Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 13 ottobre 2018 del Corriere del Ticino
Netto calo delle domande da parte degli aspiranti rossocrociati in seguito all’introduzione della nuova legge.
Locarno segna il calo maggiore, segue Lugano – La padronanza dell’italiano è diventata un criterio essenziale.
I dati delle cancellerie comunali dei principali centri del Cantone parlano chiaro: con l’entrata in vigore il 1. gennaio della nuova Legge sulla cittadinanza ticinese e l’attinenza comunale, le richieste di naturalizzazione hanno subito una brusca frenata. Varata nel febbraio del 2017 dal Consiglio di Stato e approvata a settembre dal Gran Consiglio, la modifica di legge non solo ha introdotto paletti più stretti per gli aspiranti svizzeri, ma ha altresì stabilito un nuovo percorso formativo obbligatorio e uniformato in tutto il Ticino. Un iter, questo, nel quale la padronanza della lingua italiana rappresenta una conditio sine qua non per poter poi accedere all’esame di civica, storia e geografia svizzera e ticinese. Ma torniamo ai dati. Stando alle cifre forniteci dalle cancellerie, nei primi 9 mesi dell’anno le richieste di naturalizzazione hanno subito un decisivo rallentamento, passando ad esempio dalle 103 registrate a Locarno nel 2017, alle 12 ricevute fino a fine settembre. Un calo, questo, che ha interessato tutto il territorio cantonale: se a Mendrisio le domande sono scese da 60 dell’anno scorso alle 15 di settimana scorsa, a Chiasso le statistiche registrano 10 richieste inoltrate da inizio anno a fronte delle 51 ricevute nel 2017. Non fa eccezione neppure Lugano che, se nel 2017 aveva conosciuto un’esplosione di richieste che avevano toccato le 402 unità, a fine settembre contava 350 domande di naturalizzazione. Domande in calo anche a Bellinzona dove – a seguito dell’aggregazione – è tuttavia più difficile fare un paragone con gli anni precedenti. Qui, ci confermano dalla cancelleria, da inizio anno sono giunte 90 richieste a fronte delle 157 registrate nel 2017. Un dato quest’ultimo che comprendeva però unicamente la capitale mentre le 90 richieste pervenute fino ad oggi interessano anche i comuni aggregati. Se per la Turrita è quindi difficile fare un vero e proprio confronto con gli anni scorsi, gli addetti ai lavori non hanno dubbi: al di là delle cifre, la tendenza in atto dall’inizio dell’anno è quella di un netto calo delle richieste di naturalizzazione in tutti i comuni. Comuni che, con l’entrata in vigore della nuova legge, sono stati «sgravati» dal compito di effettuare la verifica delle conoscenze linguistiche e culturali mentre la concessione dell’attinenza comunale e il controllo dell’integrazione del candidato rimangono prerogativa dei legislativi.