Presentato un Rapporto sul primo anno e mezzo di attività del Centro temporaneo di accoglienza di Rancate – Norman Gobbi: «Problemi non ce ne sono stati».
Sino alla fine del 2018 il Centro per migranti resterà a Rancate. Anche perché il fenomeno delle persone decise a dirigere a nord, e non a chiedere asilo alla Svizzera, non si esaurirà a breve, sebbene il numero delle presenze fluttui (la notte di mercoledì, ad esempio, ne sono stati ospitati 5). E dal gennaio 2019 cosa succederà? Le opzioni logistiche sono ancora aperte. Una cosa è certa, soprattutto a mente di Norman Gobbi: la struttura non sarà più in un capannone, ma semmai modulabile sulle esigenze del momento (e della pressione migratoria), e soprattutto dovrà situarsi nelle vicinanze della frontiera. Il direttore del Dipartimento delle istituzioni per ora non si sbilancia più di tanto: i prossimi mesi serviranno, del resto, ai servizi cantonali per trovare una soluzione adeguata, di concerto con l’autorità federale, che dal 2017 si è fatta carico dei costi per la sicurezza. E qui viene naturale pensare in particolare allo stabile della Confederazione in via Motta a Chiasso, l’attuale Centro di registrazione e procedura per richiedenti l’asilo destinato a ‘traslocare’ in località Pasture, fra Balerna e Novazzano. «Via Motta potrebbe essere una possibilità – ammette il consigliere di Stato -, inserendovi però tutti gli altri punti di triage che al momento utilizzano già sia la Sem (la Segreteria di Stato della migrazione, ndr) che le Guardie di confine. E questo per ‘liberare spazi’ in stazione o nelle altre superfici private attorno all’infrastruttura ferroviaria adibite a queste operazioni. È lì, peraltro, che si trova il fulcro. Vi devono essere, comunque, altre varianti da valutare». Sono già state individuate? «Non ancora. È una discussione – conferma Gobbi – che dovremo fare con la Confederazione, visto che ha partecipato e partecipa al finanziamento dell’operatività della struttura, con l’intento appunto di identificare soluzioni definitive – che non siano in affitto in un capannone industriale come oggi – anche alla luce del nuovo assetto pianificato dalla Sem». L’ubicazione, però, è un tema sensibile per Chiasso, Balerna e Novazzano, che in una lettera al governo hanno esternato i loro sentimenti: il Centro d’asilo a Pasture basta e avanza, quindi si suggerisce di guardare oltre il ponte diga di Melide (cfr. ‘laRegione’ del 4 dicembre). «Di fatto è un controsenso, parlando di riammissioni verso l’Italia – risponde a distanza il capo del Di -. Da qui la bontà della scelta di Rancate, dove in questo anno e mezzo di problemi, d’altro canto, non ce ne sono stati. La prossimità al confine deve essere data, dovendo collaborare con la Polizia di frontiera italiana. C’è una necessità e sussiste un vincolo che non deve generare maggiori costi operativi di quelli che potrebbero essere, invece, ridotti in una nuova struttura: distanze più lunghe comportano più trasporti, con quello che ne consegue». Restando sulle spese sostenute: grazie a un accordo stretto con l’Amministrazione federale delle dogane, gli oneri 2017, come detto, saranno coperti da Berna. Non solo, il Consiglio di Stato attende di conoscere l’esito della mozione presentata dal consigliere agli Stati Fabio Abate su possibili aiuti finanziari ai Cantoni che gestiscono centri simili a quello di Rancate: la disponibilità del Consiglio federale e della Camera alta sono state dichiarate, ora tocca al Nazionale. Potrebbe modificare i termini della convenzione? «Di fatto fisserebbe una base legale formale a maggiore sostegno di quanto la Confederazione già fa adesso – spiega ancora Gobbi -. Non a caso abbiamo cercato, nel comune interesse, di ridurre le risorse investite nella gestione, al fine di ottimizzare i costi e rivedere determinate procedure, senza venire meno alla tutela dei diritti di chi è coinvolto. In tal senso si è rivisto il dispositivo e faremo meno appoggio a enti esterni». In altre parole, più agenti di polizia e guardie di confine e meno sicurezza privata, da modulare sulle presenze giornaliere. I dati sono tutti in un ‘Rapporto informativo’ vergato dal governo che sarà consegnato al parlamento. Un bilancio che fra le righe ribadisce i buoni rapporti con i vicini – «chi reclama non ha per nulla ragione: sono parte molto diligente» – e fa emergere la dignità della soluzione, riconosciuta anche dalla Commissione nazionale della tortura.