Il Direttore del Dipartimento delle istituzioni scrive a Berna segnalando alcuni abusi e auspica misure concerete e incisive.
Non è tutto oro ciò che luccica. Sebbene sia la popolazione che le autorità ticinesi si sono dimostrate solidali e pronte (meglio di altri Cantoni!) nell’affrontare gli importanti flussi migratori verso la Svizzera a seguito dello scoppio della guerra in Ucraina, occorre vigilare attentamente affinché la protezione e gli aiuti vengano accordati solo a chi ne ha realmente diritto. Lo sa bene il Consigliere di Stato leghista Norman Gobbi, il quale ha recentemente scritto una lettera alla Consigliera federale Karin Keller Sutter, segnalando alcuni abusi commessi da cittadini ucraini che hanno chiesto – e ottenuto – il fatidico “Permesso S”.
“Sin dal primo giorno abbiamo effettuato dei controlli e riscontrato casi di cittadini ucraini che avevano chiesto il Permesso S benché non si trovassero in Ucraina allo scoppio del conflitto armato. Tra queste vi erano diverse persone si di nazionalità ucraina, ma residenti da tempo in Italia con un regolare permesso di soggiorno, i quali hanno richiesto il Permesso S unicamente per avere un accesso facilitato al nostro mercato del lavoro. Un abuso che non può essere tollerato: sia nei confronti di chi ha realmente diritto ad un Permesso S e bisogno di assistenza, sia nei confronti della popolazione residente in Ticino che fatica a trovare un impiego!”
Il tema dell’accesso al mercato del lavoro è in effetti particolarmente sentito tra i ticinesi. Su questo fronte com’è la situazione? “Oltremodo sospetta. Se consideriamo che su oltre 1’400 cittadini ucraini titolari di Permesso S potenzialmente in età lavorativa presenti in Ticino sono solo poco più di 70 quelli ufficialmente attivi professionalmente, ecco che sorge qualche perplessità. Anche questo è stato segnalato alla Consigliera federale.” – afferma il Consigliere di Stato.
“D’altro canto – prosegue Norman Gobbi – diversi cittadini ucraini presenti in Ticino non si registrano per non essere “controllati” dalle autorità o per evitare di essere assegnati ad un altro Cantone, ma così facendo i loro bambini non vengono scolarizzati, non essendo correttamente annunciati. Allo stesso modo alcune persone che hanno chiesto il Permesso S dopo qualche tempo diventano irrintracciabili, talvolta perché rientrati in patria o trasferitisi altrove, il che pone alcune domande sulla reale necessità – per queste persone – dello statuto di protezione.”
La domanda ora sorge spontanea: quale misure avete adottato e cosa hanno risposto da Berna? “La Consigliera federale ha espresso gratitudine per ogni segnalazione che abbiamo fatto e che faremo, impegnandosi a revocare il Permesso S in caso di abusi, adottando inoltre diverse misure per ridurre i rischi. Noi dal canto nostro stiamo per introdurre un sistema di controllo per il quale ogni mese il titolare di Permesso S deve presentarsi presso le autorità per attestare la sua presenza sul territorio. Nel caso in cui qualcuno non si renda più reperibile in maniera definitiva – conclude Norman Gobbi – non avrà più diritto agli aiuti economici.”