Dal Corriere del Ticino di mercoledì 2 marzo 2016
Per il presidente della Regione Lombardia la Legge ticinese sulle imprese artigianali «non è discriminatoria» Norman Gobbi al vertice di Milano: «Ho ribadito che la richiesta del casellario giudiziale rimane in vigore»
L’albo antipadroncini? «Non è discriminatorio». Ad affermarlo non sono state, una volta di più, le autorità ticinesi, ma nientemeno che il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Tanto vituperata nelle scorse settimane sul versante italiano – con tanto di missive del ministro degli esteri Paolo Gentiloni a Berna e Bruxelles per verificarne la legalità –, la Legge sulle imprese artigianali (LIA) è in effetti stata difesa nell’ambito dell’incontro tenutosi ieri a Milano tra lo stesso Maroni e il presidente del Governo Norman Gobbi. Un vertice, questo, che nonostante i temi spinosi all’ordine del giorno e le scintille degli scorsi mesi tra i due leghisti ha portato dunque a delle parziali schiarite.
Pur dicendosi preoccupato «perché ciò comporterà costi aggiuntivi per le nostre imprese e rende più difficile la loro vita in Canton Ticino», Maroni ha come detto compreso le ragioni alla base dell’albo: «Se lo considerassi discriminatorio o punitivo per le imprese lombarde, interverrei per chiederne la cancellazione immediata. Ma qui parliamo di una decisione che serve a garantire la correttezza nelle prestazioni professionali e lavorative». Un passo verso il Ticino chiaramente apprezzato da Gobbi: «Il nostro obiettivo è quello di tutelare il mercato dalla concorrenza sleale e di aumentare il livello qualitativo dell’offerta garantendo pari condizioni alle ditte interessate. Sia svizzere sia italiane». Oltretutto, ha ricordato, «le procedure per le aziende ticinese intenzionate a lavorare in Italia sono ben più complicate di quelle adottate nel nostro cantone». Ma la novità in quest’ambito, oltre al citato beneplacito lombardo, è però un’altra: la questione verrà affrontata anche in sede di Regio Insubrica con l’istituzione di un tavolo di monitoraggio sugli effetti dell’attuazione della LIA. E questo, ha sottolineato Maroni «per vedere come affrontare e come risolvere insieme i problemi». Mentre Gobbi ha rilevato come «ognuno nella difesa dei propri interessi, ma in un clima di dialogo e non di guerra aperta, avremo la possibilità di eventualmente valutare casi di discriminazione».
E a proposito di Regio Insubrica. Al presidente del Governo ticinese abbiamo chiesto se il nodo delle quote non pagate è infine stato sciolto: «Allarme rientrato» ci ha confermato, parlando di «un cambio qualitativo evidente» a seguito del riassetto istituzionale della comunità di lavoro che ha visto le Regioni assumersi i costi delle Province. Per Maroni due altri problemi da discutere a livello di Regio – «collaborando tra regioni perché gli uni contro gli altri non funziona» – saranno quindi l’innalzamento a 1,5 metri del livello del lago Maggiore e l’inquinamento del Ceresio. «Queste sono decisioni che devono essere prese di comune accordo così come quella che riguarda la navigazione dato che ci sono tariffe differenziate che favoriscono qualcuno e penalizzano qualcun altro».
Ma a Milano si è parlato anche di altri dossier scottanti. Come quello relativo agli accordi fiscali tra Svizzera e Italia. Al proposito Maroni si è limitato a chiarire di aver informato il Governo italiano dato che l’argomento attiene più al confronto fra Italia e Svizzera, che non a quello fra Lombardia e Ticino. E anche Gobbi ha rilevato come in quest’ambito gli interessi siano divergenti e i margini di manovra interni: «Maroni – ha comunque precisato il consigliere di Stato – ha un problema da risolvere, e cioè la parità di trattameno fiscale dei suoi cittadini». E intanto, restando in tema, ieri la neocostituita Associazione frontalieri Ticino ha annunciato una nuova manifestazione di protesta che si terrà il 2 aprile a Lavena Ponte Tresa.
Altro dossier mai veramente digerito da Maroni, la richiesta obbligatoria del casellario giudiziale per il rilascio dei permessi B (dimora) e G (per frontalieri). Ieri se ne è discusso solo marginalmente. «Da parte mia – ci ha spiegato Gobbi – ho ricordato le finalità del provvedimento in termini di sicurezza e il passo fatto dal Governo verso l’autorità federale e la Lombardia sospendendo la richiesta del certificato dei carichi pendenti». Mentre per quanto concerne il casellario il direttore delle Istituzioni ha ribadito che «la misura rimane in vigore», aggiungendo di non aver presentato a Maroni il relativo bilancio distribuito a Natale ai colleghi di Governo.
E sempre a proposito di sicurezza sul tema della chiusura dei valichi secondari Maroni ha affermato di aspettarsi «leale collaborazione e comune intento di risolvere i problemi quando e dove si presentano». Mentre sollecitato sulla linea ferroviaria internazionale Stabio-Arcisate ha rassicurato: «Siamo intervenuti risolvendo alcuni problemi e consentendo ai cantieri di riprendere. L’opera sarà regolarmente conclusa nel 2017».