Norman Gobbi dopo la condanna per tentato omicidio della donna che ferì due clienti alla Manor
“È senza dubbio un duplice tentato assassinio a sfondo jihadista”, così si è espressa la giudice del Tribunale penale federale, condannando lunedì scorso la donna che il 24 novembre del 2020 aveva colpito con un coltello due clienti alla Manor di Lugano, ferendone in particolare una in modo grave. “È stato un atto terroristico, compiuto da un cosiddetto “lupo solitario” – afferma il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi – e la Corte del Tribunale penale lo ha detto chiaramente dando lettura della sentenza. Ridurre quanto fatto dall’imputata al gesto di una malata mentale, ha sottolineato, e dimenticare le sue convinzioni ideologiche e i mezzi usati è sbagliato. Quanto avvenuto a Lugano è stato un evento grave. Mi ricordo ancora lo scetticismo, soprattutto di una certa parte dei media ticinesi, sul grave atto verificatori in pieno centro a Lugano in un negozio affollato. Quasi si trattasse solo di un gesto di una pazza e nemmeno così tanto pericoloso. Anche la conferenza stampa subito organizzata dalla Polizia cantonale per informare correttamente l’opinione pubblica sulla gravità dell’accaduto, complice una mancata presa di posizione della Polizia federale e la non partecipazione del Ministero pubblico della Confederazione, venne criticata. Critica giusta, ma che venne indirizzata alle persone sbagliate. Perché la Polizia cantonale in quelle concitate ore fu l’unica istituzione che colse subito la gravità. Prova ne sia la sentenza dell’altro giorno del Tribunale penale federale”.
Anche alle nostre latitudini, quindi possono succedere fatti di questa natura. “Purtroppo sì. Non siamo immuni e il terrorismo ha colpito la comunità ticinese in modo grave all’estero – e qui va il mio pensiero alle famiglie gravemente toccate dall’attentato di Marrakech del 2011 – e all’interno dei nostri confini nazionali. In questo senso l’attenzione deve sempre essere al massimo. Il contrasto al terrorismo rimane una delle sfide che tutte le nazioni si sono poste. La Svizzera ha sviluppato una rete per monitorare il fenomeno ed essere in grado di intervenire. Anche a livello ticinese il pericolo della radicalizzazione di natura jihadista non viene mai sottovalutato. Oltre alla effettiva collaborazione di intelligence che siamo in grado di assicurare alle autorità federali, abbiamo sviluppato anche un canale volto alla prevenzione, alla sensibilizzazione, che sia in grado di far emergere potenziali pericoli o di scongiurarli sul nascere. Qui parlo di “stop radicalizzazione estremismo”, il portale del Cantone sul web dedicato al tema. Uno strumento molto utile e che si rivolge a tutti coloro che vivono un disagio o delle difficoltà di fronte a dei fenomeni di radicalizzazione ed estremismo violenti. Un numero di telefono (079 953 46 82), grazie al quale si possono esporre i propri problemi, ma pure si possono segnalare atteggiamenti di persone che destano sospetti. “Stop radicalizzazione ed estremismo” rientra nell’ambito delle 5 campagne “Ticino Sicuro”, che il Dipartimento delle istituzioni porta avanti per creare una società sempre più sicura in Ticino. Un impegno a 360 gradi a favore delle cittadine e dei cittadini del nostro Cantone”, conclude il Consigliere di Stato Norman Gobbi.