Da Ticinonews.ch | Norman Gobbi replica alle critiche italiane: “Dobbiamo garantire la sicurezza dei cittadini e del territorio”
La chiusura del valico doganale di Ponte Tresa ad opera delle Guardie di Confine svizzere ha letteralmente fatto andare su tutte le furie il sindaco di Lavena Ponte Tresa Massimo Mastromarino, mentre da parte delle forze dell’ordine italiane sono arrivate critiche inerenti presunte mancanze a livello comunicativo (vedi articoli suggeriti).
Nella giornata di ieri lo stesso Mastromarino aveva tuonato contro il modus operandi della autorità elvetiche e oggi ha rincarato la dose. “Misura abnorme e spropositata”, aveva ribadito dopo aver sentito il prefetto di Varese per gettare le basi di una “protesta formale tramite l’Ambasciata italiana in Svizzera o il Ministero”.
Un clima decisamente infuocato sul quale si esprime ora il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.
“A livello politico il sindaco del Comune di confine ha sicuramente la libertà di intraprendere le misure che ritiene necessarie per tutelare il suo territorio” afferma Gobbi, da noi contattato. “Spesso ho sentito le autorità italiane gridare ai quattro venti che faranno ritorsioni verso la Svizzera. Ho l’impressione che in questo caso si tratta piuttosto di un’operazione di marketing politico”.
“D’altra parte bisogna ricordare che la Polizia cantonale e le Guardie di confine hanno agito nell’interesse della collettività, attuando le misure di loro competenza” prosegue Gobbi. “E poi non dobbiamo dimenticare che gli automobilisti ticinesi sono in coda quotidianamente a causa del traffico generato dai lavoratori frontalieri. Forse in questo caso la reazione del sindaco di Lavena Ponte Tresa a mio modo di vedere non è proprio così proporzionale anche perché i disagi al traffico erano motivati da un motivo più che valido: tutelare la sicurezza dei ticinesi e del nostro territorio!”
Gobbi ribadisce inoltre il sostegno alle misure d’urgenza attuata dalla Polizia cantonale e dalle Guardie di confine: “Le nostre forze dell’ordine sono chiamate ad assolvere un compito fondamentale: tutelare la sicurezza sul territorio ticinese. Nel caso in cui si verifichi un fatto grave, come in questo caso una rapina, la Polizia cantonale valuta una serie di misure d’urgenza da attuare in quel momento”.
Tra queste vi è anche, come avvenuto in passato, la chiusura dei valichi doganali, un dispositivo che la Polizia cantonale mette in atto insieme alle Guardie di confine e alle Polizie comunali. “Si tratta di una misura che consente di reagire celermente, nell’interesse di tutta la collettività. Questo evidentemente nelle ore di punta, quando le strade cantonale a ridosso delle zone di confine sono trafficate dai lavoratori frontalieri, può causare disagi al traffico”.
Gobbi tiene a ribadire che non si è trattato di un provvedimento spropositato: “Una situazione che può verificarsi saltuariamente ma per garantire un bene superiore: la sicurezza dei cittadini e del nostro territorio”.