Opinione pubblicata nell’edizione di venerdì 8 marzo 2019 del Corriere del Ticino
Nei prossimi giorni il Consiglio di Stato prenderà posizione sull’accordo quadro per le relazioni tra la Confederazione elvetica e l’Unione europea.
Per noi il messaggio da inviare al Consiglio federale è chiaro: No ad un accordo che fa strame della nostra Sovranità. Infatti, se guardiamo agli interessi meramente cantonali, l’accordo raggiunto dal DFAE con l’UE mette a repentaglio istituzioni fondamentali per la gestione operativa del nostro Cantone.
Nell’ambito del divieto dei cosiddetti “aiuti di Stato” previsto nell’accordo, BancaStato e AET saranno obbligate a privatizzare e perdere la garanzia statale, così come molte aziende di distribuzione elettrica e servizi comunali (AMB, AIM, AEM, …).
Senza dimenticare poi che, in questo settore degli “aiuti di Stato”, ricadrebbero pure alcune misure di carattere fiscale, minando così la sovranità fiscale dei Cantoni, e alcuni aiuti alle aziende (pensiamo in particolare alla promozione economica regionale e turistica).
La ripresa dinamica del diritto europeo, sottoposta alla vigilanza ultima in caso di diatriba della Corte di giustizia dell’UE (sic!), è il vero grimaldello per demolire la nostra Sovranità e la Democrazia diretta che la regge.
Se l’accordo quadro venisse siglato così come concordato dal DFAE, il controllo dell’immigrazione e le misure d’accompagnamento in materia di libera circolazione a tutela dei lavoratori indigeni sarebbero spazzati via d’un sol fiato dall’UE e dalla sua Corte. Il Canton Ticino ha più volte ribadito la fondamentale necessità di controllare la libera circolazione e i suoi effetti sul mercato del lavoro (sostituzione, dumping, …), proprio grazie a posizioni chiare dei Consiglieri di Stato leghisti.
Anche in questa occasione il Ticino deve ribadire il suo No all’abbattimento dei già fragili argini posti alla libera circolazione, in quanto, se l’accordo venisse siglato così come proposto, anche misure locali (come il casellario giudiziale e il divieto di sosta alle carovane Rom straniere) sarebbero cancellate, così come il grande lavoro svolto per contrastare le numerose infrazioni sul mercato del lavoro riscontrate in Ticino (1/3 di tutte quelle registrate in Svizzera!).
Va poi aggiunto che sul nostro territorio – in virtù della direttiva sulla libera circolazione dei cittadini UE che ci verrebbe imposta – arriverebbero studenti in cerca di aiuti pubblici, disoccupati stranieri in cerca di rendite e lavoro, pensionati in cerca di rendite migliori, e quant’altro.
I sottoscritti Consiglieri di Stato si sono impegnati, si impegnano e si impegneranno nel difendere il Canton Ticino e la Svizzera dalla demolizione della nostra Sovranità e della nostra Democrazia diretta, rimandando al mittente un accordo quadro che tien conto unicamente degli interessi dell’economia globalizzata e non considera gli interessi del territorio e della popolazione Ticinese.
Norman Gobbi e Claudio Zali