Da www.ticinonews.ch
Così Norman Gobbi sui mormorii relativi a una nuova stretta. E sui malumori in Ticino: “Li comprendo – spiega – ma il nostro agire è nell’interesse di tutti”
Situazione straordinaria? Confinamento nazionale? Nuove restrizioni localizzate? Sono tante le domande alle quali oggi potrebbe rispondere il Consiglio federale (una conferenza stampa è attesa per le 14.30 con Alain Berset). Da un lato l’appello dei Cantoni, dall’altro quello di una parte della componente economica: il comune denominatore è uno solo. Berna deve far sentire la sua voce. Nell’attesa Radio 3i ne ha parlato con il presidente del Governo ticinese Norman Gobbi, partendo proprio dalla richiesta del Ticino della situazione particolare. “Non penso che la Confederazione voglia andare in questa direzione” spiega Gobbi. “Questa situazione però pone qualche difficoltà al Cantone, che è chiamato a vigilare sul rispetto delle norme federali e cantonali. Non c’è la base legale per poter sanzionare immediatamente con pene pecuniarie, che è prevista solo nell’ambito di una situazione straordinaria”. Una questione, quella delle multe disciplinari, che è stata sottoposta anche all’attenzione di Berna perché aggirare la questione, spiega Gobbi, è difficile. “Ci hanno provato i ginevrini, che sono stati richiamati sul fatto che non dispongono delle basi legali conformi. Abbiamo fatto verifiche anche noi. Purtroppo, con questa situazione, per i Cantoni diventa difficile e vanifica un po’ tutti gli sforzi”.
Le richieste di parte dell’economia
Parte dell’economia ha chiesto a gran voce una sorta di lockdown nazionale al posto di misure restrittive localizzate. In mancanza di una presa di posizione di Berna, potrebbe essere questo il prossimo passo? “Saranno temi da discutere e sui quale dovrà essere data una risposta, ma garantendo una visione d’insieme che deve essere sostenibile, sopportabile e supportabile” precisa il consigliere di Stato.
I malumori in Ticino
In queste ore in Ticino c’è un po’ di malumore per il parziale dietrofront sulle misure, in particolare per quel che riguarda le limitazioni a cinema, teatri e impianti sportivi. “Ci sono degli ambiti in cui un contagio è più evidente, dove c’è una maggiore o minore attenzione delle regole. È soprattutto questo uno dei motivi che ci ha spinto a chiarire in quale situazione dovevano essere ripristinati determinati valori e corretti degli altri”. Ma non era forse più giusto chiudere del tutto queste attività? “È una misura che potremo sempre prendere qualora la curva non dovesse appiattirsi o abbassarsi”.