Tre ricorsi pendenti al Tribunale federale e un’interpellanza non ancora evasa. Vita dura per le nuove norme sulla collaborazione tra la Cantonale e le polizie comunali. Legge e Regolamento sono già in vigore, lo sono dal 1° settembre, ma c’è chi li ha impugnati davanti ai giudici di Mon Repos e chi in Gran Consiglio sollecita chiarimenti da parte del governo. Al centro delle contestazioni vi è in particolare l’obbligo per i comuni di garantire il servizio ventiquattro ore su ventiquattro. Obbligo, sostengono ricorrenti e interpellanza, che per i piccoli comuni si tradurrebbe in costi non indifferenti e che oltretutto sarebbe stato esplicitato solo nell’ultima versione del Regolamento d’applicazione varato dal Consiglio di Stato. Il tema è stato affrontato ieri mattina in seno alla Commissione parlamentare della legislazione con l’audizione del direttore del Dipartimento istituzioni Norman Gobbi .
« Il 1° settembre, quando Legge e Regolamento sono entrati in vigore, il governo non ha chiesto di assicurare, da subito, la copertura delle ventiquattro ore – puntualizza Gobbi da noi contattato –. I comuni hanno intanto a disposizione tre anni per stringere le convenzioni, dopodiché si passerà all’implementazione della nuova organizzazione. Quanto alla copertura delle ventiquattro ore, non dovrà esserci una pattuglia giorno e notte per esempio a Olivone, ci dovrà essere almeno una pattuglia ventiquattro ore su ventiquattro nella Regione Tre Valli (la Regione VIII, secondo la nuova organizzazione, ndr)». Il capo del Dipartimento dirà di più rispondendo in Gran Consiglio (« la prossima settimana ») all’interpellanza inoltrata nei giorni scorsi dai deputati liberali radicali Giorgio Galusero, Franco Celio e Bixio Caprara.
Sulla questione delle ventiquattro ore si pronuncerà prossimamente anche il Tribunale federale, deliberando sul merito di tre ricorsi: quelli presentati da Centovalli, dai comuni della Valle Onsernone e della Vallemaggia (Giubiasco ha nel frattempo ritirato il proprio). Dal verdetto dei giudici di Losanna si saprà se il Consiglio di Stato sia andato o no al di là delle proprie competenze inserendo nelle norme di attuazione della legge, votata nel marzo del 2011 dal parlamento, l’obbligo per i comuni di garantire il servizio di polizia ventiquattro ore su ventiquattro. « Siamo sempre disponibili a incontrarci e a discutere con il Dipartimento delle istituzioni », afferma Cristiano Terribilini , sindaco di Vergeletto, uno dei comuni onsernonesi che si sono appellati a Mon Repos.
Andrea Manna, LaRegione Ticino