Meno tasse per tutti

Meno tasse per tutti

Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 11 luglio 2019 de La Regione

La manovra fiscale accolta all’unanimità dal Consiglio di Stato prevede la riduzione del moltiplicatore cantonale e dell’aliquota dell’imposta sugli utili delle aziende.
Vitta (Dfe): ‘Se non facessimo nulla scivoleremmo agli ultimi posti della classifica.

Giù il moltiplicatore cantonale di due punti percentuali, eventualmente anche di quattro dal 2025. E un «accordo politico» in seno al Consiglio di Stato che promette, dopo l’estate, misure mirate in ambito scolastico e per le fasce più bisognose della popolazione per una spesa di circa 30 milioni nel periodo 2020-2024. Così il governo bilancia l’operazione di ritocco fiscale – aliquota dell’imposta sull’utile delle imprese dal 9% all’8% dall’anno prossimo fino al 2024, poi al 5,5% dal 2025 – che trae origine dalla riforma federale, volta a tassare alle stesse condizioni l’utile delle persone giuridiche abolendo i regimi privilegiati. «Tutti i cantoni stanno abbassando l’onere complessivo per le persone giuridiche: se non facessimo nulla, scivoleremmo agli ultimi posti della classifica intercantonale, perdendo competitività», mette in guardia Christian Vitta, direttore del Dipartimento finanze ed economia, presentando la manovra fiscale alla stampa. «L’obiettivo della riforma cantonale – prosegue – è quello di mantenere il substrato fiscale delle persone giuridiche e proporre un sistema aggiornato alle esigenze odierne per le persone fisiche». La riduzione del coefficiente cantonale d’imposta avanzata dal governo è temporanea, ed è pronta a cadere quando vedrà la luce la riforma della Legge tributaria cantonale a cui l’Esecutivo inizierà a lavorare già nel corso della legislatura, con l’obiettivo di proporre interventi più mirati e differenziati fra varie categorie di contribuenti. Stando però allo stato attuale delle cose, l’impatto complessivo del pacchetto fiscale presentato ieri implicherà dal 2025 un minor incasso per lo Stato di poco superiore ai 100 milioni, e per i Comuni di poco inferiore ai 50 milioni.

Comuni compensati
L’onere della riforma sugli enti locali sarà in parte compensato dal Cantone con un contributo di 9 milioni di franchi l’anno. Nell’ottica poi di «rafforzarne l’autonomia» sarà concesso ai Comuni di applicare, dal 2025, un moltiplicatore differenziato tra persone giuridiche e persone fisiche, spiega Norman Gobbi, direttore del Dipartimento delle istituzioni. «Tra i due moltiplicatori non ci potrà tuttavia essere una differenza superiore al 20%, a partire da un moltiplicatore minimo fissato al 40%. Misure peraltro discusse con gli enti locali e volute per non aprire sfide troppo fratricide, scongiurando il rischio di ‘dumping fiscale’». Evitando cioè che i comuni con poche aziende sul territorio possano approfittarne proponendo prelievi fiscali irrisori. «Tenendo poi presente che le persone giuridiche non votano…», rileva ancora Gobbi.

Accordo politico in cinque punti
Nel patto concluso al tavolo del Consiglio di Stato, con cui di fatto è stato possibile assicurare l’appoggio del ministro socialista Manuele Bertoli agli sgravi fiscali (leggi a lato), non sono compresi soltanto i milioni destinati alla scuola e alla socialità, di cui abbiamo detto in apertura. I punti dell’accordo sono cinque: ai due crediti milionari si aggiunge la volontà di presentare “entro la fine del 2019” un messaggio “per rispondere alle necessità di risanamento della cassa pensioni” degli statali e “quantificate al momento a 500 milioni”. Sempre in ambito di previdenza, si promette l’adozione di una “definitiva” e soprattutto “equa soluzione” concernente il futuro sistema previdenziale dei consiglieri di Stato, “tenendo conto dei lavori di approfondimento già effettuati dalla commissione del Gran Consiglio che si occupa del tema” (come noto, quello dei vitalizi dei ministri è uno dei dossier rimasti bloccati in parlamento la legislatura scorsa). E da ultimo vi è l’obiettivo condiviso “di presentare il preventivo 2020 in equilibrio”, con la necessità di “definire delle priorità d’intervento per gli anni a venire”.

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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 11 luglio 2019 del Corriere del Ticino

La riforma: Un fisco più leggero per stare al passo
Sì unanime del Governo al nuovo piano di sgravi: a regime l’impatto sarà di 106 milioni – Giù l’onere per le imprese Scenderà anche l’imposizione per le persone fisiche – È accordo politico su educazione, socialità e Cassa pensioni

Un pacchetto fiscale da 106 milioni di franchi (a regime dal 2025) che sgrava società e cittadini e attribuendo ai Comuni maggiore autonomia fiscale. Ma non è tutto. La notizia, politicamente parlando, è che il Governo ha accolto all’unanimità la riforma, che sarà accompagnata da investimenti per una trentina di milioni nel settore della scuola e della socialità, unitamente ad una maxi-iniezione da 500 milioni di franchi, per il risanamento della Cassa pensioni dei dipendenti dello Stato.

La materia, per i non addetti ai lavori, è di quelle ostiche. Andiamo quindi con ordine. La necessità di questa riforma a livello cantonale nasce dal voto popolare a livello federale dello scorso 19 maggio, quando gli elettori svizzeri hanno approvato la legge sulla riforma fiscale e il finanziamento dell’AVS (RFFA) che entrerà in vigore il primo gennaio del prossimo anno e abolirà in particolare i regimi privilegiati con i quali sono imposte le società a statuto speciale. Tutti i Cantoni hanno quindi iniziato ad adattarsi a queste nuove disposizioni. E il Ticino non fa eccezione: «Se non facciamo nulla, siamo fuori dal mercato», ha affermato il direttore del Dipartimento delle finanze e dell’economia (DFE) Christian Vitta nel presentare la riforma. E così, per compensare la fine dei regimi privilegiati, la riforma cantonale prevede la riduzione in due fasi dell’aliquota dell’imposta sull’utile delle persone giuridiche, che passerà dall’attuale 9% all’8% nel periodo transitorio 2020-2024, e infine al 5,5% a partire dal 2025, quando l’imposizione unica delle imprese sarà effettivamente a regime. Christian Vitta ha quindi sottolineato che, senza questa misura, il nostro cantone rischierebbe di trovarsi negli ultimi posti della «graduatoria» dell’onere fiscale massimo: in parole povere, il Ticino rispetto al resto della Svizzera sarebbe tra i meno attrattivi dal punto di vista fiscale per le imprese. La riforma è quindi stata impostata per mantenere il cantone nella media nazionale. Ma il progetto presentato ieri non si ferma qui. La riforma prevede infatti anche una riduzione del moltiplicatore cantonale in due fasi: dal 100% passerà al 98% nei quattro anni di transizione, per poi fermarsi al 96% dal 2025. Questa ultima riduzione del 2%, però, potrà avvenire solo su decisione del Gran Consiglio. Va poi segnalato che, come annunciato da Vitta, il Governo intende presentare nel corso di questa legislatura una revisione generale della Legge tributaria che potrebbe sostituire quest’ultima misura sul moltiplicatore cantonale.

Un’altra questione che ha fatto discutere negli ultimi mesi riguarda la perdita che i Comuni registreranno in seguito alla riduzione dell’imposta sull’utile delle persone giuridiche. Per limitare l’impatto sugli Enti locali, nella riforma il Governo ha previsto un contributo annuale di 9 milioni di franchi per i Comuni, che quindi dovrebbero registrare una perdita complessiva intorno a 60 milioni di franchi. Ma, anche in questo caso, non è tutto. Come spiegato dal direttore del Dipartimento delle Istituzioni Norman Gobbi, a partire dal 2025 il progetto prevede di permettere ai Comuni di differenziare il loro moltiplicatore tra persone fisiche e persone giuridiche. «Si tratta di una misura che rafforza l’autonomia comunale. Dobbiamo ricordarci che il nostro federalismo è anche fiscale. Con il moltiplicatore differenziato a livello comunale diamo più autonomia agli Enti locali», ha sottolineato il consigliere di Stato, che ha poi precisato: «Le uniche limitazioni riguardano il differenziale massimo tra il moltiplicatore per le persone fisiche e giuridiche che non potrà superare il 20%, e il moltiplicatore minimo che non potrà scendere sotto il 40%». Gobbi ha infine precisato che queste misure saranno accompagnate da un progetto di revisione del modello perequativo intercomunale definito nell’ambito del progetto Ticino 2020.

Detto delle misure della riforma fiscale, veniamo ora all’impatto che queste avranno sui conti cantonali e comunali. Le ripercussioni finanziarie durante il periodo di transizione 2020-2024 dovrebbero essere quantificate in una perdita di 34,8 milioni per il Cantone e 10,2 per i Comuni. L’ulteriore impatto previsto dal 2025 porterebbe a una perdita di 71,2 milioni per il Cantone e 36 per i Comuni. L’impatto complessivo della manovra dovrebbe dunque essere il seguente: meno 105,9 milioni di franchi per il Cantone e meno 46,2 milioni per i Comuni. In questo senso, va detto, il consigliere di Stato Christian Vitta ha evidenziato: «L’obiettivo del Governo è di presentare il prossimo anno un preventivo in equilibrio. Dal 2021, invece, sarà necessario darsi una rotta per mantenere sostenibile l’impatto della riforma».