Nei suoi primi due mesi di attività in Consiglio di Stato ha dimostrato indipendenza dal partito e dal suo presidente a vita. Dalle colonne del Mattino della domenica l’esecutivo di cui fa parte è già giudicato un “governicchio”. Stiamo parlando di Norman Gobbi, nuovo direttore del Dipartimento delle Istituzioni del Canton Ticino. “Sono sempre stato indipendente – afferma senza esitazioni – . Non ho mai fatto da megafono a nessuno. Se avessi avuto la catena corta non avrei certo avuto successo alle elezioni. Chi si aspettava da me un comportamento diverso, semplicemente non mi conosceva”. Ma i rapporti con il presidente Giuliano Bignasca si sono deteriorati? “Assolutamente no. Ci stimiamo a vicenda. D’altra parte non ho mai avuto un rapporto di sudditanza intellettuale nei suoi confronti”. Ma il decalogo di Bignasca lei l’aveva sottoscritto? “Sì, perché dava alla popolazione i segnali che si attendeva da noi. Per esempio nei confronti del governo italiano, che ci sta prendendo a pesci in faccia. Quel decalogo interpretava bene la mentalità leghista, che è molto pragmatica e non certo da laboratorio”. E in Consiglio di Stato come si trova? “Siamo tutti d’accordo sul fatto che i cittadini ci chiedono di prendere decisioni. Sono convinto che sia meglio una scelta sbagliata, che una scelta non fatta”. Questo significa che l’atmosfera in governo è buona? “Diciamo che è costruttiva. Ognuno di noi conosce le posizioni degli altri quattro colleghi e questo facilita la convivenza. D’altra parte, con Bertoli e Beltraminelli sedevamo già assieme nella Commissione della gestione del Gran Consiglio”. La Lega è spesso molto critica nei confronti dell’amministrazione cantonale. I suoi collaboratori dicono di lei che li ascolta: che giudizio si è fatto di loro? “Come avviene in ogni grande azienda il 20 per cento è di livello ottimo, il 60 medio e il rimanente 20 è scadente. Il problema è che non disponiamo degli strumenti per premiare chi lavora meglio e per portare al livello medio chi non dimostra sufficiente dinamismo”. Si è dichiarato favorevole a internare i richiedenti d’asilo in strutture chiuse. Le sembra giusto privarli della libertà? “Fino a quando non sono stati accolti considero illegale la loro presenza sul nostro territorio, per cui mi sembra lecito internarli”. Anche se si tratta di persone corrette ma sfortunate? “L’importante è evadere le domande d’asilo in tempi brevi. Su questo punto condivido Simonetta Sommaruga”.
Parliamo di fusioni: quale è la sua politica? “I soldi che il Cantone spende per promuovere le aggregazioni li considero un investimento, non una spesa. Perché solo comuni forti ed efficienti sono in grado di assumere compiti e competenze per sgravare l’attività del Cantone”. Il precedente governo, a livello di agglomerati urbani, aveva deciso di concentrare gli aiuti su Locarnese e Bellinzonese. Lei invece ha promesso sostegno anche alle prossime tappe in corso a Lugano e Mendrisio. “Sì, il Cantone aiuterà l’aggregazione di Meride, Besazio e Ligornetto con Mendrisio e della Valcolla con Lugano. Stiamo elaborando un piano per prevedere i tempi di queste realizzazioni e i sussidi”. E per Locarno e Bellinzona, cosa prevede? “Quella della nuova Locarno sarà una sfida importante non solo per quella regione, ma per tutto il Ticino. Non escludo il rischio che i cittadini, chiamati a settembre alle urne boccino questo progetto. Per quanto concerne il Bellinzonese mi rallegro per l’iniziativa presa da un gruppo di sindaci: segno che il vento sta cambiando!”.
La sicurezza è stata uno dei cavalli di battaglia della Lega. “Bisogna fare sentire al cittadino che allo Stato sta a cuore la sua sicurezza”. Ma tutte queste misure di cui abbiamo parlato costano molti quattrini. Come è possibile realizzarle se al tempo stesso si vuol procedere anche a sgravi fiscali? “Esiste sempre la possibilità di aumentare il debito pubblico”.
GIÒ REZZONICO, Caffé della domenica, 12.06.2011