“La nostra situazione geografica richiede ingenti investimenti per la sicurezza”
Ci sono due dati particolarmente sensibili che sono balzati agli occhi durante le ultime settimane. Il primo: in Svizzera i detenuti presenti nelle strutture carcerarie sono diminuiti di circa il 10 per cento. In Ticino no. Il secondo: la presenza di detenuti stranieri nelle strutture carcerarie svizzere continua ad aumentare e in Ticino è superiore rispetto a quanto avviene nel resto dei Cantoni, e oggi supera la media svizzera del 70%. Andiamo con ordine e parliamo del primo aspetto. “La controtendenza ticinese sull’affollamento delle carceri rispetto al resto della Svizzera – afferma di Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi – è causata da importanti e numerose inchieste legate al traffico di stupefacenti. Ciò ha comportato un aumento di detenuti nel carcere giudiziario. Un dato da leggere – come sempre in questa materia – con una duplice valenza: in senso positivo, perché vuol dire che l’attività di repressione della Polizia è molto elevata. Dall’altro lato in senso negativo, perché significa che sul territorio ticinese la criminalità è presente per fare “affari” nel mondo della droga e usa il Ticino quale via privilegiata per i suoi traffici internazionali di stupefacenti. La risposta dell’autorità inquirente però, come si vede, è importante e non saranno passati inosservati alle e ai ticinesi che seguono la cronaca la serie di comunicati stampa diramati dalla nostra Polizia cantonale anche nelle ultime settimane. Stroncare i commerci internazionali di droga e assicurare alla giustizia questi venditori di morte rimane uno dei compiti prioritari per le forze dell’ordine”, evidenzia il Consigliere di Stato Norman Gobbi.
Il secondo aspetto riguarda invece la presenza elevata di cittadini stranieri all’interno delle nostre carceri. “I dati parlano chiaro: su 242 detenuti, il 27% è svizzero, mentre il 73% è di nazionalità straniera. Alla Farera, ossia il carcere giudiziario con i prevenuti colpevoli in attesa del processo, il rapporto è addirittura 80% stranieri e 20% svizzeri. Questa proporzione, o disproporzione, mette sotto la lente il fatto che il Ticino per la sua particolare situazione geografica deve investire molto di più nella sicurezza per motivi legati a situazioni extra territoriali. L’attività investigativa contro il crimine organizzato internazionale, ma pure le molteplici inchieste che toccano stranieri del settore dell’asilo ci fanno capire che per mantenere un alto grado di sicurezza all’interno dei nostri confini dobbiamo spendere molti più soldi di altri Cantoni, non toccati dalle nostre problematiche”, sottolinea il capo del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
Già la scorsa settimana dalle colonne del Mattino lei parlava di questa “situazione speciale” del Ticino rispetto al resto della Svizzera, con la necessità di avanzare richieste alla Confederazione per sostenere il Cantone con nuovi mezzi finanziari. “Non si scappa: il Ticino può trarre vantaggi dalla sua collocazione geografica, ma gli oneri che deve sostenere proprio per tale situazione sono diventati e diventano sempre più grandi. Come dicevo, basta guardare alla grandissima pressione sui salari e sull’occupazione che crea il mercato del lavoro lombardo sui nostri posti di lavoro. Anche il settore della sicurezza è una spia che ci mette sotto gli occhi l’evidenza di un Cantone chiamato a oneri supplementari a favore di tutto il resto della Svizzera. Tale sforzo è riconosciuto dalla Confederazione. Ma nell’ultimo decennio non appare più adeguato. È in questo quadro che dobbiamo intervenire”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.