel predetto rapporto, si evidenzia come le azioni violente assumano diverse sfaccettature (lancio di pietre, bombe artigianali, accoltellamenti, incendi, imbrattamenti, utilizzo di armi da fuoco, ecc.), anche in relazione al fronte da cui esse vengono messe in atto.
Ogni forma di estremismo violento non va relativizzata e va stigmatizzata in quanto tale, senza alcuna distinzione di sorta. I dati statistici poc’anzi citati non vogliono certo esprimere un giudizio in merito ai due fronti di estremismo, il mio intento è semmai quello di rendere un quadro della situazione più completo senza sottacere le responsabilità di qualsiasi fronte. Riservare una critica più severa agli atti estremisti compiuti da un determinato orientamento piuttosto che da un altro è ingiusto ed enormemente insidioso, considerato l’equivalente potenziale di violenza e pericolosità per la stabilità di un Paese.
Questa è la conclusione, cui ero giunto la scorsa estate leggendo l’articolo a firma di Silvano De Pietro. Infatti, in tutto l’articolo si sottolineano i pericoli derivanti dall’estremismo di destra in Svizzera, dimenticando di soffermarsi anche sulle minacce reali e – ahinoi – concrete derivanti dall’estremismo di sinistra; casi violenti che, come accennato sopra, sono finiti davanti alle autorità giudiziarie e i cui autori sono stati sanzionati penalmente.
Una realtà presente e particolarmente attiva alle nostre latitudini, quella dell’estremismo di sinistra, che non ha avuto solo visibilità in questi giorni al Cinefestival, ma che possiamo ricordare con alcuni esempi locali. L’irruzione dei “NO TAV” ad una conferenza pubblica all’USI di Lugano, con conseguenti decreti d’accusa emessi dalla Procura cantonale; le scritte che imbrattano muri di mezzo Canton Ticino con “Silvia-Billi-Costa liberi” e con la minacciosa aggiunta di “Marco” (ovviamente Camenisch, omicida a sangue freddo di una guardia di confine); i raduni di gruppi provenienti da Nord e Sud delle Alpi davanti al Tribunale penale federale, a difesa degli eco-terroristi svizzeri ed esteri; le purtroppo sempre più frequenti scritte “ACAB” contro la polizia e i suoi agenti, unitamente agli attacchi frontali anti forze dell’ordine in occasioni di manifestazioni pubbliche e sportive.
Tutti elementi che mi portano a ribadire quanto sia scorretto e pericoloso negare o solo sminuire qualsivoglia forma di estremismo violento, indipendentemente dal colore politico al quale essa sia ispirata. Non dobbiamo infine dimenticare gli estremismi etno-religiosi esteri (es. cellule alqaediste), che toccano la Svizzera nella misura in cui quest’ultima viene utilizzata quale base finanziaria e di reclutamento delle cellule terroristiche che operano in altre nazioni.
Il Cantone Ticino non deve tornare ad essere, come lo fu negli anni Settanta, una potenziale base logistica, di finanziamento e di rifugio per estremisti provenienti dalla vicina Penisola e non solo. Per evitare il ripetersi di questo scenario, v’è dunque necessità di condannare qualsiasi tipo di estremismo, di intervenire tempestivamente e con polso fermo, affinché venga impedito la manifestazione di questo fenomeno a tutela della sicurezza interna e dei principi democratici della Svizzera.
Norman Gobbi, Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni
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