Norman Gobbi sull’emergenza legata all’approvvigionamento energetico ma non solo
C’è chi compra pacchi di candele e chi fa scorte di legna quasi non ci fosse un domani. Vanno a ruba i pannelli fotovoltaici e manca poco che ognuno metta una piccola pala eolica in giardino o sul balcone. Insomma: la paura di un blackout fa novanta. “Complice una mancanza di informazione da parte dell’autorità federale durante i mesi estivi – afferma il Consigliere di Stato Norman Gobbi – si è assistito a un progressivo aumento delle paure da parte delle cittadine e dei cittadini. D’altra parte l’aumento della benzina (soprattutto in Ticino!), del gasolio e di altre energie (elettricità in primis) non è un’invenzione, ma la realtà quotidiana a cui tutti ci confrontiamo. Se poi si aggiungono i premi di cassa malati con il loro forte aumento il quadro è completo!
È giusto quindi preoccuparci per il budget famigliare”.
Secondo lei il rischio di un blackout nei prossimi mesi invernali quanto è concreto? “Le difficoltà di approvvigionamento energetico legate alla guerra in Ucraina – anche se il Consiglio federale sino ci tranquillizza sostenendo che per ora non vi sono tali difficoltà – unite alla strategia energetica 2050 approvata dal popolo nel 2017 possono farci intravedere il rischio di un blackout. Le conseguenze negative sull’economia, ma anche sulla nostra vita privata, sono state più volte ricordare in queste ultime settimane. Come politici dobbiamo però ragionare a mente fredda e mettere in campo le misure necessarie per contrastare tale eventualità. Berna ha proposto proprio questa settimana una campagna basata sulla richiesta di risparmio energetico. Una richiesta rivolta a tutti: privati cittadini, aziende e settore pubblico. Una buona cosa, anche se a mio modo di vedere manca una visione più complessiva della crisi, che non è solo quella energetica, ma che è costituita pure dalla crisi ucraina, dalla crisi migratoria, tenuto conto che stanno aumentando sensibilmente le entrate in Svizzera di stranieri in cerca d’asilo, e non solo. Non sappiamo ancora se in autunno-inverno vi sarà una nuova ondata pandemica legata al coronavirus. Però occorre essere pronti. La risposta dovrebbe essere globale e non solo settoriale, cioè solo sui problemi legati all’approvvigionamento elettrico. È quanto come Cantone ho chiesto a Berna, anche attraverso le varie Conferenze intercantonali settoriali, ma soprattutto tramite la Conferenza dei Governi cantonali. Il Ticino da mesi sta monitorando la situazione, non solo preoccupandosi della crisi energetica, ma anche delle altre urgenze, che prima o tardi arriveranno. Con una avvertenza: niente panico. Come detto il politico deve ragionare a mente fredda. Non può improvvisare, atteggiamento che ogni tanto però mi pare di intuire dalle risposte che giungono dalla Confederazione”, conclude il Direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi.