Dopo alcuni mesi di relativa tranquillità, le strutture di detenzione ticinesi sono di nuovo al completo – Una ventina anche le donne Il direttore Stefano Laffranchini: «Siamo in allerta, è una fase molto delicata» – A incidere sono soprattutto alcune inchieste per traffico di droga
Ci risiamo. Dopo alcuni mesi di relativa tranquillità, nelle ultime settimane la situazione nelle strutture carcerarie ticinesi è tornata a essere piuttosto complicata a causa dell’elevato numero di detenuti. «Siamo in una fase molto delicata. Non ancora di crisi, ma certamente d’allerta», ammette in effetti il direttore Stefano Laffranchini. Il problema, spiega, nasce da una serie di inchieste legate all’infrazione della legge sugli stupefacenti. «Inchieste da cui, come di consueto, si sviluppano vari filoni che conducono poi in carcere molte persone». Al carcere giudiziario della Farera al momento si trovano 84 persone su un totale di 88 posti disponibili, mentre quello penale della Stampa è al completo. « Nei momenti peggiori, lo scorso anno, siamo arrivati a ospitare alla Farera ben 93 persone. Oggi ci troviamo alle prese con una situazione un po’ meno tesa, che riusciamo ancora a gestire con un po’ di creatività », spiega il direttore. Rilevante, però, è anche il numero di donne incarcerate: sono infatti 20 le detenute presenti alla Farera. «Sempre più spesso – commenta Laffranchini – assistiamo a un fenomeno preoccupante: le donne vengono coinvolte nei traffici di droga o nei furti dai loro compagni e mariti, finendo poi in manette». Per le detenute, come noto, è prevista la realizzazione di una sezione ad hoc. « I lavori sono iniziati un mese fa e tutto sta procedendo secondo i piani», dice Laffranchini, che prevede di poter utilizzare la nuova ala «a partire dal prossimo autunno o, al più tardi, all’inizio del 2026».
Le misure messe in campo
A preoccupare, ora, è però il carico di lavoro degli agenti di custodia, che si trovano a dover gestire un numero elevato di detenuti. «Da due anni a questa parte è un problema che si ripropone ciclicamente. Non siamo però rimasti con le mani in mano», assicura il direttore. Per fronteggiare la situazione, infatti, nei mesi scorsi sono state predisposte una serie di misure. « Innanzitutto si è deciso di esternalizzare la ronda esterna al carcere, permettendoci così di recuperare tre unità. Inoltre, abbiamo implementato alcune soluzioni tecniche che ci consentono di sostituire la presenza umana per alcuni compiti specifici, ottimizzando le risorse». Tra i provvedimenti attuati, anche la creazione – nel settembre del 2023 – del comparto di sicurezza, una sorta di «carcere nel carcere»: «Si tratta di nove celle in cui trovano posto i detenuti più pericolosi o comunque più problematici da gestire, che necessitano quindi di presa a carico continuativa. Il fatto di poter raggruppare queste persone in un unico luogo ci facilita il lavoro, consentendoci anche di gestire meglio il sovraffollamento generale delle ultime settimane ». Proprio in quest’area – ossia all’interno del cortile della sezione di sicurezza – saranno collocati i cinque container (quattro per ospitare i detenuti più uno per le docce) previsti per aumentare il numero di posti a disposizione. «Saranno posti preziosissimi perché sono polivalenti: possono quindi ospitare persone che necessitano di una sorveglianza accresciuta, come i detenuti del comparto di sicurezza, ma anche i prevenuti, sgravando così la Farera».
Servono più agenti
Ma la priorità, per il direttore delle strutture carcerarie, non è solo quella di avere più spazio, ma anche più personale. « Servono tra i 10 e i 15 agenti di custodia in più, che speriamo di poter reclutare con il bando di concorso aperto nei mesi scorsi e che si chiuderà alla fine del mese». Eppure, trovare nuovi agenti, negli ultimi tempi, si sta rivelando piuttosto complicato. «Finora ci sono arrivate un centinaio di candidature, ma abbiamo prolungato il bando di un mese per poterle aumentare ancora, in modo da avere un bacino più ampio da cui poter attingere», dice Laffranchini, spiegando che « il tasso di riuscita è solo del 10% ». In pratica, quindi, su cento candidature appena dieci persone poi vengono effettivamente assunte. «Per fare l’agente di custodia occorre avere una certa autorevolezza, carisma ma anche una buona empatia. Requisiti difficili da trovare e soprattutto che è complicato saper bilanciare ». I candidati scelti, prima di entrare in funzione, devono seguire una formazione specifica di otto mesi. Ma, come detto, già la fase di selezione è molto complessa. «Ci sono una prova fisica, un test di cultura generale e due giorni di assessment psicologico. Quest’ultimo, in particolare, riveste un ruolo fondamentale nella procedura di selezione, perché andiamo a verificare le attitudini caratteriali, fondamentali per poter svolgere il ruolo dell’agente di custodia».
Rivisti i limiti d’età
Per cercare di attrarre più candidati, nell’ultimo concorso aperto sono state anche modificate alcune condizioni. Prima, ad esempio, potevano proporsi soltanto persone tra i 25 e i 45 anni, ora invece la fascia di età è stata estesa dai 21 ai 48 anni: «Nonostante sia necessaria una certa esperienza per svolgere questa mansione, non vogliamo precluderci nulla. E l’assessment psicologico, tra le altre cose, valuta proprio il grado di maturità del candidato ». Il limite massimo di età, invece, è dettato da ragioni mediche. « Lavorare a turni, dopo i cinquant’anni, comporta alcune problematiche di salute. Quindi, in accordo con il medico del personale, abbiamo stabilito la soglia massima per candidarsi a 48 anni». Il salario previsto, assicura invece Laffranchini, non è un fattore che scoraggia le candidature. Secondo quanto si legge sul bando di concorso, lo stipendio, durante la formazione, si aggira sui 4.300 franchi. Una volta entrato in servizio l’agente di custodia riceve 4.466 franchi per tredici mensilità, mentre arriva al massimo salariale, se non fa carriera, a 7.630 franchi. «È chiaro, però, che non è un lavoro adatto a tutti. Questa professione, che può dare grandi soddisfazioni, necessita di competenze relazionali fuori dal comune. Bisogna saper gestire il rapporto con le persone detenute mostrando sì umanità, ma anche fermezza nel far rispettare le regole ».
Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 5 marzo 2025 del Corriere del Ticino