Articolo pubblicato nell’edizione di mercoledì 11 luglio de La Regione
Vuoi mettere dirsi le cose… in faccia, guardandosi negli occhi? Altro che freddi e formali scambi epistolari. ‘On tour’ nei Comuni ticinesi, il Dipartimento delle istituzioni è riuscito ad accorciare le distanze con le municipalità locali: dalle periferie alle zone urbane. La decima tappa della prima fase del giro di visite ‘porta a porta’ di Norman Gobbi – partito peraltro da Stabio e dal Mendrisiotto a inizio giugno –, ieri, è stata la Città di Mendrisio. Ancora una volta a dare il la alla chiacchierata sono stati due temi forti del Di: le aggregazioni e i rapporti Cantone-Comuni (in due parole, la riforma Ticino 2020). Del resto, l’esigenza di dialogare è comune a entrambe le istituzioni (cantonale e comunale); e non lo si nasconde. «Dobbiamo pur capire cosa sarà il Comune 2.0», esplicita il sindaco Samuele Cavadini, che con i colleghi ha accolto «favorevolmente» (parola di Gobbi), il direttore del Dipartimento, e con lui il neocapo della Sezione enti locali Marzio Della Santa. L’esperienza, insomma, è servita a tutti. Ma andiamo ai punti. Sul processo aggregativo il Mendrisiotto ha le idee chiare. «In questo ‘tour’ abbiamo sentito anche Chiasso e Stabio. Certo – ammette Gobbi –, c’è chi dichiara di voler avviare la discussione (come Chiasso), chi, come Mendrisio, sta consolidando il processo aggregativo (ormai è la terza Città del cantone per numero di abitanti e supera quasi Locarno), e chi, come Stabio, sente di bastare a se stesso. Nel nostro Piano (delle aggregazioni, ndr) c’è la visione di un distretto unico. Come raggiungerlo? Dovranno deciderlo gli stessi momò, sia a livello di Comuni che di popolazione; procedendo per tappe di avvicinamento». La necessità progettuale di immaginare un Mendrisiotto unito, quindi, resta evidente per Gobbi. I tempi, quelli, se li darà la regione. Un altro ‘Leitmotiv’ nei dibattiti consiliari (e non solo) – a Mendrisio, almeno, è così – sono gli oneri dovuti al Cantone; che pesano, e non poco, sui bilanci e sulla politica locale e riducono gli spazi di autonomia finanziaria. E non lo si manda a dire. Sul tavolo il progetto Ticino 2020, oggi questo confronto aperto con le municipalità saprà smussare le spigolosità nel rapporto fra enti locali e governo centrale? «Una delle prime opere ‘virtuose’ attuate da Ticino 2020 – ci ricorda il capodipartimento – consiste nel fatto di non più riversare oneri da parte del Cantone sui Comuni. E questo perché, grazie a un ‘gentlemen agreement’ fra le parti, negli ultimi anni queste circostanze non si sono ripresentate. Penso alla presentazione dei preventivi: in agosto rappresentava un momento di conflitto, proprio sulla scia delle nostre richieste di contributi a favore del risanamento delle finanze cantonali. Adesso – ribadisce Gobbi – quello che vogliamo è evitare che vi siano fatture per conti e menu non scelti dai Comuni. L’obiettivo è quello di ridare la competenza, sia strategica che operativa, laddove necessario e opportuno, ai Comuni, ma in maniera differenziata. Ci siamo resi conto, infatti, che non tutti gli enti locali intendono l’autonomia allo stesso modo. C’è chi vorrebbe avere indicazioni più chiare dal Cantone e chi rivendica di essere grande a sufficienza per autodeterminarsi. E qui sta la vera sfida: dare una autonomia differenziata in base alle capacità amministrative del singolo Comune di rispondere ai propri cittadini». Marzio Della Santa è fiducioso: aggregazioni e Ticino 2020? Sono missioni possibili, ci assicura. Ciò che conta, annota, è il buon senso, anzi il «senso pratico», degli attori in campo. Dal territorio sono salite preoccupazioni o richieste particolari? «La criticità maggiormente segnalata nei confronti del Cantone è, forse, quella di una presenza a volte troppo vincolante, troppo stretta – ci dice il capo degli Enti locali –. Si percepisce quindi la volontà di poter assumere pienamente una responsabilità progettuale anche su tematiche, assunte dal Consiglio di Stato ma di valenza prettamente comunale. Ho trovato molta curiosità e voglia di fare, e in quasi tutte le realtà visitate; e questo è un segnale positivo, oltre che significativo».
Servizio all’interno dell’edizione di martedì 10 luglio de Il Quotidiano
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