Lei ha in più occasioni denunciato i pericoli derivanti dalla presenza in Svizzera e in Ticino di organizzazioni criminali internazionali. Si può parlare di una vera e propria emergenza?
La criminalità organizzata opera a livello internazionale. E questo è un fatto noto. Proprio per questo negli ultimi anni siamo in prima fila per cercare di combattere le infiltrazioni, che avvengono anche nel nostro Paese. Il nostro impegno – a livello operativo e a livello politico – si sviluppa su alcuni assi importanti. Da un lato vi è la sensibilizzazione di fronte a questo fenomeno, che tocca il Ticino per la sua vicinanza geografica con l’Italia, ma che ha ramificazioni direi anche più importanti in altri Cantoni svizzeri. Il contrasto alla criminalità organizzata rimane di competenza dell’autorità federale (Fedpol, la Polizia federale, e Ministero pubblico della Confederazione), alla quale garantiamo una fattiva collaborazione. Collaborazione che ci viene riconosciuta a livello svizzero e a livello internazionale. Il lavoro di supporto della Polizia cantonale si concretizza anche attraverso l’attività di monitoraggio e raccolta di informazioni. In tale contesto la creazione di un nuovo reparto della Polizia giudiziaria (RG4) permette di ancor meglio supportare questa attività. La Polizia migliorerà la raccolta, l’elaborazione, l’analisi e la divulgazione delle informazioni.
In particolare, quali evidenze sono emerse riguardo alla presenza di organizzazioni criminali riconducibili alle famiglie mafiose italiane?
L’evidenza più importante, se mi consente il gioco di parole, è legata alla… poca evidenza delle organizzazioni mafiose sul nostro territorio. La loro presenza non è contraddistinta da atti criminali violenti, ma da una sotterranea, silenziosa entrata nel nostro tessuto sociale e soprattutto economico. È per questo motivo che, paradossalmente, risulta più difficile detectare e contrastare queste infiltrazioni. Ed è proprio per questo motivo che occorre coinvolgere più canali informativi, sviluppando sinergie con tutte le unità amministrative interessate negli ambiti più delicati. Penso qui in particolare a quello dell’esame delle domande di permessi (di lavoro, di residenza), ma pure al settore economico con controlli sia di ordine amministrativo sia di ordine fiscale.
All’internazionalizzazione delle organizzazioni corrisponde un altrettanto efficace collaborazione tra i diversi Paesi coinvolti a livello di attività giudiziaria e di polizia?
Dal mio osservatorio penso di poter rispondere affermativamente a questa domanda. Soprattutto in ambito di Polizia la collaborazione è sempre in costante miglioramento. D’altronde non potrebbe essere altrimenti se si vuole efficacemente contrastare le organizzazioni criminali di stampo mafioso, che, come detto, hanno allargato la loro attività su più territori nazionali.
Quali settori dell’economia e della società svizzera risultano essere particolarmente sensibili rispetto all’infiltrazione di organizzazioni criminali?
Il 19 maggio scorso la Società svizzera degli impresari costruttori (SSIC, sezione Ticino) nell’ambito della sua assemblea annuale ha organizzato al Centro manifestazioni di Mendrisio un interessante dibattito proprio sugli aspetti legati all’attività delle organizzazioni criminali internazionali. Al dibattito hanno preso parte, oltre al sottoscritto, anche il nuovo procuratore generale della Confederazione, Stefan Blättler, in carica dal 1. gennaio 2022), la direttrice della Polizia federale, Nicoletta Della Valle, e il capo della Polizia giudiziaria ticinese, Thomas Ferrari. La serata è stata voluta per fornire una serie di utili informazioni ai nostri impresari su come si muove la criminalità internazionale in alcuni ambiti economici. Quello della costruzione è uno dei settori in cui può infiltrarsi un’organizzazione mafiosa, grazie alla sua imponente disponibilità finanziaria. Ma non è l’unico settore. Tra quelli “classici” vi è la ristorazione. Non si può però rimanere fermi a questi due settori: ovunque – soprattutto dove vi è necessità di capitali – la criminalità può investire.
Nella lotta alla criminalità un aspetto di grande importanza riguarda la sicurezza informatica. Che cosa ci può dire in proposito e quali misure andrebbero adottate?
Siamo perfettamente coscienti che la lotta alla criminalità passa anche dallo sviluppo di sistemi informatici sempre meglio in grado di difendersi dagli attacchi di singoli o di organizzazioni in grado di penetrare all’interno di una rete informatica che sostiene l’attività di un’azienda. Occorre quindi avere da un lato un alto livello di sicurezza informativa (Cybersecurity). A questo proposito a livello cantonale, sulla scorta di quanto si sta sviluppando a livello nazionale, abbiamo creato uno speciale gruppo di lavoro – chiamato “Cyber sicuro” – con lo scopo di sensibilizzare le aziende (private o pubbliche come possono essere i Comuni o gli enti attivi nel settore sanitario, per esempio) di fronte ai reali pericoli. Dall’altro lato invece per combattere il Cybercrime risulta centrale investire risorse umane e tecniche che possano permettere agli inquirenti di assicurare il perseguimento penale del Cybercrime e più in generale della criminalità organizzata. Così facendo si genererebbe anche un effetto deterrente.
Intervista pubblicata nel magazine Ticino welcome (settembre-novembre)