Editoriale dicembre 2016, rivista della Polizia del Cantone Ticino |
Sul fronte della sicurezza l’estate ticinese è stata rovente. Il 2016 si è caratterizzato alle nostre latitudini per l’emergenza migranti, dopo la chiusura delle rotte alternative lungo l’Europa per raggiungere i paesi a nord della Svizzera. Siamo stati lungimiranti. Per far fronte a una situazione nuova dovuta alla congiuntura internazionale, abbiamo sviluppato un dispositivo ad hoc composto da Guardie di confine, Polizia cantonale e Polizie comunali. Questa task force per la gestione dei flussi ha funzionato egregiamente, soprattutto grazie alle competenze di ognuno di voi che si è adoperato a favore di quest’attività straordinaria. Il filtro realizzato sul Mendrisiotto non ha giovato unicamente alla popolazione ticinese, ma ha avuto un impatto rilevante anche sulla sicurezza delle altre regioni del nostro Paese.
Nel 2016 abbiamo raggiunto anche un altro importante obiettivo nell’ambito della sicurezza, che non ha avuto la stessa risonanza mediatica, ma che ritengo importante sottolineare: nei primi otto mesi di quest’anno infatti si è registrato un calo del 30% dei furti con scasso commessi sul nostro territorio. Un risultato già di suo soddisfacente, ma ancor più se pensiamo che in zone come il Locarnese e il mendrisiotto, l’incidenza di questo tipo di furti si sia addirittura dimezzata! Inoltre, a marzo di quest’anno, abbiamo raggiunto un record positivo a livello di reati commessi nel Canton Ticino, toccando il minimo degli ultimi dieci anni.
Questi risultati sono sicuramente frutto della nostra maggiore e migliore presenza sul territorio. In quest’ottica, come ben sapete, è stata pensata la riorganizzazione della Gendarmeria, con la volontà di riportare fisicamente i nostri agenti sul terreno, al contatto con la popolazione, rafforzando così il senso di sicurezza dei ticinesi.
La Polizia oggi è confrontata però con nuove minacce che mettono in discussione questo senso di sicurezza. Minacce gravi, globali, che agli occhi di molti crescono impercettibilmente salvo poi manifestarsi con tutta la loro violenza. Scenari che per anni sono sembrati lontani, e che ora si sono presentati con ferocia – e vigliaccheria – vicino a noi. Lo jihadismo non è tabù nemmeno nel nostro Paese: secondo il rapporto 2016 del Servizio delle attività informative della Confederazione, sono all’incirca 400 le persone che in Svizzera simpatizzano per l’ISIS, con il serio rischio di radicalizzazione che ne consegue. Anche se attualmente non risultiamo essere obiettivo primario dei terroristi, sarebbe irresponsabile chiudere gli occhi «perché tanto qui non succederà mai». Proprio per questo motivo la professione di agente di polizia si è evoluta negli anni, integrando nuove competenze e adottando nuovi strumenti, adatti a far fronte alle situazioni con le quali potremmo essere potenzialmente confrontati.
Guardando verso il futuro prossimo, nel 2017 è molto probabile che, con l’arrivo della bella stagione, ci troveremo ad affrontare la stessa emergenza sul fronte migrazione. Sono certo però che l’affronteremo nel migliore dei modi, come abbiamo fatto quest’anno, grazie soprattutto alla vostra professionalità. In un mondo che si evolve, con una complessità e una velocità crescenti, è indispensabile prepararsi e anticipare ogni potenziale scenario. Una missione al limite del possibile, che richiede professionalità, perseveranza e spirito di servizio.
Sono convinto che la strada che stiamo percorrendo sia quella giusta, come lo dimostrano i risultati raggiunti e il sentimento di accresciuta sicurezza percepito dai ticinesi. L’aspetto della sicurezza è strettamente legato a quello del benessere della popolazione, ed è per questo che mi sta veramente a cuore, come sono certo stia a cuore anche a voi. Sapere che le nostre famiglie, i nostri amici e i nostri conoscenti possano sentirsi protetti dal vostro lavoro, è motivo d’orgoglio. E non smetterò mai di ricordarlo. Perché tutto questo non sarebbe possibile senza di voi. Grazie quindi, ancora una volta, a tutti voi per il vostro impegno e il vostro contributo a favore della collettività.
Norman Gobbi,
Consigliere di Stato e Direttore del Dipartimento delle istituzioni