Dal Corriere del Ticino | L’opinione
Dopo un periodo di relativa calma, nelle scorse settimane le aggregazioni comunali sono tornate d’attualità. Di recente infatti, sono state stabilite le elezioni del nuovo Comune di Bellinzona (a seguito della recente sentenza del Tribunale federale), il progetto per un Comune unico in Valle Verzasca è stato riattivato e sono ripresi, accanto alla Riforma «Ticino 2020», i lavori per il Piano cantonale delle aggregazioni (PCA): tutto questo fissa nell’agenda politica dei prossimi mesi appuntamenti importanti che sanno di futuro.
Le aggregazioni – come rilevato più volte – sono uno strumento, non un fine a se stesso. Questi consolidamenti istituzionali non forniscono automaticamente soluzioni ai problemi territoriali e amministrativi. E non abbiamo la garanzia automatica della gestione parsimoniosa delle risorse impiegate. Inoltre, sono comprensibili le preoccupazioni per il mantenimento della prossimità e la cura del dettaglio (il famoso tombino da riparare o la calla neve subito in viaggio al primo fiocco).
Ma fermarsi ai rischi sarebbe un gesto di sfiducia nei confronti degli amministratori locali attuali e futuri, e deprimerebbe qualsiasi evoluzione del nostro territorio. Le aggregazioni sono una sfida da raccogliere, perché non possiamo affrontare l’evoluzione della società con le ricette del passato.
Un bacino elettorale più ampio, l’unione coerente della pianificazione territoriale, una spinta progettuale più solida e meno frazionata, il superamento di storiche «beghe» di quartiere e una maggiore forza contrattuale nei confronti del Cantone – un aspetto che ho notato da subito in Consiglio di Stato – costituiscono veri e propri trampolini verso traguardi altrimenti proibitivi. Gli attori dei nuovi Comuni (municipali, consiglieri comunali e funzionari in primis) sanno e sapranno coniugare i progetti di sviluppo con l’attenzione alle esigenze più puntuali e quotidiane della popolazione.
L’esperienza maturata a seguito delle numerose aggregazioni mostra come le opportunità siano molto maggiori rispetto ai rischi. Occorre un periodo di rodaggio, aggiustamenti in corso d’opera (non si possono pretendere Comuni disegnati a tavolino!) e parecchio olio di gomito, ma i risultati sono confortanti, sia nelle Valli sia nei centri urbani. Per quanto concerne le prime, l’unione di piccole realtà ha iniettato nuova linfa nelle zone periferiche del nostro Cantone. Sono state liberate molte energie prima bloccate soprattutto dalle difficoltà nel rinnovare gli organi comunali. Dopo le esperienze positive in Vallemaggia, Valle di Blenio, Leventina, Valle di Muggio, Valle Onsernone e Centovalli, tocca ai cittadini verzaschesi tornare a convincersi di un disegno unico che offrirà loro un Comune solido e pronto a rilanciarsi grazie alle proprie peculiarità.
Il Bellinzonese si trova invece ai blocchi di partenza di una sfida intensa e per nulla scontata: riunire e oliare gli ingranaggi di 13 (ex) Comuni. Perché unire enti locali dotati di un buono standard di servizi? Proprio perché oggi non bastano Comuni semplicemente funzionanti: ci vogliono Comuni funzionali. Un agglomerato vive con il freno a mano tirato se diviso da una moltitudine di attori in gioco che inevitabilmente blocca progetti e soluzioni regionali, cristallizza doppioni amministrativi costosi e allunga i tempi della politica.
Non dimentichiamo che quest’anno è stata istituita anche la Commissione di studio per l’aggregazione della Valle Rovana con Cevio, così da intraprendere un percorso comune che sappia rafforzare l’Alta Vallemaggia. Ad uno stadio molto più avanzato abbiamo, inoltre, il nuovo Comune di Riviera, che muoverà i suoi primi passi con le elezioni nell’aprile dell’anno prossimo, grazie alla convinta unione di Cresciano, Iragna, Lodrino e Osogna.
Bellinzona e la Verzasca, così come le altre realtà ticinesi in movimento, s’inseriscono nel solco della visione cantonale del Ticino di domani, tracciata nel PCA con il coinvolgimento di tutti gli attori locali. Quest’ultimo configura il contesto di un Ticino ricalibrato nei suoi equilibri fra centri urbani e rafforzato nelle sue zone periferiche. Un tassello importante per concretizzare la riforma Ticino 2020 che intende riordinare compiti e flussi fra Comuni e Cantone.
Come detto, l’obiettivo delle aggregazioni non è quello di sommare Comuni, ma di tonificare un federalismo che sia forte in tutti i suoi livelli istituzionali.
Occuparsi d’istituzioni significa migliorare costantemente il rapporto fra il Cittadino e le aziende con l’amministrazione pubblica. Il mio augurio e il mio ringraziamento vanno a coloro che s’impegnano per questo obiettivo a favore di tutti i cittadini ticinesi.