Articolo pubblicato nell’edizione di venerdì 29 marzo 2019 de La Regione
Cartelloni vandalizzati, Gobbi: ho già la pelle dura. Marchesi: sto valutando se fare denuncia
Bossalini: casi isolati. Bertini: ero stato preso di mira anch’io… pubblicità gratuita.
Nel migliore dei casi non si legge più il nome del candidato. I ‘vandali del cartellone’ elettorale però spesso e volentieri non si limitano a coprire il protagonista dell’affissione: aggiungono disegni offensivi, epiteti, insulti, minacce. Ieri a Canobbio sul manifesto di Norman Gobbi è apparso un agghiacciante “a morte” aggiunto nottetempo in spray nero. È lo stesso consigliere di Stato leghista a darne notizia sul suo profilo Facebook, commentando l’iniziativa con un “predicano maggiore tolleranza e mi augurano la morte. Un bacio e tanta compassione per loro”. «Non è la prima volta che succede. Credo di essere quello in governo più preso di mira, tra manifestazioni di piazza, cartelloni e striscioni dei tifosi negli stadi – constata Gobbi sollecitato dalla ‘Regione’ –. Non fa tanto male a me quanto a chi mi è vicino. Io ho già la pelle dura e ruvida: noi politici sappiamo che purtroppo c’è anche questa dimensione, e che ci mettiamo a disposizione della cosa pubblica a prescindere». Solidarietà al collega è stata espressa dal socialista Manuele Bertoli. “Anch’io sono stato bersaglio numerose volte di atti ostili decisamente al di là del normale, non di rado anche dal ‘Mattino’, e so cosa vuol dire – scrive su Facebook –. Forse se tutti dessero un esempio virtuoso, promuovendo una cultura del confronto democratico civile, si potrebbero evitare questi eccessi inutili”. A provare l’esperienza è anche Piero Marchesi, probabilmente il più bersagliato in questa campagna elettorale, come riferisce Tio. «Sì, i cartelloni rovinati che mi hanno segnalato sono quasi una decina», ci conferma il presidente Udc e candidato al governo. Intende reagire? «Voglio evitare segnalazioni che danno solo lavoro alla magistratura e vanno a finire in niente, considerato che la maggior parte dei manifesti in questione è posata su terreni di privati in zone anche non urbane. Sto dunque valutando di sporgere denuncia per com’è stato ridotto il cartellone sul pannello della Sga alla stazione di Locarno, dove invece vi è la videosorveglianza e dunque si potrebbe riuscire a capire chi è stato». Come vive questi gesti? «Imbrattare i manifesti è un segno d’inciviltà. Le idee degli altri, trovo, bisognerebbe rispettarle sempre, non solo durante la campagna elettorale. È davvero un peccato: se la gente ha qualcosa da dirmi mi contatti che ne discutiamo». Cartelloni elettorali imbrattati di vernice o di scritte ingiuriose… «Non parlerei certo di un fenomeno: in Ticino si tratta, per ora, di casi isolati, come mi confermano anche gli altri miei colleghi comandanti», rileva il presidente dell’Associazione delle polizie comunali ticinesi e comandante della Polcom della Città di Locarno Dimitri Bossalini. Il candidato che si è visto il cartellone che ha pagato, su cui campeggiano il proprio volto e i propri slogan in vista del voto, preso di mira da ‘sprayer’ politicamente sintonizzati su lunghezze d’onda diverse dalla sua, può ovviamente imboccare le vie legali, presentando una denuncia (contro ignoti) per danneggiamento. O per altri reati. Per esempio se si ritiene leso nell’onore e nella reputazione dalle scritte anonime. Per esempio se ritiene che una frase inciti alla discriminazione razziale. «In caso di querela il magistrato può chiedere alla Polizia comunale un estratto del filmato se il cartellone o i cartelloni sono o erano in una zona videosorvegliata», spiega Bossalini. E la videosorveglianza può senz’altro costituire un deterrente. La durata della conservazione delle immagini varia però da Comune a Comune. A Locarno si prospetta il passaggio dalle attuali cento ore a dieci giorni. A Lugano proprio nei giorni scorsi il Consiglio comunale ha dato via libera all’archiviazione delle immagini fino a cento giorni. Sprayer in salsa politica in azione sulle rive del Ceresio? «Non ho notizia di situazioni particolari, fino ad oggi non mi è giunta alcuna segnalazione – dice il vicesindaco Plr di Lugano Michele Bertini, alla testa del Dicastero sicurezza e spazi urbani –. Comunque idioti e maleducati ci saranno sempre: parliamo di persone che non hanno capito o che non accettano che la libertà di espressione e di opinione (che anche i candidati, tutti i candidati, hanno) è uno dei capisaldi della democrazia. E che in una democrazia come la nostra va assolutamente rispettata. Detto questo, sta poi evidentemente al singolo candidato il cui cartellone elettorale è stato imbrattato valutare il da farsi, e cioè se lasciar perdere o denunciare». Ricorda Bertini: «Io stesso ho avuto cartelloni presi di mira da vandali in campagna. Come ho reagito? Mi sono detto: ‘Vabbè, tutta pubblicità gratuita’». In che senso? «Un cartellone imbrattato, ho pensato, attira inevitabilmente l’attenzione. E in una campagna elettorale piatta, povera di contenuti, magari un simile cartellone porta a solidarizzare con il candidato…». Dunque non aveva sporto querela… «La magistratura, è stato il mio ragionamento, è già abbastanza ingolfata ed è già alle prese con ben altri e più importanti casi. Ma, ripeto, è stata una mia scelta».