Il direttore del DI Norman Gobbi: «Prendo atto che le spese per la Giustizia non sono una priorità, né per il popolo né per il Parlamento»
«Dopo oltre trent’anni di discussioni e dibattito politico, il voto dimostra che né il popolo, né il Parlamento (che ha votato il referendum obbligatorio) considerano questi investimenti a favore della Giustizia una priorità», ha commentato il direttore del Dipartimento delle istituzioni ( DI), Norman Gobbi. « Ne prendo atto serenamente. Se il popolo ha deciso così, significa che la Giustizia versa in buone condizioni». Con quali conseguenze quindi sulle riforme pendenti? «A questo punto, le riforme nell’ambito della Giustizia dovranno essere a costo zero. Chi reclama più risorse, dovrà riconoscere l’esito del voto». Del resto, prosegue Gobbi, «oggi il popolo ha deciso di non spendere, e questo è un chiaro segnale anche per le risorse umane, che peraltro non sapremmo dove collocare». Più in generale, per quanto concerne la ristrutturazione dell’attuale Palazzo di giustizia, secondo Gobbi « la soluzione, nonostante qualcuno ritenga che sia a portata di mano, non sarà tanto immediata». E ancora: «Soluzioni gratis non esistono. Già oggi siamo confrontati con problemi di spazio, che ci obbligano a cercare soluzioni puntuali, per nulla gratis». Sulle critiche legate all’assenza di un piano B, il direttore del DI ha tagliato corto: «Sono state analizzate e sottoposte al giudizio della Commissione diverse soluzioni. Siamo arrivati a questa proposta, ritenuto che fosse la migliore e che, anche per volontà del Parlamento, l’opzione dell’affitto non era ritenuta strategica». Da ultimo, il direttore del DI non ha nascosto che i litigi e le frizioni all’interno della Magistratura possono aver influito sul voto finale. «Queste polemiche hanno sempre un riflesso sulla popolazione».
Articolo pubblicato nell’edizione di lunedì 10 giugno 2024 del Corriere del Ticino