Da laRegione | Gobbi: vitale per noi la collaborazione con le autorità italiane
«L’analisi del rischio ci dice che il Ticino e il resto della Svizzera non sono al momento fra gli obiettivi primari del terrorismo, in particolare di matrice jihadista. Il che però non ci autorizza ad abbassare la guardia. Da questo punto di vista la stretta collaborazione fra Polizia cantonale, polcomunali e Polizia federale è fondamentale. Ma soprattutto è per noi vitale la cooperazione con le autorità italiane che nell’ambito dell’intelligence sono, secondo me, molto più preparate, più performanti di quelle dei Paesi a nord del nostro». Una cooperazione con l’Italia che – aggiunge il consigliere di Stato ticinese Norman Gobbi, capo del Dipartimento istituzioni da cui dipende anche la politica di sicurezza nel nostro cantone – «funziona per fortuna molto bene».
Del resto la posizione geografica del Ticino implica necessariamente buoni e intensi rapporti con l’Italia per un’efficace attività preventiva e, se del caso, repressiva. Sul fronte interno ci sono invece ancora margini di miglioramento? «Avessimo più risorse da impiegare nell’azione di contrasto al terrorismo – risorse finanziate comunque da Berna perché ciò che in questo specifico settore fanno le nostre forze dell’ordine è nell’interesse della sicurezza non solo cantonale, ma anche nazionale –, staremmo un po’ meglio», dice Gobbi alla ‘Regione’. Controlli e accertamenti «richiedono infatti tempo e personale, mentre le risorse per esempio in Polizia giudiziaria sono limitate. Nonostante l’aumento degli effettivi in generale, il lavoro per la Cantonale è nel complesso aumentato. Oltretutto, quello che fino a pochi anni fa per noi non era un tema, cioè il terrorismo di matrice jihadista, oggi lo è».
La Polizia cantonale, spiega il comandante Matteo Cocchi, «attua nella lotta al terrorismo una serie di misure sulla base delle indicazioni della Conferenza svizzera dei comandanti e in collaborazione con la Polizia federale, che a dipendenza di come evolve la situazione sul piano nazionale e internazionale vengono aggiornate». In seguito per esempio all’attentato di Nizza «abbiamo adottato nuove misure in occasione del Festival del film di Locarno». Misure dissuasive, benché «allo stato attuale non esista una minaccia concreta di attacchi in Svizzera». Ciò detto, aggiunge il comandante della Cantonale, «siamo presenti sul territorio con dispositivi interforze, da noi coordinati, e i controlli – compreso quello, svolto in collaborazione con le Guardie di confine, dei flussi migratori – sono stati ulteriormente rafforzati già dopo gli attacchi a Parigi». I terroristi che hanno insanguinato l’Europa «sono stati in grado di compiere stragi anche senza bombe, ma, ripeto, siamo sul territorio per ridurre al massimo il tempo di reazione in un’eventuale grave situazione».