Articolo apparso nell’edizione di domenica 10 dicembre de Il Mattino
“l’importanza del dialogo continuo tra le autorità cantonali e quelle federali”
Nel momento congiunturale che stiamo vivendo, il rischio di infiltrazioni a carattere mafioso nel nostro Cantone è accresciuto e reale. È quanto emerge dalle comunicazioni che ricevo dai miei servizi, che parlano di costanti tentativi da parte di pregiudicati di raggiungere la Svizzera e spesso il Ticino. Il fenomeno mafioso è particolarmente pericoloso per la struttura organizzativa e la sua presenza causa spesso la diffusione di una cultura dell’omertà. È dunque fondamentale tenere alta la guardia e assicurare il massimo impegno nel mantenimento della sicurezza su tutto il territorio cantonale.
Lavoro di squadra indispensabile
Per combattere insidie generate dalle organizzazioni criminali è indispensabile unire le forze e garantire uno scambio di informazioni regolare. Occorre prestare attenzione a tutte le situazioni dubbie o sospette. È vitale avvertire subito le autorità competenti nel caso si vedessero situazioni anomale, così da poter predisporre un’azione efficace nella lotta al crimine organizzato che – grazie ai suoi subdoli metodi – si sta espandendo a livello internazionale.
Il Dipartimento delle istituzioni non si è certamente fatto cogliere di sorpresa dall’aumento di reati legati alle organizzazioni criminali. Con la collaborazione dei vari servizi amministrativi, sono state introdotte misure incisive. Sono state inoltre intensificate le collaborazioni con gli altri Cantoni con lo scambio di informazioni o con la stipulazione di accordi – d’intesa con il Dipartimento federale di giustizia e polizia – che prevedono pure una proficua e stretta attività di collaborazione con le autorità italiane.
Il sistema federalista risponde positivamente
Nel corso di quest’anno ho avuto modo d’incontrare il Procuratore generale della Confederazione Michael Lauber proprio su questo tema, e di recente il Consigliere di Stato grigionese Christian Rathgeb, quest’ultimo confrontato con il crescente problema delle società fittizie o chiamate “ società bucalettere”. Grazie alla collaborazione tra i rispettivi servizi di polizia e immigrazione – auspicato dal sottoscritto già nel corso del 2015 – riusciremo a contrastare questo fenomeno.
Il Ticino, per fronteggiare il problema, si è munito di una serie di misure che si stanno rivelando estremamente utili. Ricordo che con l’introduzione della misura del casellario giudiziale, da me fortemente voluto per la tutela della nostra sicurezza, parecchie persone che hanno commesso dei crimini si sono già viste negare l’entrata sul nostro territorio. Con la riorganizzazione dell’Ufficio della migrazione, tutti i collaboratori prima di rilasciare o di rinnovare un permesso di soggiorno o di lavoro sono tenuti a compiere dei controlli per individuare pendenze giudiziarie o con l’autorità di polizia. A questa misura aggiungo che tra le priorità del settore esecuzione e fallimenti è stata rafforzata la segnalazione alle autorità penali di eventuali fallimenti sospetti.
Benché molte competenze siano state centralizzate a Berna, le autorità di perseguimento penale federali e il Servizio delle attività informative della Confederazione collaborano infatti a stretto contatto con il Ministero pubblico ticinese e la Polizia cantonale e i procuratori federali sono regolarmente presenti sul nostro territorio. Nel nostro Cantone, i servizi specialistici di Polizia hanno il compito di mantenere i contatti con Fedpol e di monitorare gli eventi legati alle organizzazioni di stampo mafioso.
Con i servizi del mio Dipartimento continuerò ad impegnarmi su questo importante tema, dando riscontro alla voce dei Ticinesi che – come il sottoscritto – ambiscono vivere la quotidianità confortati da un sentimento di sicurezza. Non dobbiamo infatti dimenticare che un’economia sana e preservata da infiltrazioni mafiose è una ricchezza per tutti noi.