Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 23 novembre 2020 del Corriere del Ticino
La campionessa ticinese, bronzo ai Mondiali di Garmisch, si è spenta all’età di 62 anni Le lacrime di Mauro Pini ed Enzo Filippini, il ricordo del presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi «Ero una ragazzina quando la vidi realizzare il suo sogno, che esempio» dice l’amica Michela Figini
È stata la prima. Sarà sempre la prima. Perché Doris De Agostini era veloce. E determinata, forte, magnifica lungo i pendii innevati. Lo dice, con gli occhi umidi e la voce rotta dall’emozione, Enzo Filippini. Lo storico presidente di TiSki, la Federazione di sci della Svizzera italiana. «Potrei raccontare un milione di cose» spiega l’ex dirigente. «Ma vorrei ricordare Doris per il suo sorriso, per la gioia di vivere, per il sole che portava ovunque. Ha fatto da apripista ad un intero movimento, raggiungendo vette incredibili. Spero, ora, che continui a correre e a sorridere. Anche se si trova in un altro posto».
Nata ad Airolo, discesista di razza, Doris si è spenta dopo un brutto male. Aveva 62 anni. Lascia un vuoto immenso. «Lei, quando correva, era la vita» ricorda ancora Filippini, devastato dalla notizia. Un bronzo ai Mondiali di Garmisch, nel 1978, due partecipazioni alle Olimpiadi, nel 1976 a Innsbruck e nel 1980 a Lake Placid. E ancora otto vittorie in Coppa del mondo e un totale di diciannove podi, con l’affermazione nella generale di discesa nel 1983 a discapito di Maria Walliser, un mostro sacro.
Nessuna ticinese, prima, aveva saputo far vibrare i cuori degli appassionati. Dopo, sarebbero arrivate Michela Figini e Lara Gut-Behrami. Doris era una predestinata, aveva le stimmate della campionessa. Lasciò le gare a soli 25 anni. Con il sorriso, salutando tutti. Da vincente, come apparve nel 1976 a Bad Gastein, in Austria, una mattina di gennaio. Fu la sua prima vittoria in Coppa del mondo.
Quel paio di scarponi
Il Ticino dello sci, ma non solo, piange la campionessa e piange la persona. Affabile, disponibile, solare appunto. Il presidente del Consiglio di Stato Norman Gobbi si unisce al coro di ricordi. Leventinese come Doris e, di riflesso, ancora più legato al mito, Gobbi affida ai social il suo pensiero: «Cara Doris, come da tradizione ereditai i tuoi scarponi al terzo passaggio oramai oltre trent’anni fa. Sei stata discreta e disciplinata fino alla fine di questo crudele destino che ti ha voluto strappar via troppo velocemente».
La stazione di Airolo
Un esempio. Per tutti. Mauro Pini, altro airolese purosangue, ricorda la campionessa: «Non solo dal punto di vista sportivo, ma anche come persona. Doris aveva un grandissimo attaccamento alle sue origini, era fiera di essere una donna di valle. Ed è riuscita a sconfiggere quegli stereotipi tipici di chi non ha mai vissuto in queste regioni discoste. Ha dimostrato che lottando e fissando degli obiettivi chiari dinanzi a sé, è possibile arrivare lontano e raggiungere grandi risultati. La sua dedizione ha segnato un’epoca e ha avuto una grande influenza per la gente del posto e non solo». Due i momenti più vividi legati a Doris nei ricordi di Pini: «Il primo è certamente il suo arrivo in treno, alla stazione di Airolo, dopo aver vinto la medaglia di bronzo ai Mondiali di Garmisch. Il paese intero accorse per celebrare quell’impresa: io ero un ‘‘bocia’’, ma me lo ricordo come fosse ieri. Il secondo invece è un momento molto più recente, vissuto lo scorso inverno. Insieme a Doris abbiamo inaugurato una pista ad Airolo dedicata a lei e a Michela Figini. È stata una giornata indimenticabile. Airolo ha perso una persona eccezionale. Doris è stata una leggenda per il paese, la valle e il Ticino intero».
Lara: «Che bella la sua felicità»
Leggenda richiama leggenda. E così, va da sé, anche Michela Figini si unisce al dolore per la perdita di Doris De Agostini. Campionessa olimpica nel 1984 a Sarajevo, argento nel 1988 a Calgary, due generali di Coppa del mondo in bacheca oltre a tre medaglie iridate, «Michi» parla innanzitutto via Facebook. Una foto assieme all’amica, un cuore, ricordi ed emozioni che si accavallano. «Avevo dodici anni quando la vidi realizzare il suo sogno» racconta Michela alla RSI. «È sempre stata un esempio, lei toccava il cuore. Un esempio di coraggio, forza, era una che non mollava mai. Con lei non ho gareggiato molto, un anno. Io ero agli inizi e lei alla fine e, forse, per me la strada è stata più facile. Ma, ripeto, è stata un grandissimo esempio per me».
Lara Gut-Behrami insiste sulla persona e sul sorriso. «È vero, non ho conosciuto Doris come atleta» spiega via Skype la vincitrice della generale nel 2016. «L’ho vista e abbracciata al traguardo, però, durante le mie gare. Era più felice lei di me, spesso. Io sono cresciuta con il mito di Doris e Michela grazie a mio papà e a mio zio che sciavano con loro».
È stata la prima. Sarà sempre la prima. Perché Doris De Agostini era veloce. E determinata, forte, magnifica lungo i pendii innevati. Lasciò il circo bianco presto, troppo presto ahinoi. Addirittura, voleva abbandonarlo prima, quando aveva solamente 23 anni. A convincerla del contrario fu il suo tuttofare e allenatore, come riferisce il «Blick» . Doris ha lasciato presto, troppo presto i suoi affetti, la sua Airolo e il Ticino tutto. A noi sfegatati dello sci resteranno il ricordo e le vittorie. E rimarrà quel sorriso contagioso.
(immagine: www.sciclubairolo.ch)