Nella mia veste di presidente del Governo e di Presidente dei direttori cantonali degli affari militari ho avuto l’onore ieri di partecipare al 75. anniversario del “Rapporto del Grütli”, tenuto dal Generale Henri Guisan il 25 luglio 1940.
Allora erano momenti di grande disorientamento, poiché la caduta della Francia ai colpi della Blitzkrieg tedesca di un mese prima gettò l’intera Confederazione nella paura di un attacco dell’asse nazifascista. Il discorso di fine giugno 1940 dell’allora Presidente della Confederazione Pilet-Golaz, nei cui intenti voleva incoraggiare attraverso il mezzo radiofonico la popolazione elvetica, sortì invece ulteriore turbamento nel Popolo.
Per questo motivo, il General Guisan – oltre ad impartire gli ordini militari agli alti ufficiali dell’Esercito, tra cui la creazione del “Ridotto nazionale” – volle sfruttare l’occasione per incoraggiare e istillare fiducia nei cittadini. Ci riuscì, con parole puntuali e incoraggianti che spronavano alla “resistenza incondizionata” contro il nemico e il non voler ascoltare le voci disfattiste che presagivano l’inevitabile caduta del nostro Paese.
Evidentemente la scelta del luogo simbolico che vide la fondazione della Svizzera con il Patto confederale fu azzeccata, perché richiamava alla mente lo spirito fondante degli antichi Confederati, aiuto e difesa solidale contro i nemici esterni. Il fatto che fosse un Generale romando ad esprimere queste parole permise poi che anche le parti linguistiche minoritarie si sentissero coinvolte.
Abbiam ancora bisogno di un Guisan
I giorni di 75 anni fa non sono uguali a quelli odierni, la minaccia militare è infatti lontana, ma il disorientamento e l’ambiguità di certi politici federali sono sicuramente comparabili. L’atteggiamento reverenziale di taluni Consiglieri e parlamentari federali verso l’UE, il disfattismo interno creato da più ambienti politici, sindacali ed economici, portano alla mente il discorso disorientante e il comportamento ambiguo di Pilet-Golaz. Radicale romando, l’allora Presidente della Confederazione nelle parole esprimeva la volontà di voler difendere il Paese, ma nel suo atteggiamento e nei suoi contatti con i rappresentanti germanici tale volontà di resistenza svaniva improvvisamente.
Un po’ come allora, alcuni politici a parole dicono di difendere la Svizzera, anche se poi nei fatti e nei confronti dei rappresentanti del centralismo bruxelliano dell’UE tale vigorosa forza scompare. Allora come oggi, abbiamo un forte bisogno di un General Guisan (non solo per “molaa i can” come recita la scherzosa canzone in dialetto). Non nel senso fisico della figura militare evidentemente, bensì nella forza di spirito e nella ferma volontà di resistere alle pressioni esterne e ai disfattismi interni. Come allora abbiamo bisogno di istillare questo spirito e questa volontà, non tanto nella popolazione che è convinta, quanto per la politica federale che presto potremo rinnovare alle elezioni federali del prossimo 18 ottobre.
Vediamo di scegliere bene. Non vogliamo nuovi Pilet-Golaz, abbiamo bisogno di più Guisan.
Norman Gobbi