Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 18 giugno 2020 de La Regione
Gobbi: ‘In caso di nuova ondata non più un lockdown generalizzato ma misure puntuali’
«Un lockdown totale non è più proponibile né dal punto di vista umano e sociale, né da quello economico». È stato chiaro il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi a una precisa domanda de ‘laRegione’ durante la conferenza stampa ieri per confermare la fine dello stato di necessità per la fine di giugno. «Dall’esperienza si impara. E anche dalla crisi sanitaria – senza precedenti – che ha caratterizzato il Ticino e la Svizzera nelle settimane scorse, bisognerà trarre degli insegnamenti», ha continuato Gobbi ricordando che degli errori, comunque, durante la gestione della pandemia ci sono stati. «Errori commessi in buona fede», ha precisato il presidente del governo. Alcune informazioni sull’evoluzione dell’epidemia tra i gruppi a rischio, del resto, si sanno solo oggi. È quindi anche alla luce di questo patrimonio di conoscenza che nei prossimi mesi, in caso di seconda ondata, verranno prese delle decisioni dalle autorità più puntuali e limitate a determinate regioni o settori economici. Ricordiamo che il Consiglio federale da domani 19 giugno revocherà lo stato di situazione straordinaria e ha fatto intendere che i Cantoni avranno maggiori competenze nella gestione di un’eventuale seconda ondata. Le responsabilità dei governi cantonali saranno quindi più elevate. Il coronavirus, anche se attenuato nella sua diffusione, non è scomparso. Nelle ultime 24 ore in Ticino sono stati registrati due casi e 37 nel resto della Svizzera. La guardia non può quindi essere abbassata. Le norme di comportamento sociale (distanza e mascherine dove non è possibile rispettare le distanze), oltre a quelle d’igiene, dovranno essere mantenute ancora a lungo.
«Il 30 giugno in Ticino decade lo stato di necessità. Vivremo quindi un lento ritorno alla normalità» ha affermato Norman Gobbi ricordando che dal primo luglio verrà attivata una cellula dello Stato maggiore di condotta che terrà sotto osservazione la situazione sanitaria. «Questa revoca non significa che è tutto passato. La presenza del virus richiede ancora il rispetto delle misure d’igiene e di distanza sociale. Dovremo quindi seguire l’evoluzione della pandemia su più fronti: cantonale, nazionale e internazionale», ha continuato. La decina di giorni in più rispetto alla Confederazione è giustificata con il fatto di garantire un ordinato passaggio di consegne tra lo Stato maggiore di condotta e gli uffici cantonali competenti e anche per avere una base legale che preservi una serie di misure ancora in vigore: «In primis mantenere attivo il supporto della Protezione civile, così come conservare diverse costruzioni che abbiamo allestito velocemente senza una licenza edilizia».
Lo Stato maggiore andrà in ‘letargo’ Con la fine dello stato di necessità «lo Stato maggiore andrà in prontezza», ha affermato il comandante Matteo Cocchi. «Cessa le sue attività, ma potrà essere riattivato qualora fosse necessario». Una conclusione dell’operato dello Smcc che implica tra l’altro «la ripresa delle proprie responsabilità da parte dell’Ufficio del medico cantonale». Passa, insomma, in modalità ‘stand by’.
Merlani: ‘Bilancio ok, ma non è finita’ «Non è finita. Non voglio spaventare nessuno, ma i cittadini non devono fraintenderci: non stiamo facendo un bilancio finale della pandemia. Nell’ultima settimana qualche caso d’infezione è stato comunque registrato. Non sono motivo di preoccupazione, ma di attenta vigilanza sì», ha affermato da parte sua il dottor Giorgio Merlani, medico cantonale che invita alla prudenza, soprattutto in caso di vacanze all’estero. «In Ticino la situazione delle ultime settimane è molto positiva. L’incidenza del virus è bassa. Fuori dai confini nazionali no». Cena a Milano di nuovo possibile? «Non mi sono sentito di dire di sì a mio padre», ha risposto Merlani. Per rimanere in Ticino e all’attività di contact tracing, attualmente ci sono nove persone in isolamento e altre 14 persone in quarantena. Meno di due contatti a ‘rischio’ per ogni contagiato. Due, infine, i contagi di ritorno: uno dal Messico e un altro dal Brasile. In futuro le app di tracciamento potranno aiutare per individuare per tempo i casi a rischio. «Si stanno ancora affinando i dettagli tecnici da parte della Confederazione», ricorda Merlani.
A segnare il ritorno alla normalità ci sono anche i passaggi giornalieri ai valichi di confine: si contano 156mila passaggi al giorno, un 50% in più rispetto alla settimana scorsa. L’era pre-Covid ne contava circa 170mila.
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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 18 giugno 2020 del Corriere del Ticino
Il Ticino può voltare pagina
Il 30 giugno decadrà lo stato di necessità in vigore dall’11 marzo
Gobbi: «Usciamo a testa alta anche se qualche errore è stato commesso»
Merlani: «Fate attenzione ai viaggi all’estero»
Il 30 giugno decadrà lo stato di necessità in Ticino. Una fine programmata, prevista, dettata in particolare dai bassi numeri relativi ai nuovi contagi giornalieri registrati da settimane a questa parte nel nostro cantone (ieri sono stati due). Dal primo luglio, dopo oltre tre mesi, si tornerà dunque alla normalità. Una normalità per forza di cose diversa, perché tutti sono e saranno ancora chiamati a mettere in atto le misure igieniche e di distanziamento che abbiamo imparato a conoscere. «Rimaniamo attenti», ammonisce infatti Norman Gobbi durante la conferenza stampa di Bellinzona. Insomma, non è finita.
No a un nuovo lockdown
Lo stato di situazione straordinaria, in Svizzera, terminerà domani. Il Ticino, come previsto, uscirà undici giorni dopo. Il presidente del Consiglio di Stato elenca in seguito tutte le tappe del coronavirus in Ticino, una sorta di primo bilancio. «Tutto è cominciato il 25 febbraio, con il primo caso registrato. Da lì la decisione di limitare eventi sportivi e carnascialeschi. Quindi, una decina di giorni dopo, è stata disposta la chiusura delle frontiere. Il 16 marzo sono poi state chiuse le scuole. Sfruttando il ponte del 19 marzo sono infine state chiuse le attività economiche e pochi giorni dopo è stata attivata la finestra di crisi». La ripresa, come ricorda Gobbi, è arrivata il 20 aprile «quando abbiamo ricominciato a riaprire le attività economiche». Il 4 maggio, ecco l’allineamento con il Consiglio federale. «Abbiamo però deciso di prolungare lo stato di necessità al 30 giugno per monitorare la situazione», conclude Gobbi, ricordando come tutto l’apparato governativo abbia saputo lavorare in modo trasparente e collegiale durante l’emergenza sanitaria. Il presidente del Governo ammette comunque degli errori: «Il Ticino e la Confederazione hanno dimostrato di saper reagire sia in ambito sanitario, sia economico e anche in ambito sociale, facendo emergere la grande solidità del nostro Paese. Sicuramente qualche errore è stato commesso, ma nel paragone internazionale ne usciamo a testa alta». In particolare, gli errori sono stati dovuti alla situazione eccezionale portata dal virus. «Nell’ambito dell’analisi è stato chiaro che la non conoscenza del virus ha giocato un ruolo importante», le parole di Gobbi. «Quello che dobbiamo imparare è avere misure più chirurgiche: una chiusura totale delle attività quotidiane è socialmente, economicamente e umanamente non più sostenibile. Quindi in caso di una seconda ondata dovremo essere molto più puntuali attraverso un comportamento responsabile e comunitario».
La revoca dello stato di necessità, chiosa il presidente del Governo cantonale, «non significa che tutto è passato». Bisognerà di conseguenza tenere alta la guardia, soprattutto in un periodo di vacanze e bel tempo.
Molti più passaggi
«Non si ritornerà alla normalità come se nulla fosse successo, ma si riprenderà guardando alla situazione passata», spiega da parte sua Matteo Cocchi, comandante dello Stato maggiore cantonale di condotta. Lo SMCC «potrà comunque essere riattivato se la situazione lo richiederà. A creare preoccupazione è soprattutto il ritorno del movimento delle persone. Lunedì (con la riapertura completa delle frontiere con gli Stati confinanti, Italia compresa, ndr) ci sono stati 156.000 passaggi transfrontalieri, il 50% in più di quelli registrati la settimana scorsa».