Siamo in un momento molto delicato nella gestione delle diverse crisi e soprattutto delle conseguenze economico-finanziarie che avranno sia sullo Stato sia direttamente su noi cittadini. La paura del coronavirus non ci ha ancora abbandonato e ci saranno ricadute con influssi negativi. Le ripercussioni della guerra in Ucraina sono lì da vedere, con l’Occidente in crisi: difficoltà nell’approvvigionamento energetico, inflazione, banche centrali in apnea…
Le conseguenze si riflettono sulle nostre tasche con l’annunciato aumento dei premi di cassa malati; il forte e immediato rincaro della benzina, nonché un’inevitabile crescita delle bollette per elettricità, gas e per tutti gli altri vettori energetici. Anche le casse del Cantone subiranno – dopo l’impatto negativo legato alla pandemia – ulteriori scossoni. I bisogni per i cittadini aumentano nei momenti difficili. E la coperta risulta sempre corta. Chi governa è chiamato a trovare soluzioni, oltre ad avere doti di mediazione in un contesto politico che andrà sempre più surriscaldandosi con l’avvicinarsi delle elezioni cantonali. Ma anche quanto viene normalmente fatto dall’apparato statale, se fatto bene, ha una valenza strutturale importante e porta benefici. A molti non sarà passata inosservata la notizia – riportata un po’ sommessamente dai media – della convincente opera di perseguimento da parte dell’autorità inquirente ticinese nei casi di truffe legate agli aiuti alle aziende per il lavoro ridotto. La Seco ha richiesto il rimborso di quasi 40 milioni di franchi versati a imprese e di questi sono già stati recuperati 12 milioni di franchi. L’annotazione interessante per il Ticino è legata al fatto che da noi, come ha sottolineato Boris Zürcher, direttore della divisione del lavoro presso la Seco, vengono perseguite anche le violazioni più contenute che riguardano importi inferiori a 5’000 franchi, mentre altrove non si interviene nemmeno nel caso di importi molto più elevati. Ciò significa che in Ticino vengono recuperati più soldi rispetto ad altri Cantoni e che quindi – lo possiamo ben dire – il lavoro di perseguimento degli abusi è decisamente migliore. Spesso vengo criticato perché taluni considerano eccessiva la spesa del Dipartimento delle istituzioni in ambito di sicurezza e in particolare nella dotazione del Corpo di Polizia. A parte il fatto che la situazione del Ticino è decisamente diversa dagli altri Cantoni perché confina con l’Italia, ho sempre sostenuto che i soldi spesi nel settore della sicurezza siano da considerarsi come un investimento. I dati resi noti dalla Seco dimostrano che un’attività investigativa di livello permette pure di incassare soldi che altrimenti sarebbero andati persi. E nei momenti difficili come quelli che ci attendono alcuni milioni in più non ci faranno sicuramente male.
Opinione pubblicata nell’edizione di venerdì 12 agosto 2022 de La Regione