Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 19 dicembre 2020 de La Regione
Gobbi: “Chiesti ai gestori più pattugliatori sulle piste e limitazioni della capacità di accoglienza”
«La ristorazione, fin dall’inizio della pandemia, è continuamente penalizzata. Da martedì bar e ristoranti chiuderanno per un mese, mentre altri ambiti con potenziali assembramenti – penso ai centri commerciali e ai trasporti pubblici – potranno tranquillamente continuare a lavorare. Questo lo trovo ingiusto». Massimo Suter, presidente di GastroTicino, è perentorio sul lockdown mirato al solo settore dell’intrattenimento e della cultura. Con gli esercizi pubblici, chiuderanno anche i musei, le biblioteche, le strutture e impianti sportivi, zoo e altre strutture ricreative per il tempo libero. «Sarebbe stato meglio un lockdown generalizzato come la scorsa primavera con i soli negozi alimentari e le farmacie aperti», continua Suter. «Non sono un esperto, ma se sono gli assembramenti ad aumentare il rischio dei contagi, non capisco perché dobbiamo chiudere solo noi», aggiunge il presidente di GastroTicino. Il Consiglio federale ha però promesso aiuti per i lavoratori dei settori più colpiti. «Aiuti che sono in previsione, ma non ancora deliberati. Sono stati annunciati aiuti per i lavoratori con un reddito basso, e questo va benissimo. Anche il sostegno per gli apprendisti è lodevole come pure eventuali aiuti in base alla cifra d’affari perduta». Rimane il nervo scoperto degli affitti commerciali. «Siamo dispiaciuti che la legge proposta dallo stesso parlamento sulla questione affitti sia stata bocciata. È una questione che si trascina dalla scorsa primavera. L’affitto dei locali è un costo vivo e fisso importante pari a circa il 30% della cifra d’affari. A livello nazionale l’importo in gioco è di circa 600-700 milioni di franchi al mese», precisa ancora Suter che ora chiede, a nome della categoria, sussidi pubblici a fondo perso. «Non è indebitando ulteriormente gli imprenditori che si risolvono i problemi», afferma. Sulla possibilità di riorientare momentaneamente l’attività sul cibo da asporto Suter è chiaro: «Ci saranno dei ristoratori che si ingegneranno per garantire comunque un servizio ai loro clienti, ma questo non compenserà il crollo dei ricavi». Anche Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio del Cantone Ticino, è scettico su una chiusura valida per un solo settore. «È però positivo che il resto dell’economia possa continuare a operare con tutte le accortezze e le misure igieniche richieste dalla situazione».
In Ticino si potrà continuare a sciare. In materia di comprensori sciistici ieri il Consiglio federale ha rilanciato la palla nel campo dei Cantoni, fissando per la loro apertura parametri legati alla capacità di accogliere pazienti (Covid e non Covid) negli ospedali e all’indice di trasmissione del virus. Lucerna, Svitto, Zugo, Nidvaldo e Obvaldo hanno già deciso di chiuderli. Uri comunicherà nel fine settimana, mentre il Canton Grigioni lunedì. Il Ticino fa parte del gruppo di cantoni – assieme a Vallese, Berna e Vaud – che permetterà agli impianti di risalita di riaprire. Ieri in conferenza stampa il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa, rispondendo a domanda della ‘Regione’, ha spiegato come «è necessario un approccio intercantonale. Noi nella nostra presa di posizione nell’ambito della consultazione federale (cfr. edizione del 17 dicembre) lo avevamo chiesto addirittura federale per evitare che la chiusura degli impianti in un cantone comporti il flusso e lo spostamento di persone e turisti in un altro. Se si va a sciare, ovunque, è necessaria prudenza, tanta prudenza. Ancora più rispetto al passato». Uno dei fattori che ha portato (per adesso) il Ticino a prendere questa via è spiegato dallo stesso De Rosa: «Bisogna tenere conto anche delle attività fuori pista e incontrollate, che sono molto più pericolose. Come governo abbiamo riflettuto sul fatto che una eventuale chiusura degli impianti potrebbe comportare uno spostamento di persone da un ambito più sicuro e controllato a uno che non lo è».
Il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi ha aggiunto che «con i nostri comprensori sciistici abbiamo discusso di favorire la clientela indigena, perché non vogliamo che si muova troppa gente, e di limitare la capacità degli impianti». Per quanto riguarda la concessione delle autorizzazioni, Gobbi ha fatto presente che «sarà richiesta una maggiore presenza di pattugliatori sulle piste, per richiamare ad attenzione e prudenza perché se uno si fa male su una pista ed eventualmente ha bisogno di un ricovero gli sforzi di andare incontro al sistema sanitario si vanificano». E l’avvertimento: «Stanno camminando sulle uova». Nessuna chiusura dunque in Ticino degli impianti di risalita. «La settimana prossima decideremo sul rilascio delle autorizzazioni cantonali sulla scorta delle richieste e della documentazione allegata ricevute: abbiamo tuttavia già verificato i piani di protezione presentatici, sia sulla carta sia sul posto, e reggono praticamente tutti», dice Luca Filippini, segretario generale del Dipartimento istituzioni e presidente del gruppo di lavoro ‘Grandi manifestazioni’ designato a suo tempo dal governo. «Alcune stazioni hanno già aperto lo scorso fine settimana, nel rispetto comunque dell’ordinanza federale che prevede un regime transitorio».
Rinaldi (Airolo): ‘Introdurremo una sorta di numero chiuso’
E poi ci sono loro, i comprensori. «Quello che ci preoccupa è l’annunciata chiusura delle stazioni sciistiche lucernesi e del Canton Svitto, i cui sciatori sono nostri potenziali clienti: in questi giorni, del resto, abbiamo avuto un’importante presenza di svizzero tedeschi, che se da un lato ci fa ovviamente piacere, dall’altro ci preoccupa per il sovraffollamento e il conseguente accresciuto rischio di contagio – rileva da noi raggiunto Andrea Rinaldi, responsabile marketing della Valbianca Sa, che ha la gestione degli impianti di Airolo –. Abbiamo quindi deciso di introdurre per le vacanze una sorta di numero chiuso, con la prenotazione delle cabine in modo da non superare il numero di persone che verrà stabilito presto d’intesa con le istituzioni preposte: in questo modo riusciremo a contingentare le presenze nel comprensorio sciistico di Pesciüm. Peraltro con la ristorazione chiusa è presumibile che le persone scieranno per tre e quattro ore, non di più, il che dovrebbe ridurre comunque le presenze e di riflesso e in parte il rischio di incidenti sulle piste». Il numero chiuso varrà per tutti? O a essere favoriti nell’accesso saranno i ticinesi? «Questo ce lo dovrà dire il Cantone: so che lunedì – aggiunge Rinaldi – ci sarà un incontro, al quale parteciperà il nostro direttore Mauro Pini. Vedremo».
Frapolli (Bosco Gurin): ‘Così tenere aperto non è facile’
Da Airolo a Bosco Gurin, dove il proprietario e gestore degli impianti Giovanni Frapolli non nasconde la propria insoddisfazione per la situazione derivante dalla decisione, o meglio dalla non decisione del Consiglio federale su chiusure/aperture delle stazioni invernali. «Troppo facile lasciare la palla nel campo dei Cantoni. Senza dimenticare – continua Frapolli – che con la chiusura dei ristoranti anche sulle piste, decretata da Berna, tenere aperto un comprensorio sciistico è problematico. Perché dobbiamo comunque tenere aperti e puliti i servizi igienici. A questo punto organizzeremo all’esterno del ristorante un take away con la distribuzione di tavolini e sedie da camping per offrire, in sicurezza, quindi rispettando le distanze tra un tavolino e l’altro, un minimo di ristoro a chi lo desidera. Per noi – evidenzia Frapolli – sarà uno sforzo non indifferente e il tutto si tradurrà in costi aggiuntivi. Fino a domenica sera saremo aperti, ma dovremo riflettere se rimanerlo ancora. Domani mi sentirò anche con le altre stazioni. Se dovessi guardare solo l’aspetto finanziario, dovrei chiudere. Ma si vuole anche offrire un’alternativa – la montagna – alla chiusura di piscine, musei, di eventi culturali e ricreativi. Certo non è facile».
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Articolo pubblicato nell’edizione di sabato 19 dicembre del Corriere del Ticino
Il Consiglio di Stato conferma le misure ma lancia degli aiuti
Nel nostro cantone saranno ammessi eventi privati fino a 10 persone solamente nei giorni attorno a Natale e a Capodanno
Gobbi: «Pianificate bene la corsa agli acquisti»
Il Governo vara un nuovo pacchetto per i casi di rigore con un messaggio da 75 milioni di franchi
Il Consiglio di Stato ticinese ha salutato positivamente le nuove misure introdotte dal Consiglio federale e ha deciso di non agire ulteriormente. Vengono dunque mantenute le regole già in vigore: il limite degli assembramenti negli spazi pubblici di cinque persone, quello degli incontri privati (5 persone) e quello relativo alle funzioni religiose (30 persone, mentre il 24 e il 25 sarà concesso un massimo di 50 fedeli).
Le eccezioni
Il Governo cantonale – visto l’imminente periodo delle festività natalizie – ha comunque scelto di lasciare maggiore libertà creando delle eccezioni. Il limite degli incontri privati – valevole fino al 22 gennaio – non varrà infatti il 24, il 25, il 26, il 31 dicembre così come per il primo gennaio. In quei giorni la soglia massima consentita sarà di 10 persone. «La situazione in Ticino è sempre critica, anche se oggi (ieri per chi legge, ndr) registriamo il miglior dato del venerdì rispetto alle ultime settimane» ha commentato il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi. «Una notizia positiva che, però, non può lasciarci tranquilli. Anche se potrebbe essere un preludio a un miglioramento della situazione dopo le misure della settimana scorsa. Questo dato, però, non è sufficiente». Gobbi ha poi chiesto di mantenere un atteggiamento responsabile durante la corsa agli acquisti natalizi, di pianificarla con testa e non all’ultimo minuto. «È meglio recarsi nei negozi negli orari mattutini» ha chiosato il presidente del Governo, riferendosi in particolare alle persone a rischio. Il Cantone, infatti, ha invitato la fascia più fragile della popolazione a fare la spesa prima delle 10. Da notare comunque che le domeniche, gli altri festivi e il 6 gennaio i negozi e le strutture accessibili al pubblico rimarranno chiusi come previsto dalle disposizioni federali. Il Consiglio di Stato ha altresì chiesto alla Confederazione la chiusura di tutti i valichi secondari durante i giorni delle festività.
Ridurre le ospedalizzazioni
Raffaele De Rosa, direttore del DSS, ha da parte sua voluto fare il punto sulle misure adottate, lanciando un messaggio ai cittadini. «Occorre ridurre il numero di contagi e ospedalizzazioni al più presto. Le decisioni del Consiglio federale ci soddisfano e corrispondono a quanto auspicato anche dalla Conferenza dei direttori cantonali della Sanità. Il Cantone aveva anche preso in considerazione di attuarne di specifiche nel caso in cui Berna non avesse attuato nuove restrizioni. Si tratta ora di seguire queste misure e osservarne l’impatto. Sarà un Natale diverso ma non per questo meno sentito o solidale, anzi. Continuiamo così, uniti e solidali».
«Incertezza e paura»
Infine il Governo, tramite Christian Vitta, ha teso la mano a chi, a causa delle chiusure, si ritroverà nuovamente in grande difficoltà. «Gli sforzi chiesti sono impegnativi e toccano tutti. La situazione economica è pure difficile, per molti fatta di incertezza e paura» ha detto il direttore del DFE. «Per questo il Cantone cerca di trovare soluzioni complementari a quelle del Consiglio federale per tutelare tutti». Per quanto attiene ai casi di rigore, il Governo presenterà un messaggio la settimana prossima con aiuti previsti nell’ordine di 75 milioni di franchi, di cui una trentina a carico del Cantone. Non sono stati specificati i settori interessati, ha precisato il consigliere di Stato, il quale ha però sottolineato che le categorie di privati che potranno beneficiare degli aiuti sono state ampliate. Si tratta in particolar modo di fideiussioni (prestiti) e contributi a fondo perso. Sono quasi 600 i milioni i franchi erogati in Ticino da marzo a settembre per il lavoro ridotto, ha spiegato ancora Vitta specificando che anche questo tipo di aiuti verrà prorogato. Sul sito «Vivi il tuo Ticino», inoltre, è stata creata una nuova pagina indirizzata agli interessati dei servizi di ristorazione che effettuano consegna a domicilio e asporto. Chiunque voglia usufruirne può quindi visitare l’apposita piattaforma del Cantone.