Servizio all’interno dell’edizione di mercoledì 13 gennaio 2021 de Il Quotidiano
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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 14 gennaio 2021 del Corriere del Ticino
Ora si teme la variante e il flusso dall’Italia
Norman Gobbi commenta le decisioni di Berna: «Salutare che le misure siano omogenee in tutto il Paese, ma potrebbe vanificare il discorso causa-effetto che premia i cantoni virtuosi» Raffaele De Rosa: «Situazione ancora tesa negli ospedali, non potremmo gestire una terza ondata»
Sul fronte cantonale, il Consiglio di Stato ticinese, che negli scorsi giorni aveva formulato le proprie richieste al Consiglio federale in vista delle decisioni comunicate ieri, ha accolto in parte positivamente l’inasprimento delle misure e gli aiuti economici previsti da Berna, ma non senza rimarcare alcune criticità.
Il presidente dell’Esecutivo cantonale Norman Gobbi ha rimarcato che «è salutare il fatto che le misure valgano sull’intero territorio nazionale, evitando discrepanze tra i Cantoni». D’altro canto, però, ciò «potrebbe anche vanificare il discorso causa-effetto; ovvero quel premio agli sforzi fatti, visto che in Ticino oggi stiamo riscontrando una riduzione dei casi positivi e delle ospedalizzazioni, mentre altrove, come in Romandia, vi è un aumento». Anche l’obbligo del telelavoro, per certi versi, potrebbe creare qualche grattacapo. Come verificare che venga rispettato? «Proprio per questo – spiega Gobbi – abbiamo sempre chiesto la forte raccomandazione del telelavoro e non l’obbligo, perché poi diventa difficile controllare se l’eccezione è conforme o meno al diritto». Anche perché, aggiunge, «ci sono dei dipendenti che per svariati motivi comunque vogliono essere fisicamente in ufficio». E sul discorso dei maggiori controlli alla frontiera (richiesta fatta dal Cantone ma non accolta da Berna) Gobbi rimarca che «ci sono Paesi che già oggi chiedono un tampone in entrata, mentre noi non lo facciamo». E visto che le attuali restrizioni si prolungheranno fino al termine di febbraio, Gobbi aggiunge: «Non vorrei che se la Lombardia allentasse le sue misure poi si verificasse un flusso dall’Italia che potrebbe anche vanificare i nostri sforzi e le nostre restrizioni». Infine, a proposito di chiusure, chiediamo a Gobbi se quelle annunciate ieri da Berna non siano un po’ confuse: «È già un miglioramento rispetto alla primavera scorsa, ma è vero che se penso ad una famiglia che sta per avere un figlio, un bene di prima necessità potrebbe essere la cameretta del bimbo. E diventa difficile capire perché non posso andare a ritirare il mobile ordinato. Si tratta quindi di rispondere a un bisogno della popolazione che necessita anche di eccezioni. È sempre più facile scegliere il bianco o il nero rispetto alle gradazioni, ma anche altri Paesi hanno optato per la chiusura delle attività commerciali pur prevedendo un’ampia lista di eccezioni».
Sul fronte sanitario, Raffaele De Rosa, direttore del Dipartimento della sanità e della socialità, ha accolto positivamente le decisioni del Consiglio federale, spiegando di condividere «l’analisi sulla situazione epidemiologica che è stata fatta da Berna». A questo proposito, ha aggiunto, in Ticino «abbiamo una situazione che rimane molto tesa negli ospedali, con molte persone ospedalizzate, e ciò nonostante i miglioramenti osservati in questi giorni. E poi c’è grande incertezza e preoccupazione per le varianti del virus che sono fino al 70% più contagiose». Ma soprattutto, sottolinea De Rosa, «con l’attuale situazione a livello di ospedalizzazioni non saremmo in grado di gestire una terza ondata, che cresce rapidamente, come abbiamo visto ad esempio nel Regno Unito e in Irlanda». Le chiusure, facciamo notare anche al direttore del DSS, sembrano un po’ confuse e poco omogenee: «Condivido questa considerazione. Anche per questo nella nostra presa di posizione avevamo espresso l’importanza di avere chiarezza riguardo a cosa doveva chiudere e cosa poteva rimanere aperto, rispettivamente di poter dare tempo agli imprenditori, alle aziende e ai commerci di pianificare e programmare. E avevamo sempre chiesto anche un sostegno finanziario ai settori toccati».
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Servizio pubblicato nell’edizione di giovedì 14 gennaio 2021 de La Regione
Gobbi: altri sacrifici, serve comprensione
Il presidente del governo: restrizioni per ridurre ricoveri e decessi
Sospira. Consapevole, da presidente del Consiglio di Stato, del pesante impatto che potrebbero avere sulla popolazione gli ulteriori sacrifici imposti da Berna per contrastare la diffusione di questo dannato virus e delle sue mutazioni. Dunque, altre restrizioni. Che, riconosce Norman Gobbi, «una parte dei cittadini vivrà male, dato che i contatti sociali si ridurranno ancora. Si spera che questo nuovo giro di vite deciso dal Consiglio federale abbia effetti positivi sul piano della salute pubblica, anche se al termine della crisi sanitaria non tutti i posti di lavoro, nonostante gli aiuti, saranno mantenuti, non tutte le aziende riusciranno a salvarsi ed è un’amara previsione». Uniti ce la faremo… non tutti. Aggiunge il direttore del Dipartimento istituzioni: «Sarebbe stato preferibile attendere un’eventuale ripresa dei contagi prima di introdurre queste misure, è comunque importante capire che servono per abbassare le ospedalizzazioni e il numero di decessi, che servono dunque per proteggere i nostri anziani e le categorie a rischio in generale. Chiediamo pertanto alla popolazione comprensione, di non mollare e di continuare a rispettare le note regole di comportamento».
Di «positivo», rileva Gobbi incontrando i giornalisti a Palazzo delle Orsoline con i colleghi di governo Christian Vitta (Dipartimento finanze ed economia) e Raffaele De Rosa (Dipartimento sanità e socialità) dopo la conferenza stampa del Consiglio federale, c’è che i provvedimenti appena annunciati varranno per l’intera Confederazione. Compreso l’obbligo del telelavoro. Un obbligo che non era piaciuto a Bellinzona, quando nei giorni scorsi si è pronunciato sulle nuove restrizioni prospettate da Berna. Il Consiglio di Stato preferiva che restasse una raccomandazione. «Non vedevamo la necessità di rendere il telelavoro un obbligo, di cui è oltretutto difficile verificarne il rispetto – spiega il capo dell’Esecutiivo ticinese –. Avevamo anche fatto presente che ci sono persone che vogliono operare sul posto di lavoro, per una serie di motivi. Perché riescono a concentrarsi meglio, perché a casa non ci sono le condizioni per lavorare in modo ottimale, proficuo. E su questo tema il Ticino non era solo».
Vitta: aiuti finanziari, accolte le nostre richieste
Quelle prese dal Consiglio federale sui casi di rigore «sono sicuramente decisioni che vanno nella direzione che avevamo richiesto», dichiara alla ‘Regione’ il direttore del Dipartimento finanze ed economia Christian Vitta. In particolare «avevamo chiesto di aumentare gli aiuti sbloccando il fondo di riserva di 750 milioni di franchi, di rendere più chiaro il tema dell’accesso ai casi di rigore per i settori oggetto di chiusura, di prevedere una percentuale un po’ più alta di aiuti a fondo perso. Tutto questo è stato chiarito e ottenuto». Per questi 750 milioni sbloccati non è ancora stata decisa la ripartizione per i Cantoni, continua Vitta. Ma «possiamo già prevedere adesso che supereremo i 75 milioni di franchi già decisi perché la Confederazione ha sbloccato la riserva. Non sappiamo quanto arriverà al Ticino di questa cifra, che inizialmente era prevista come ridistribuzione ai Cantoni a carico della Confederazione. Se viene mantenuto questo principio saranno più soldi da Berna, se chiederanno una partecipazione ai Cantoni si andrà oltre». L’altro ieri la commissione parlamentare della Gestione ha firmato all’unanimità il rapporto favorevole al messaggio del Consiglio di Stato sui casi di rigore, con l’assicurazione di essere pronti a emendarlo di concerto con il Dipartimento finanze ed economia nel caso fossero arrivate ulteriori misure dal Consiglio federale. Cosa che è successa. Quindi i 75,6 milioni di franchi suddivisi in 51,1 milioni federali e 24,5 cantonali aumenteranno, anche se non si sa quando. Di conseguenza andranno posti degli emendamenti sia al messaggio sia al rapporto. Vitta annota come «in questi giorni analizzeremo le modifiche per adeguare, dove necessario, i decreti di legge. La Gestione avrà poi la possibilità di valutarli e recepirli mandandoli avanti come emendamenti al messaggio». In ogni caso, l’approvazione viene ritenuta sicura per la sessione di Gran Consiglio che si inaugurerà lunedì 25 gennaio. E, conclude il direttore del Dfe, «i primi aiuti dovrebbero essere versati nel corso del mese di febbraio».
De Rosa: resta il problema degli assembramenti nei trasporti pubblici
Nuove restrizioni da Berna, anche se i casi positivi al Covid diminuiscono… «Condivido l’analisi del Consiglio federale sulla situazione epidemiologica – afferma il direttore del Dipartimento sanità e socialità Raffaele De Rosa –. Gli ospedali rimangono sotto pressione, nonostante in questi ultimi giorni si sia visto un miglioramento tanto dal profilo dei contagi quanto da quello delle nuove ospedalizzazioni». Meno casi, tuttavia «il numero dei ricoverati resta alto, in particolare nelle cure intense». C’è poi «una grande incertezza sulle varianti, quella inglese e quella sudafricana, del virus, contagiose fino al 70 per cento in più. E anche su questo punto condivido le riflessioni del Consiglio federale: dato l’attuale livello di ospedalizzazioni, non saremmo in grado di gestire e frenare una terza ondata». Esprimendosi sui provvedimenti che Berna aveva proposto e messo in consultazione, ricorda De Rosa, il governo ticinese «si era detto d’accordo con il prolungamento sino a fine febbraio delle misure già in atto, ritenendo inoltre importante avere delle misure uniformi a livello nazionale. Ed è ciò che avvenuto. Quindi da questo punto di vista anche la chiusura di negozi considerati non essenziali in questo particolare momento è una misura che ha senso. Salutiamo positivamente pure il fatto che anche le donne in gravidanza siano state inserite tra le persone a rischio, come avevamo chiesto nella procedura di consultazione. Rinnoviamo comunque ancora l’invito a Berna a rafforzare ulteriormente gli aiuti economici, a monitorare maggiormente la situazione alle frontiere e a ridurre gli assembramenti sui trasporti pubblici. Rafforzamento delle risorse finanziarie, incremento dei controlli alla frontiera, riduzione degli assembramenti sui mezzi di trasporto pubblici sono richieste, peraltro, che sono state sempre al centro delle nostre prese di posizione all’indirizzo del Consiglio federale». E quello dei trasporti, assicura Gobbi, «è un tema che torneremo ad affrontare».