Servizio all’interno dell’edizione di mercoledì 19 settembre 2018 de Il Quotidiano
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Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 20 settembre 2018 de La Regione
Inaugurata la Centrale comune di allarme (Cecal). Polizia e Guardie di confine gomito a gomito.
Oltre 400mila telefonate all’anno da gestire. La maggior parte al 117.
Solcà, Polizia cantonale: “Più efficienti”
Ogni due minuti un telefono suona. E per la maggior parte sono chiamate al 117, il numero d’emergenza della Polizia cantonale, che fanno scattare il dispositivo di intervento. Eppure nella nuova Centrale comune d’allarme (Cecal) in via Chicherio a Bellinzona non si sente volare una mosca: il brusio di fondo è dovuto alla giornata particolare. Quella dell’inaugurazione ufficiale, ieri, a circa sei mesi dalla messa in esercizio del nuovo stabile da 27 milioni di franchi che raduna sotto lo stesso tetto il Centro comune di condotta, la Centrale operativa della Polizia cantonale, il Comando e la Centrale operativa del Corpo delle guardie di confine nonché il segretariato della Federazione cantonale ticinese dei corpi pompieri.
Il comparto dell’ex Arsenale, dove hanno pure sede il Comando e la Scientifica della Polizia cantonale, ha mutato radicalmente aspetto, come sottolinea il direttore del Dipartimento delle istituzioni Norman Gobbi durante la cerimonia ufficiale per l’inaugurazione della struttura «che non esito a definire di rilevanza primaria». Comparto, si diceva, che ora «ha assunto una valenza strategica, operativa e organizzativa di rilievo. Sullo sfondo c’è un obiettivo che deve accomunarci tutti: garantire una maggiore collaborazione e comunicazione tra le singole entità in modo da essere ancora più efficienti». Adesso in Centrale basta uno sguardo tra chi è di turno e alla chiamata per una rapina in un benzinaio viene allertata la pattuglia della polizia e, contemporaneamente, vengono chiusi i valichi.
«La situazione in questo senso è cambiata drasticamente – sottolinea il capitano della Polizia cantonale Athos Solcà alludendo alla collaborazione con le Guardie di confine –. Prima bisognava passare dal telefono, ora ci si parla. Ciò consente una reazione nettamente più rapida».
Entro il 2020 (c’è già l’avallo del Consiglio di Stato) nella stessa centrale confluiranno pure le chiamate del 118, così da potenziare ulteriormente le sinergie tra gli enti di primo intervento. Senza dimenticare che al secondo piano dello stabile vi è pure la sala operativa dello Stato maggiore cantonale di condotta, che viene attivato nel caso di eventi particolarmente gravi o complessi. «Abbiamo tra l’altro la possibilità di istituire una ‘hotline’ in caso di incidenti particolari, con nove linee telefoniche d’entrata – aggiunge Solcà –. Sperando sempre che ciò non accada, se dovesse ad esempio esserci un incidente nella galleria di base del San Gottardo tutto l’intervento sarebbe gestito da qui, con la collaborazione dei diversi partner». Con un unico scopo: garantire la migliore assistenza alla popolazione.
Articolo pubblicato nell’edizione di giovedì 20 settembre 2018 del Corriere del Ticino
Sicurezza Agenti più vicini per combattere il crimine
Prende vita la Centrale comune d’allarme a Bellinzona – Cocchi: «Gestione flessibile delle urgenze» – Gobbi: «Un passo avanti»
La sicurezza in Ticino fa quadrato per offrire una risposta più celere e tempestiva alle richieste di aiuto del cittadino. È questo il concetto alla base della nuova Centrale comune d’allarme (CECAL), inaugurata a Bellinzona a dieci anni dall’avvio delle discussioni. La struttura, realizzata con un investimento complessivo di 27 milioni di franchi, riunisce sotto lo stesso tetto il Centro comune di condotta, la Centrale operativa della polizia cantonale, il Comando e la centrale operativa delle Guardie di confine nonché il segretariato professionale della Federazione ticinese dei corpi pompieri. Una vicinanza che, per dirla con le parole del comandante della polizia cantonale Matteo Cocchi, consentirà di avere «una gestione delle urgenze ancor più flessibile, più dinamica e ulteriormente organizzata». Il tutto grazie a un nuovo sistema informatico e alla prossimità degli agenti. «Rispetto al passato la situazione è radicalmente mutata», rileva Athos Solcà della polizia cantonale che evidenzia come «se prima a separare gli agenti della Cantonale e dell’Amministrazione federale delle dogane erano i 50 chilometri che dividono Camorino da Chiasso, oggi ci sono 50 centimetri: basta girare la testa e il collega è lì, consentendo in tal modo una reazione più rapida». Ma come funziona nel concreto? L’iter è semplice: non appena arriva una telefonata, l’agente vede sul monitor il luogo in cui si trova il cittadino e in base all’emergenza – aggressione, furto o altro – invia alla pattuglia più vicina le informazioni necessarie e la procedura da seguire. «Grazie al nuovo sistema possiamo gestire più rapidamente i casi e, di conseguenza, trattare più richieste razionalizzando le risorse», rileva Solcà. Aspetto questo non da poco considerando che, all’anno, le forze dell’ordine ricevono oltre 400mila chiamate. Pari a una ogni due minuti.
«Un passo avanti», come definito dal direttore delle Istituzioni Norman Gobbi, che permette di «colmare una lacuna: la situazione precedente non era ottimale vista la compresenza a livello cantonale di numerose centrali d’allarme». Una realtà insomma «dispersiva» che ha lasciato il posto a un «solido punto di riferimento del soccorso» capace di rispondere «con prontezza alle attuali possibili minacce», aggiunge Gobbi facendo riferimento «al terrorismo, alle infiltrazioni criminali come pure ai problemi riconducibili all’accresciuta mobilità delle persone».
Dello stesso avviso il comandante ad interim delle Guardie di confine Silvio Tognetti che precisa come «oggi le forze dell’ordine si interfacciano quotidianamente con un ventaglio di sollecitazioni più ampio e variegato rispetto al passato».
In quest’ottica, la creazione di «una sorta di “città della sicurezza’’ permette al comparto dell’ex arsenale di Bellinzona di assumere una forte importanza strategica, logistica e organizzativa», ricorda il direttore del DFE Christian Vitta.
Inaugurata la CECAL, a completare la sede manca solo la Centrale cantonale d’allarme dei pompieri, attualmente gestita dal Corpo civici pompieri di Lugano, e che dovrebbe trasferirsi a Bellinzona nel 2020. Avviata la nuova struttura, gli addetti ai lavori hanno già lo sguardo rivolto al futuro quando oltre ad «implementare delle soluzioni di monitoraggio del territorio e delle vie di comunicazione» si punta altresì «ad un’attività congiunta tra Svizzera e Italia, prevista per il 2020», ha annunciato Cocchi.