Dal Corriere del Ticino | Il procuratore generale John Noseda ribadisce la necessità di potenziare la Magistratura, Norman Gobbi replica: «Oltre a concentrarsi sulle risorse bisogna ragionare sui processi» – Si scalda la polemica sulle note spese degli avvocati.
Chiamati a dialogare per il bene e la sicurezza del cittadino, ma sovente costretti a fare i conti con differenti esigenze in termini di risorse. Il controverso intreccio tra il potere giudiziario e quello politico ieri sera è stato il protagonista della puntata di Piazza del Corriere su TeleTicino. Una puntata, quella moderata dal caporedattore del Corriere del Ticino Gianni Righinetti, che ha potuto contare sulla presenza del procuratore generale John Noseda. E quest’ultimo è subito stato chiaro: «Capisco benissimo i problemi politici, ma bisogna rendersi conto di una cosa. Se chiediamo un potenziamento del Ministero pubblico o della polizia nell’ambito dei reati finanziari è perché questi generano un costo enorme per il Cantone sul piano dei fallimenti, degli oneri sociali non pagati o della fiscalità». Fatta questa premessa Noseda è quindi tornato a ribadire: «Un debito potenziamento dell’apparato giudiziario permetterebbe di reprimere maggiormente i fenomeni citati. Nessuna spesa dunque, parliamo di investimenti». Chiamato in causa, il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi ha però sottolineato: «È importante concentrarsi non solo sulle risorse ma anche sui processi e sulla loro ottimizzazione. E questo al fine di liberare forze per i dossier prioritari». Il presidente del Consiglio della magistratura Werner Walser ha tuttavia ricordato come «quello della sottodotazione del personale è un tema di discussione quotidiano». E sulle possibili soluzioni ha aggiunto: «Più che magistrati abbiamo bisogno di specialisti». Un appello, questo, sposato in toto da Noseda: «Il mio problema è l’inchiesta, poiché senza di essa non si trovano i colpevoli e la verità. E per condurre un’inchiesta servono analisti, ispettori e giuristi supplementari». Riconoscendo tra il serio e il faceto di essere «cascato in un periodo sfortunato» per le casse del Cantone, il procuratore generale ha quindi esortato: «Il Parlamento, ma anche il direttore del DFE devono finalmente essere disponibili».
A proposito di Gran Consiglio e di una sorta di «carenza di vocazione» per il ruolo di procuratore pubblico, il presidente dell’Ordine degli avvocati Renato Cabrini ha poi evidenziato: «So che la legge assegna al Parlamento l’autorità di nomina. Ma si dovrebbe dare più importanza alla professionalità e alle competenze del magistrato». Dello stesso avviso Gobbi, che ha riconosciuto «un freno» nell’avvicinarsi alla carica giudiziaria. Noseda ha perciò invitato le parti in causa a studiare una struttura «che garantisca davvero l’accesso dei migliori», dando maggiore peso alle analisi approfondite della Commissione di esperti.
Tornando all’attualità e ai cantieri aperti l’attenzione si è quindi spostata sulla nomina di un procuratore pubblico straordinario e sulla riforma Giustizia 2018. In merito al primo dossier Gobbi ha anticipato: «Il messaggio arriverà prima dell’estate. Sarà un incarico a scadenza con obiettivi ben precisi in termini di incarti da evadere». Nel quadro della riforma giudiziaria la lente del direttore delle Istituzioni si è invece posata sul Ministero pubblico: «Bisogna capire se l’organizzazione così orizzontale è ancora confacente a una struttura che nel tempo è evoluta. In tal senso eliminare la figura del procuratore pubblico sostituto fu un errore». Un’affermazione condivisa da Walser, secondo cui «servono meno ufficiali e più soldati, creando un percorso di carriera interna». «Questo va fatto, non fosse altro perché è una gerarchia che esiste ovunque» ha confermato Noseda, che in merito ai compiti futuri del capo della Procura ha per contro affermato: «Il procuratore generale ha un’unica facoltà disciplinare che è quella di togliere l’incarto a un magistrato. Sarebbe forse il caso di disporre di un margine d’intervento maggiore». È per questo motivo che Noseda ha troppi incarti? lo ha sollecitato Righinetti. «No semplicemente ho assunto molti degli impegnativi incarti finanziari esplosi negli ultimi anni» ha risposto Noseda, che sulla scelta del suo sostituto ha infine affermato: «Il Gran Consiglio si dia una mossa per giungere a una soluzione in settembre». Riferendosi al periodo di nomina di soli 2 anni Cabrini ha però avvisato: «Un libero professionista avrebbe molte difficoltà ad assumere questo ruolo. Servirebbero garanzie più durature».
Va scaldandosi la polemica sulle note spese
Non accenna a placarsi la polemica innescata dal giudice Marco Villa che, al termine di un processo, aveva ridotto da 120.000 a 80.000 franchi le note spese presentate dai legali d’ufficio degli imputati, ritenendo ingiustificate diverse prestazioni (cfr. l’edizione del 6 maggio). A prendere la parola in difesa dei propri affiliati è ora l’Ordine degli avvocati (OATI) che, nel suo ultimo bollettino, non esita a parlare di «grave lesione d’immagine». Le recenti pubbliche esternazioni di un magistrato in ambito di patrocinio d’ufficio – leggiamo – «hanno gravemente leso l’immagine di alcuni affiliati OATI e dell’avvocatura in generale». Nel suo scritto, il Consiglio dell’Ordine tiene a ribadire come i regolamenti prevedano che all’avvocato sia «riconosciuto l’onorario per le prestazioni necessarie per lo svolgimento del patrocinio a un tariffario orario inferiore a quello usuale». Ma non è tutto: «L’avvocato adempie i mandati d’ufficio con la stessa diligenza profusa negli altri mandati. Uno degli aspetti più nobili dell’avvocatura è proprio quella di contribuire all’accesso alla giustizia anche alle classi sociali meno fortunate». «Non si può non sottacere che l’aumento in questo settore della spesa pubblica è indipendente dal nostro volere ed è determinato da fattori esogeni, in particolare la continua espansione del diritto penale materiale e l’introduzione delle recenti riforme di diritto penale procedurale federale».
Infine, l’affondo conclusivo: «L’avvocato si rivolge alle autorità con il rispetto loro dovuto e si attende da loro la medesima considerazione. Il Consiglio dell’Ordine esprime nell’immediato un sentimento di vicinanza ai suoi affiliati messi iniquamente in cattiva luce». Dopo il processo all’origine di tutto, la polemica era tornata a scaldare gli animi in un secondo dibattimento in cui l’avvocato Didier Lelais aveva voluto fare chiarezza per «evitare di passare da avvocato ad accusato». Lo aveva fatto spiegando nei dettagli la nota d’onorario visto che è «sacrosanto il diritto a una difesa dell’imputato».
LA SCHEDA
L’attività della procura Nel 2016 il Ministero pubblico ha aperto 11.124 incarti, ossia 366 in più rispetto al 2015. I dossier riportati sul 2017 sono per contro stati 6.181, a fronte dei 6.320 registrati all’inizio del 2016. Sempre l’anno scorso sono stati emessi 6.527 decreti d’accusa, con un incremento di 577 unità su base annua. Gli atti d’accusa hanno per invece toccato quota 202 (+28 rispetto al 2015), per quello che rappresenta un record dal 2001.
I Tribunali Nel 2016 il Tribunale penale cantonale ha aperto 237 nuovi incarti; l’anno precedente erano stati 219. Il Tribunale cantonale amministrativo lo scorso anno ha da parte sua registrato una leggera diminuzione: gli incarti sono infatti passati da 743 a 722.
Il Magistrato dei minorenni Il segno «+» ha invece accompagnato anche l’attività della Magistratura dei minorenni, con i nuovi incarti cresciuti di 54 unità, per un totale di 874 nel 2016.
Nel complesso In termini complessivi durante il 2016 sono stati 46.702 gli incarti evasi dai 117 magistrati che compongono il nostro apparato giudiziario.
(Articolo di Massimo Solari)