In Commissione non c’è (più) una maggioranza intenzionata ad affidare le verifiche a un ente esterno
Non sarà un audit esterno a far luce sul «caso permessi», ossia sulle procedure adottate dal Dipartimento delle istituzioni sul rilascio o rinnovo delle autorizzazioni di soggiorno per stranieri. Dopo alcune settimane di discussioni, in aprile la maggioranza della Commissione gestione e finanze aveva deciso di affidare gli approfondimenti tecnici a un ente “non politico”, ma quasi due mesi più tardi – ci spiega il presidente della Gestione Fiorenzo Dadò (PPD) «una maggioranza politica, ora, non c’è più».
Tutto rientrato, dunque? Non proprio: «La Commissione convocherà i sindacati e le associazioni economiche che avevano sollevato il problema per capire se la situazione si è davvero risolta. In caso fossero necessari altri approfondimenti, questi saranno condotti direttamente dalla Gestione».
Il caso, lo ricordiamo, aveva infiammato la politica cantonale nella seconda metà del 2020. Dopo che il 3 settembre un servizio di «Falò» aveva raccolto diverse testimonianze che lamentavano un’applicazione molto restrittiva della Legge sugli stranieri, PS, Verdi, PC, PLR e MPS avevano chiesto chiarimenti in particolare su rifiuti e revoche di permessi per questioni ritenute “minori” o per condanne penali ormai datate, così come sulla proporzionalità dei controlli, ritenuti «spropositati». Quasi un anno dopo, il Tribunale federale aveva adeguato la propria giurisprudenza, rivedendo la portata del «centro degli interessi», elemento che il Ticino aveva considerato centrale al fine del rilascio o del rinnovo di un permesso. L’Alta Corte aveva cioè stabilito che questo aspetto «ha una portata circoscritta» e «non costituisce il criterio principale sul quale basarsi».
Tutto rientrato, dunque? Non proprio: «La Commissione convocherà i sindacati e le associazioni economiche che avevano sollevato il problema per capire se la situazione si è davvero risolta. In caso fossero necessari altri approfondimenti, questi saranno condotti direttamente dalla Gestione».
Il caso, lo ricordiamo, aveva infiammato la politica cantonale nella seconda metà del 2020. Dopo che il 3 settembre un servizio di «Falò» aveva raccolto diverse testimonianze che lamentavano un’applicazione molto restrittiva della Legge sugli stranieri, PS, Verdi, PC, PLR e MPS avevano chiesto chiarimenti in particolare su rifiuti e revoche di permessi per questioni ritenute “minori” o per condanne penali ormai datate, così come sulla proporzionalità dei controlli, ritenuti «spropositati». Quasi un anno dopo, il Tribunale federale aveva adeguato la propria giurisprudenza, rivedendo la portata del «centro degli interessi», elemento che il Ticino aveva considerato centrale al fine del rilascio o del rinnovo di un permesso. L’Alta Corte aveva cioè stabilito che questo aspetto «ha una portata circoscritta» e «non costituisce il criterio principale sul quale basarsi».
Da www.cdt.ch