Dal Corriere del Ticino del 21 marzo 2016
Il presidente del Governo Norman Gobbi torna ad auspicare la sospensione di Schengen Lettere a Sommaruga, Maurer e Parmelin per lanciare un appello – Il precedente del 2015
L’estate scorsa aveva sollevato un polverone, facendo nascere alcuni attriti in seno al Consiglio di Stato e prestando il fianco a due interrogazioni parlamentari. Parliamo della richiesta di chiusura temporanea delle frontiere per ovviare a un’eventuale forte afflusso di migranti, tornata ieri d’attualità e sempre per bocca del presidente del Governo Norman Gobbi. Sì perché i festeggiamenti per i 25 anni della Lega (vedi il fototesto a lato) sono stati teatro di una nuova presa di posizione risoluta del direttore del Dipartimento delle istituzioni, destinata – visto il precedente del giugno 2015 – a fare ancora discutere. Ma non è tutto, poiché come rivelato dalla SonntagsZeitungs nel giro di alcune settimane Gobbi ha inviato tre lettere ai consiglieri federali Simonetta Sommaruga, Ueli Maurer e Guy Parmelin, lanciando l’allarme per la situazione straordinaria che potrebbe venire a crearsi al confine sud della Svizzera dopo lo sbarramento della rotta balcanica. Il tutto chiedendo per l’appunto di considerare anche la chiusura in via provvisoria della frontiera ticinese ai migranti in arrivo, con anche la mobilitazione dell’esercito a supporto delle guardie di confine.
Appoggiandosi all’idea avanzata nel 2011 da Giuliano Bignasca «di creare un muro al confine sud per difendere i ticinesi», Gobbi ieri ha dunque rispolverato la declinazione operativa di quella proposta: la temporanea sospensione di Schengen e di conseguenza la reintroduzione dei controlli sistematici alle frontiere. «A suo tempo – ha dichiarato il consigliere di Stato leghista – il Nano era stato criticato per questa idea ritenuta folle. Ora però sempre più Paesi attorno a noi stanno mettendo in atto questa iniziativa. Mentre in Svizzera ciò non ci viene permesso perché Sommaruga (direttrice del Dipartimento federale di giustizia e polizia, ndr) non vuole».
Un chiaro riferimento alle decisioni prese dapprima dall’Austria, e poi da Macedonia, Croazia, Slovenia e Serbia. Provvedimenti che potrebbero tradursi in un importante afflusso di migranti dall’Italia. Fermi al confine tra Grecia e Macedonia, questi potrebbero infatti decidere di raggiungere la Penisola attraversando l’Adriatico, per poi risalire verso nord in direzione della frontiera ticinese.
L’intervista e il polverone
Come detto non è la prima volta che Gobbi auspica una provvisoria chiusura delle frontiere. Lo stesso concetto era stato espresso in un’intervista rilasciata alla NZZ lo scorso mese di giugno, quando le domande d’asilo registrate a Chiasso erano quasi triplicate nel giro di due mesi, passando dalle 613 di aprile alle 1.766 di giugno. Le dichiarazioni a mezzo stampa del presidente del Governo avevano creato qualche malumore tra i consiglieri di Stato, con Paolo Beltraminelli e Christian Vitta che si erano detti «sorpresi di simili dichiarazioni», mentre Manuele Bertoli aveva parlato di affermazioni fatte all’insaputa dell’Esecutivo lamentandosi per la mancata informazione.
A seguito dell’intervista alla NZZ erano inoltre scattate due interrogazioni. La prima, firmata Natalia Ferrara Micocci (PLR), chiedeva al Consiglio di Stato se condividesse il parere di Gobbi e se quest’ultimo, in qualità di presidente, fosse legittimato a prendere posizione su temi di competenza federale. Da parte sua Lisa Bosia Mirra (PS) aveva sollecitato l’Esecutivo sulla «ragionevolezza» o meno delle affermazioni in questioni. Le risposte governative erano poi giunte tra l’ottobre e il dicembre scorsi. A Ferrara Micocci era stato chiarito come le dichiarazioni di Gobbi fossero da interpretare quali «opinioni di natura personale». Per altro precisando che sebbene la Costituzione cantonale «attribuisca all’Esecutivo il compito di dirigere collegialmente gli affari di sua competenza, ciò non significa che al singolo membro sia preclusa qualsiasi possibilità di esprimere la propria opinione». In merito alla legittimità delle considerazioni il Governo aveva però dato parzialmente ragione a Gobbi. Rispondendo a Bosia Mirra era in effetti stato precisato che «le preoccupazioni espresse dal nostro collega lo scorso mese di giugno, sull’impatto di questo fenomeno sul nostro Cantone apparivano legittime, anche in ponderazione del fatto che in questi casi è assai difficile prevedere l’evolversi di un fenomeno di una tale portata».
Massimo Solari